One.

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Ashton's pov.

'La osservavo seduta sul davanzale della finestra della sua camera, leggeva i libri con le cuffiette nelle orecchie, oppure si limitava semplicemente a giocare con qualche app del cellulare, ma la maggior parte delle volte scriveva su un piccolo quadernino nero, nero come la pece. E lei era bellissima, aveva gli occhi chiari, chiari come l'acqua cristallina che sembravano implorare tranquillità. Mentre i suoi capelli erano rossi come il fuoco, e di tranquillità non ne volevano sentir parlare.

Aveva un dolce tatuaggio sul polso destro, un tatuaggio che dava un senso al suo universo, ed io ho sempre desiderato capirne meglio il significato. Ma me ne stavo seduto sul bordo del marciapiede, con la cartella a fianco e il suono della natura che accompagnava quella vista così celestiale. Sembrava di osservare una reazione chimica di quelle fighe, come il fuoco che combatte contro il vento per non spegnersi, per bruciare ancora.

Eppure lei è sempre stata lì a non fare praticamente nulla, eppure era la forza pura, la battaglia più grande.

E me ce ne volle di tempo per decidermi a farmi avanti e parlare.

Le mani sudate, le gambe che tremavano, il cuore a mille... E io mica lo capivo il perché, ero solo uno stupido adolescente.

Misi lo zaino in spalla e mi alzai in piedi, lanciando un sassolino contro il vetro della finestra aperta, lei sobbalzò e le cascarono dei fogli che le erano posati con cura vicino.

«Ehy!» la richiamai regalandole uno dei miei migliori sorrisi, che non venne ricambiato.

«Vuoi darmi della suicida perché sono sul davanzale della finestra?» -gridò alzando gli occhi al cielo e battendo una mano sul vetro.

«A dir la verità volevo scambiare due chiacchiere! Magari scendi, visto che ti sono caduti questi.» -le mostrai i fogli e ridacchiai fra me e me. Aveva una voce spettacolare, come se avesse ingoiato una delle migliori melodie.

«Le mie foto, mamma mia, che disastro!» Saltò giù dal davanzale e corse via, la persi di vista un attimo, ma dopo qualche secondo si affacciò. «Aspettami» -disse agitata prima di infilarsi una felpa e correre giù. Uscì dal portone del condomino e incatenò il suo sguardo al mio, il mio stomaco si attorcigliò e non potei fare a meno di trattenere il fiato un po', proprio come un'idiota.

«Grazie per averle prese» -sussurrò prendendo delle foto dalle mie mani. Lo si vedeva lontano un miglio, era preoccupata e molto agitata: si mordicchiava il labbro freneticamente.

Ridacchiai ancora e le afferrai il polso, trascinandola sul gradino del marciapiede. «Dai, siediti qui con me.»

Le sorrisi ancora, e questa volta ricambiò: un piccolo sorriso dolce, che lasciava intravedere un sacco di timidezza, ma anche un sacco di determinatezza.

«Allora, come ti chiami?» -le chiesi poggiando un gomito sul mio ginocchio e successivamente il viso sulla mano, per poterla osservare meglio.

«Avril» -mi rispose tirandosi indietro una piccola ciocca di capelli dal viso.

«Avril, aprile in francese, aprile come la primavera. Sei bella come la primavera.» -sussurrai prima di mordermi con forza il labbro, dandomi mentalmente dello stupido. Lei infatti scosse la testa:«Io odio la primavera» -sbuffò e si appoggiò al muro dietro di noi.

«Perché dentro di te vive l'autunno.» Mi guardò, con il suo solito viso, nessuna espressione, mi scrutò giusto un attimo.

«È vero» -sussurrò attimi dopo catturando le mani dentro le maniche della felpa.

«Tu invece, il tuo nome?» -mi chiese con gentilezza staccando un fiorellino da terra. «Io mi chiamo Ashton, Ashton come Ashton.» ridacchiai e le rubai il fiore, afferrando successivamente la sua mano e legandolo al suo mignolo.

«Ashton assomiglia tanto ad 'hush', silenzio, anche se letteralmente significa "città dei frassini"; sei silenzioso, vero?»

La guardai, i suoi occhi luccicavano e non potei fare a meno di ampliare al massimo il mio sorriso. «Si, lo sono, non parlo con nessuno di me... però suono la batteria» ammisi abbassando lo sguardo verso le mie scarpe.

Lei si voltó verso di me e disse: «Perché dentro di te c'è confusione, tanto rumore.» E aveva ragione, fottutamente ragione, dentro di me era un groviglio di cose indicibili.'

#spazioautrice
Buongiorno a tutti!! Eccomi tornata con questa nuova storia, nata dalla 'one shot' di @_lukesvoice 'Primavera rumorosa'. Ringrazio di cuore la scrittrice, Martina, per avermi dato il permesso di continuarla. ♥
Ho ufficialmente sospeso 'Break the Rules', e credo di continuarla in estate. Detto ciò, commentate e votate. Vi voglio un sacco bene
-Valentine

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