"𝘗𝘪ù 𝘮𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘴𝘤𝘩𝘪𝘢𝘧𝘧𝘪"

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Tutto era uguale a tre anni fa, quando avevo dato l'ultimo addio a casa mia.

Le pareti azzurre su cui erano state scritte alcune righe di canzoni, lo stiker enorme che avevo attaccato quando avevo iniziato a leggere e il profumo di marmellata,  lo scricchiolio del fuoco in cucina, l'odore dei fiori che io tanto amavo e la mia cagnolina:Fuffi.

Appena mi vide iniziò a saltellare ovunque, a piangere ed a abbaiare. Mi inginocchiai e iniziò a leccarmi tutta.
Avevo sempre preferito gli animali agli uomini,  perché per me 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘴𝘪𝘭𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰 𝘴𝘪 𝘤𝘦𝘭𝘢 𝘭'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘱𝘪ù 𝘱𝘶𝘳𝘰 e loro per me erano quello: Degli  occhi dolci in cui rifugiarmi quando fa  freddo e qualcuno da abbracciare quando i  mostri riappaiono nella mia testa. Qualcuno che non ti giudichi, che accarezzi le tue ferite senza doverti dimostrare qualcosa.
Fuffi per me era stata quello, c'era stata dall'inizio, da quando avevo iniziato ad essere 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛𝑎  𝑝𝑖𝑢𝑚𝑎 e ora che ero quasi guarita.

In tutto quel periodo mi era mancata da morire, quando stavo male lei era lì, anche nei periodi peggiori, in cui il poco cibo mangiato lottava per risalire in superficie. Quando mancava poco per andare all'istituto. Quando ci saremmo lasciate definitivamente e per tre anni non avrei  visto più nulla di quella casa.
𝘘𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘢 𝘮𝘪𝘢.
"Ti preparo la merenda, va bene?" guardai la mamma mentre apparecchiava la tavola, Dovevo fare più di tre pasti al giorno per riprendere le forze.
"Sai che sono andati via i vicini? L'altro ieri mi pare."
"Davvero?"dissi mentre intanto prendevo un pezzo di crostata all'albicocca-la mia preferita.
"Si, sono riusciti a vendere la casa, questa sera arriveranno dei nuovi! Non vedo l'ora di conoscerli!".
"Va bene,io però vorrei stare tranquilla, almeno per oggi intendo." Dissi  senza neanche farci caso, non ero mai stata brava a socializzare con le altre persone,
le tenevo distanti dalla mia vita perché mi fidavo realmente di poche persone, la mamma era una di queste.
"Mamma, ti dispiace se vado di sopra?"
Volevo vedere la mia cameretta.
Volevo vedere di nuovo i miei libri della scuola, che non frequentavo più da troppo tempo ormai.
"Si,certo..  ma scendi subito mi raccomando!"
E mentre salivo le scale in fretta e furia vidi la faccia preoccupata della mamma.
Non sarebbe stato più come un tempo, mi ricordai.
"Si certo mamma" gli risposi, mentre già ero dentro.

La mia cameretta era celeste, il mio colore preferito.
Accanto alla piccola stufa c'era ancora l'habitat con dentro le mie due tartarughe e,subito dopo, delle foto che avevo tirato fuori prima di andare ricoverata,
Ed eccolo lì, il dolore.
Quello che iniziò a pervadermi, a spezzarmi l'anima in due parti, lasciandomi senza un po' di fiato.
Quelle fotografie.

"Sai cosa succede se lo dici a qualcuno?! Crederanno che abbiamo una figlia matta! Non la voglio più dentro casa. Mi hai capito??"
Gli tirò un altro schiaffo facendola cadere sulla mensola dove la mamma,Clara, aveva appena preparato la crostata.
Mi aveva chiamato prima, perché avevo già saltato due pasti. Mi   ero rintanata sù per le scale, avevo solo 10 anni.
Gli occhi che gli tremavano, mi aveva vista. E sapevo che mi avrebbe sempre protetta, non voleva che guardassi.
Che guardassi lei, la mia mamma.
Che mi aveva insegnato ad essere sempre forte.
Che  si stava lasciando intimidire da un uomo. Lo stesso che gli aveva appena tirato uno schiaffo.
Lei che si portava una mano sulla guancia.
Non voleva che vedessi, non voleva che mi facesse del male.

E mentre salivo le scale una di questa scricchiolo.
Ecco, la fine.

Sentii una mano che mi tirò per i capelli, mi spintono per terra su tutti i gradini.
Lui tirava, io che non facevo niente per sottrarmi alla sua presa.
Ormai non più.
Mi mise su una sedia mentre mi mettevo una mano sulla testa, il sangue che usciva senza mai fermarsi. 
"La vuoi sapere la conseguenza se non mangi? ".
Mi tirò uno schiaffo, poi un altro.
Avevo dieci anni.
Solo dieci anni.
"Sei brutta, brutta. Un mostriciattolo...l'hai vista?" Chiese alla mamma.
"𝑃𝑖ù 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑢𝑚𝑎..chissà se ti scaraventassi per terra, se moriresti sul colpo"
Ricomincio a menarmi. Calci e botte,finché non persi i sensi.
Finché non sentii più nulla, finché tutto ciò che era successo si trasformò in un brutale incubo.
Mi risvegliai in ospedale.
Só solo che la mamma mi disse che era cambiato. Ma non era così.

"Dove sei Violet?Sei da un sacco lassù, devi mangiare qualcosa!".

In quelle foto c'era Anthony, che sorrideva all'obiettivo con una bambina in braccio che piangeva.
Quella bambina ero io.
Il mare era dietro di noi.

"Leggera come una piuma"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora