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surgery

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surgery

e quel martedì mattina appariva così tranquillo e silenzioso agli occhi del mondo, una così bella giornata con una leggera brezza che ti scompigliava di poco i capelli e ti faceva stare bene.
minho invece l'unica cosa che percepiva era un'ansia enorme, un formicolio che partiva dai piedi e saliva fino ai suoi capelli, portandolo a picchiettare le dita delle sue mani sul letto, aspettando che i medici gli dessero qualche segno di vita entrando da quella porta.
pensava a cosa sarebbe successo nella sua vita, recuperata la vista.

avrebbe potuto abbandonare finalmente suo padre? sarebbe riuscito a tornare alla sua vecchia vita, felice e normale?
e soprattutto, la cosa a cui pensava giorno e notte, quanto sarebbe stato felice di poter vedere jisung in viso?

perché si, minho lo sapeva, sapeva che sorriso dolce sarebbe spuntato sul suo viso non appena i suoi occhi avrebbero incontrato quelli del minore.

"chissà quanto è bello." mormorò fra se e se, mordicchiandosi il labbro, tale pensiero lo aiutò a calmarsi.

era così da mesi ormai, l'ansia e la paura svanivano al solo pensiero di jisung.

nel bel mezzo dei suoi pensieri, tornò sulla terra non appena sentì la porta aprirsi.
sobbalzò, ingoiando un groppo di saliva che gli si era formato in gola, aspettando che chiunque fosse appena entrato in quella stanza parlasse.

"minho, sei pronto?" domandò il dottor kim, emozionato quanto il paziente e che non vedeva l'ora di cominciare per donare una vita normale al suo caro amico.
quest'ultimo prese un bel respiro, portandosi una mano al petto e sorridendo.
"prontissimo dottor kim." affermò felice, venendo aiutato dalle infermiere a coricarsi sul lettino e venendo trasportato fuori dalla stanza.

i suoi genitori erano vicini alla porta che separava il corridoio della sala d'attesa da quello delle sale operatorie.
suo padre appena lo vide, non mosse un singolo muscolo e rimase a leggere una rivista di moto sulla sedia.
sua madre, al contrario, si precipitò da lui, sorprendendo il suo medico.
di solito la donna, secondo lui per paura, se ne stava al suo posto senza fiatare, per evitare che il marito si disturbasse.

"minho.."

sentendosi chiamare da quella voce che conosceva bene, sussultò.
sua madre prese la sua mano, stringendola e lasciandoci un bacio sopra, mentre delle lacrime gli rigavano il volto.
sorrise, forse dimenticandosi per qualche secondo che suo figlio, in quel momento, quel sorriso non poteva vederlo.

"quando ti sveglierai..presentami jisung d'accordo?" mormorò, in modo tale che solo suo figlio potesse sentire.
quest'ultimo sorrise ampiamente, intrappolando la madre in un caldo abbraccio, il quale non si scambiavano da anni, da quando il loro rapporto si era indebolito a causa del padre.
quindi sua madre lo supportava, non lo definiva un mostro disgustoso, com'era solito chiamarlo suo padre.

"ti voglio bene, mamma."
"ti voglio bene anch'io, tesoro."

i due si staccarono da quell'abbraccio e, definitivamente, minho attraversò quella porta accompagnato da dottori e infermieri.

arrivato in sala operatoria, venne fatto sdraiare sul tavolo operatorio, aspettando che i medici terminassero di preparare tutto quello che gli serviva.

"allora minho, sai come funziona." disse il signor kim, mentre un'infermiera lo anestetizzava.

"10, 9, 8, 7.."

buio.

***

"mi raccomando, fate bene questo capitolo per lunedì, arrivederci."

le lezioni erano appena finite, jisung aspettava da cinque ore che finissero, così che potesse recarsi immediatamente in ospedale per aspettare la fine dell'operazione di minho.

appena la campanella suonò, sistemò di fretta e furia i suoi libri nello zaino, mettendosi quest'ultimo in spalla e quasi fuggendo via dalla classe.

la sua paura che il corvino non avrebbe apprezzato il suo viso era ancora presente in lui, ma allo stesso tempo sapeva di non potersi lasciare mangiare da essa.

certamente sapeva che il maggiore non avrebbe visto il suo volto subito dopo l'intervento, ma farsi trovare lì quando avrebbe ripreso conoscenza, avrebbe sicuramente aiutato e fatto piacere ad entrambi.

quando, in pochi secondi, arrivò al cancello della scuola, si sentì chiamare dalla voce di felix e si fermò.

"woh amico, non c'è bisogno di correre." affermò riprendendo fiato.
"devo andare da minho, amico!" rispose, battendo di poco i piedi a terra per la fretta.
seungmin e jeongin si avvicinarono a loro, sospirando.

"è anche nostro amico jisung, verremo con te." riferì seungmin, facendo sorridere l'altro e che annuì.

"hyunjin hyung ci da un passaggio con la macchina, andiamo."

tutti seguirono jeongin con un sorrisetto sulle labbra, impazienti inoltre di andare a trovare il più grande e sperando con tutto il cuore che l'intervento riuscisse.

arrivarono nel retro della scuola, dove hyunjin li aspettava appoggiato sulla sua macchina, con il telefono in mano.
quest'ultimo venne portato nella tasca dei suoi pantaloni, non appena il corvino incontrò lo sguardo del moro.

gli sorrise dolcemente, avvicinandosi di poco a lui e lasciandogli un bacio sulle labbra, salutando poi il resto del gruppo che guardò la scena con sorpresa.

jeongin non aveva detto di essersi fidanzato, neanche un accenno.
non ci fecero comunque troppo caso e salirono immediatamente sul veicolo, che partì dopo pochi secondi.

"da quanto tempo?" domandò felix dopo un po' di minuti dalla partenza.
il più piccolo del gruppo arrossì subito, capendo si riferisse a lui.

"da ieri." si affrettò a dire hyunjin, ridacchiando alla reazione del minore, trovandolo adorabile.
gli altri annuirono, restando in silenzio per tutto il resto del viaggio.

appena l'auto si fermò, scesero immediatamente e si affrettarono ad entrare per trovare la sala d'attesa.
chiesero ad un'infermiera, che li guidò fino a quel punto.

l'ansia faceva aumentare i battiti del cuore di jisung, il quale sperava di non dover aspettare troppo tempo per poter vedere minho.

ma, anziché lui, in quel momento dovette vedere i suoi genitori, quest'ultimi ancora seduti sulle stesse sedie da due ore.

il padre, quando i suoi occhi incontrarono quelli del moro, lo riconobbe subito e si alzò di scatto, andando verso di lui.
venne seguito dalla moglie, preoccupata di cosa avrebbe potuto dire o fare il marito.

quest'ultimo si mise davanti jisung, prendendolo per il colletto della maglietta.

"che cazzo ci fai tu qui?" chiese ad alta voce, facendo allarmare le altre persone in attesa e gli amici del moro, che cercarono di allontanare il signor lee da lui, così come la donna.

"hai fatto il lavaggio del cervello a minho, prima era normale, fate solamente schifo!"

stava per tirargli un pugno in pieno viso, ma venne fermato dalle porte del corridoio delle sale operatorie che si aprirono.

da esse uscirono infermiere che presero delle bombole d'ossigeno e ritornarono subito dentro, facendo spalancare gli occhi al moro.

-spazio me-

yoh la scuola mi sta letteralmente distruggendo.
anygay la situazione si sta facendo spicy😎👍

blind boy {minsung}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora