Alluvione

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Quell'essere fuggì di corsa, come un cervo colpito da un cacciatore, non badò a tutto il cibo in quell'atrio, tutti rimasero fermi, immobili di fronte alla bestialità di quella malattia, nessuno ne era a conoscenza, pensai tra me e me:" Se non avverto subito tutti nessuno si renderà conto di cosa sta succedendo". Dopo un po' notai qualcosa di strano, quell'essere era uscito in strada ma l'aria era impregnata di silenzio, neanche un urlo, un sussulto, niente di niente, nella totale confusione mi precipitai fuori, spalancai la porta e il nulla, le strade erano di una normalità inquietante, la gente passeggiava tranquilla, guardando un po' sospetto l'interno dell'ospedale, qualcuno si fermava curioso o impaurito, ma del paziente nessuno traccia, il sangue si confondeva con l'umidità delle strade, tanto da dissolversi, ma all'improvviso vidi un tombino aperto e capì, che niente poteva più fermarlo, le fogne si diramano come un labirinto marcio, sopraffatto da malattie e ratti, scendere là sotto sarebbe stato come prenotare un letto in ospedale, allora presi il cavallo e cavalcai a tutta velocità verso il commissariato. Mi feci strada tra le persone come un serpente che giunge alla sua preda, il panico si impossessò di me e allora fu inevitabile fare qualcosa di avventato, volevo urlare a tutti costi, avvertire tutti, ogni cittadino di Nottingham, ma mi convinsi che allertando avrei solo creato un'isteria di massa o forse nessuno mi avrebbe creduto. Continuai la cavalcata, la città era così normale, i bambini giocavano, i mercati erano in fermento, quel giorno c'era il sole e tra me e me, sapevo che sarebbe stato l'ultimo, la luce arancione penetrava negli occhi come una freccia divina, si rifletteva sugli umidi edifici, parevano mari verticali, uno sfarfallio infinito quello luce. 

Cavalcai acciecato fino alla caserma, sistemai il cavallo, entrai nella caserma e urlai a gran voce, vagando per l'edificio:" Attenzione, ascoltatemi tutti, un soggetto pericoloso probabilmente cannibale è fuggito nelle fogne dall'ospedale, è affetto da un morbo sconosciuto altamente infettivo, allertate tutte le pattuglie e chiudete gli accessi alle fogne, controllate ogni individuo sospetto e pregate Dio di non incontrare quell'uomo!", mi chiusi nel mio ufficio, ormai affannato e distrutto, dovevo ancora realizzare l'incontro con quell'essere, presi il Martini-Henry, messo bellamente in esposizione sopra alle medaglie, lo caricai e lo misi da parte, all'improvvisò entrò Dylan Edevane, mio fidato compagno d'armi e sottoposto:" Che cosa hai fatto? Hai sparso il panico per tutta la centrale!"

"Ascolta, mi ha chiamato il dottor Thaler, mi ha avvertito che c'era una cosa che dovevo vedere e poi un infetto è scappato, oddio!"

"Calmati!", mi diede un sonoro schiaffo e mi disse:" riorganizza le idee, cos'hai visto?"

"Stava per divorare una suora, aveva denti aguzzi come quelli di una bestia, labbra nere come l'abisso, occhi marrone scuro perché le iridi erano collassate e unghie lunghe, gli ho sparato ma è fuggito nelle fogne"

"Ho capito, lo troveremo", mi diede una pacca sulla spalla e uscì dall'ufficio, dovevamo uscire a cercare quell'essere, mi feci coraggio presi il fucile e chiamai in adunata i miei uomini, uscirono chiassosi dalla caserma, si misero in riga nell'enorme cortile, formando un muro nero, per via delle divise, mi misi davanti a loro, avevano tutti i fucili in bella vista, tirati a lucido per vantarsene con i malandati criminali dei bassifondi, li guardai uno per uno, tremando ancora per l'incontro con quell'essere, il silenzio dominava il cortile, qualche colpo di tosse scandiva i minuti, e il rumore della città e delle fabbriche faceva da tappetto per i nostri pensieri contorti, le stelle sui copricapi per me ormai erano solo una formalità, avevo paura, mi presi di coraggio mentre tutti i poliziotti mi guardavano seri, in attesa di una parola, un giustificazione per aver interrotto le loro mansioni, presi fiato e dissi:" Uomini di legge, polizia di Nottingham, oggi dall'ospedale è fuggito un individuo, un maschio bianco di forte costituzione, è affetto da un morbo sconosciuto che rende le persone aggressive, è altamente infettivo ed scappato nelle fogne, dobbiamo trovarlo e neutralizzarlo.", tutti gli uomini si gettarono fuori dalla caserma, io rimasi fermo a far passare i poliziotti come il torrente passa attorno a una roccia, mi presi del coraggio che mi mancava e andai con i miei uomini.

"Commissario, vedo che é molto teso", eravamo in cerca di indizi e mi fermò la signora  Wilkinson, elle era una gentildonna del quartiere, una donna benestante, liberale e colta, una persona che si è preoccupata per noi poliziotti, spesso ci intrattenevamo in lunghe discussioni sulla politica e la letteratura, sembra stupida di vedermi con altri quattro poliziotti, con fucili in bella vista, mi chiese:" Signor Spencer, tutto bene?"

"Sì, signorina Wilkinson, è solo una ronda, c'è... ehm... una visita speciale domani", la signorina mi guardò sospettosa:" Secondo me, c'è altro e lei non vuole dirmelo, credo che siamo abbastanza in confidenza per...", mi avvicinai a lei e le dissi nell'orecchio:" Non possiamo dire, cerchi di fare attenzione, non avvicinarti alle persone che hanno labbra viola", mi allontanai e la povera signorina confusa continuo le sue mansioni. Tutti ci guardavano in modo strano, non erano abituati a un tale dispiegamento di forze, era tutto così stranamente normale, controllammo ogni tombino, ogni accesso alla fognature, eravamo certi che da qualche parte quel mostro sarebbe uscito e avrebbe ucciso e infettato, dovevamo fermarlo, tra me e me sapevo che cercarlo nei quartieri benestanti sarebbe stato inutile, quelli erano sempre...

"SPARATE!", colpi si librano nell'aria, presi il fucile e mi fiondai in direzione dello sparo, seguì al contrario il flusso di persone in fuga, che correvano come conigli rincorsi da un serpente, raggiunsi un tombino dove, attorno a esso, vi erano quattro poliziotti con i fucili puntati verso il nero abisso delle fogne:" Che diavolo è successo?!", un poliziotto mi disse:" abbiamo aperto il tombino e un uomo imbestialito ha provato a uscire, gli abbiamo sparato ma credo sia ancora vivo!", feci cenno ai miei uomini di seguirmi, volevo coglierlo di sorpresa all'ingresso dei tunnel fognari nei bassifondi, pensavo fosse una buona idea ma solo attuare il mio piano avrebbe dimostrato la sua efficacia.

due ore dopo

Pioveva forte, ci siamo ricongiunti all'unità di Dylan, la più numerosa poiché dovevano controllare i bassifondi, eravamo arrivati di fronte all'ingresso, un putrido buco, accesso agli inferi umidi e purulenti, si era fatta notte e mi aspettavo che sarebbe uscito per cacciare come fanno molti predatori e avrebbe usato quell'accesso, le strade sono vuote e l'ammucchiarsi di "cibo" in un solo punto l'avrebbe attirato. Puntammo i nostri Martini-Henry verso l'accesso, lo aspettavamo con ansia, come un soldato aspetta che dalla collina spunti il nemico. Dopo secondi di silenzio, accompagnato dalle sinfonie della pioggia, dei passi pesanti uscirono roboanti dalle fogne, le nostre lanterne fecero da occhi per vedere cosa riservava per noi l'oscurità , ad un tratto spuntò il volto del mostro, un uomo bestiale, il suo corpo era corrotto dalla malattia, ormai martoriato da cicatrici, gli occhi neri più neri, in cui si scorgeva l'abisso, digrignava i suoi denti affamato, unghie cresciute e affilate, ci guardò tutti, uno per uno, silenzio e l'urlo, il mostro scattò verso di noi come un ghepardo, lasciando dietro di sé onde di fango e melma: "Pronti a fare fuoco!", osservai quel mostro attraverso il mirino del fucile, ci mettemmo tutti in riga, con le armi spianate, ogni millesimo di secondo era scandito dai passi del mostro che ringhiava affamato, spargendo bava qua e là, era a pochi metri da noi e lì a tutti uomini che puntavano i loro fucili di paura, che osservavano quel mostro, a tutti che stavano sugli argini del canale:" FUOCO!", sinfonia di fuoco e tuoni, ogni singolo fucile dei trenta uomini lì presenti sparò, ogni lampo e tuono scandiva quella melodia, l'eco delle fucilate mi stordì, il mostro si dimenava sotto i colpi, che dilaniavano le sue carni come le foglie d'autunno sotto il vento, la fitta tempesta di proiettili lo devastò, viaggiando travolgente spinta dalla polvere da sparo, la sinfonia si calmò e il mostro stava lì fermo, sfigurato, mutilato e morto, venne verso di noi brancolando, dopo pochi passi cadde a terra e la corrente alimentata dalla forte pioggia lo portò nelle fognature.

Così cadde NottinghamWhere stories live. Discover now