Il fumo delle fucilate si allontanò leggero, spinto dal sottile vento di maestrale, abbassai il fucile, osservando preoccupato ciò che avevo davanti, il corpo del mostro era sparito, le fogne lo avevano fagocitato. Tutti i poliziotti si guardarono tra di loro stupefatti, impauriti, nessuno aveva il coraggio di realizzare ciò che era appena accaduto, nessuno avrebbe mai più dimenticato i suoi denti e i suoi occhi neri, nessuno voleva controllare e confermare l'uccisione di quella cosa. Mi convinsi che la corrente l'aveva portato via e che era morto sotto i nostri colpi:" Torniamo alla caserma, io avviserò il dottor Thaler!"
" Leon, ma che cazzo?!"-era David, uno dei più anziani tra i poliziotti-" Come pretendi che torniamo a casa a cuor leggero, hai visto quella cosa!"
" Non tornerà, trenta proiettili sono anche eccessivi, sarà morto ormai... andiamocene", con tono polemico David rispose:" Tu hai solo paura, speri che basti questo!", lo guardai fisso negli occhi, lui si avventò contro di me ma Dylan lo bloccò, lo calmò non so come e lo convinse a lasciarmi stare. Come biasimare il povero David, la paura non è accettabile in questo lavoro, se lui avesse visto ciò che ho visto, come l'ho visto, non vorrebbe rivedere quell'essere neanche da morto, perciò cercai di convincermi doppiamente che fosse morto, speravo anche che il morbo fosse morto con lui.
Tornai all'ospedale pubblico, avevo ordinato a due poliziotti di sorvegliare l'ospedale, ero sicuro che qualcosa sarebbe accaduto, l'ospedale era tornato alla normalità: sempre le suore, sempre i preti, presagio della fine, le infermiere che andavano avanti e indietro. Raggiunsi il dottore nel suo umido studio, circondato da seghe e bisturi, microscopi e provette, la porta era aperta, lui era come sempre di spalle, piegato sul suo tavolo, bussai sulla porta e si voltò, mi guardò sospettoso come se avesse di fronte a sé qualcuno che aveva sbagliato, si avvicinò a me, mi guardò fisso negli occhi e disse:" Spencer, che diavolo fai?!"
" Ho fatto quello che credevo più giusto!", si appoggiò al tavolo rassegnato e disse:" Hai sparso il panico tra i civili, nessuno doveva sapere, sicuramente l'ospedale verrà invaso!"
" In qualche modo la popolazione l'avrebbe saputo, ma col sangue, il che è peggio"
" Il problema non è solo questo, ho appena fatto una scoperta agghiacciante... il morbo sembra che sopravviva nell'acqua sporca, contaminata da escrementi, proprio come l'acqua delle fogne". Mi si gelò il sangue nelle vene e dissi timidamente:" L'infetto è morto nelle fogne, l'acqua l'ha portato con sé", mi mise la mano sulla spalla:" Prima che tu ti senta in colpa, non potevi saperlo, ora cerca di sigillare le fogne, che nessuno vi entri fino a quando non avremo trovato il cadavere". Uscì sconvolto dallo studio e mi incamminai verso la caserma, tra mille pensieri, preoccupato per tutto e tutti, mi ero convinto dell'arrivo della fine, come le tessere di un domino vedevo nella mia mente la società di Nottingham cadere inesorabilmente. Forse perché dentro di me ero perfettamente cosciente di come fosse fragile quella città, un filo che si poteva spezzare con una piccola pressione, un soffio di vento. Dopo un'ora, tornai alla caserma, ero stanco, era successo di tutto in un solo pomeriggio, era ormai sera inoltrata. L'aria umida, per via della pioggia, impregnava le vie della città, aprì la finestra del mio studio per respira in santa pace un po' di aria fresca, le stelle erano innumerevoli, brillanti come gioielli e la Luna mi fissava, palla di neve cosmica, che emanava luce catartica, come una lanterna santa stava lassù nel cielo, a scacciare i demoni della notte. Un bicchiere di Cognac mi ristorava mentre l'aria notturna mi coccolava, dava aria ai miei occhi stanchi. La pace però è più preziosa dell'oro:" Commissario Spencer, deve venire immediatamente!", mi alzai, bevvi in un sorso quel po' di Cognac che mi ero concesso e dissi svogliato:" Cosa vuoi Dylan, non ti è basta la giornata di oggi- presi l'orologio da tasca- sono le dieci di sera, è bene che tu abbia una scusa"
"Ebbene si che ce l'ho Leon, c'è stato un omicidio". Uscimmo nella buia notta di Nottingham, le strade umide erano specchi per la fanciulla astrale Luna, che ancora mi guardava e io guardavo lei distratto. I nostri passi sembravano campane, tanto riecheggiavano persi, le lanterne consumate facevano strada, mentre i cani abbaiavano instancabili, mi guardavo intorno senza meta, perso nei cupi palazzi della città, neri come il cielo, lucenti come astri, i mantelli delle nostre divise sembravano cielo, di notte tutto è cielo. Proseguendo come anime meste arrivammo di fronte alla casa in cui si era consumato l'omicidio, bussai all'enorme portone, uscì un poliziotto con due enormi guanti bianchi e un panno per coprire naso e bocca:" Proteggetevi il più possibile, non sappiamo cosa l'abbia ridotta in quello stato", ci proteggemmo il più possibile ed entrammo, la portineria era chiusa, tutto in silenzio, l'unico suono era quello dei nostri passi sulle mattonelle del palazzo e quello dei cani in lontananza, salimmo una scala stretta decorata con una ringhiera dai motivi floreali, fummo accolti nell'appartamento della vittima da un medico: era tutto in soqquadro, mobili a terra, vasi rotti, divani smembrati, più andavamo avanti nell'appartamento illuminato dalle lanterne, più cupa luce dava un'aria macabra all'ambiente, già appesantita dal forte odore di morte. E poi lì a pochi passi da me, il cadavere di un donna, era stata uccisa brutalmente, il volto esprimeva terrore, il suo corpo era martoriato come aggredita da un animale, con alcuni morsi sparsi qua e là, mi guardava gelida, era appoggiata a un mobile, come messa alle strette, teneva in mano, nella sua fredda e delicata mano, un coltello; mi voltai verso Dylan:" Avete ipotesi?"
" Pensiamo possa essere stato il marito, c'era solo lui in casa, lo hanno testimoniato i vicini, hanno sentito un forte baccano e delle urla, hanno trovato la porta aperta e poi questo, lui era un addetto alle fogne", mi sentì svenire a quell'affermazione, mi appoggiai al primo mobile non ribaltato e guardai fisso il pavimento, respirando affannosamente, avevo solo rosso negli occhi, rosso sangue:" Leon... non fare scherzi!", la voce di Dylan mi chiamava nella foschia che avevo in testa, mi sentivo mancare le forze e mi vennero i brividi; non riuscivo quasi più a respirare, come se avessi qualcosa nella gola, mi girava la testa e poi tutto nero, come la notte.
"Leon... LEON!!"
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Così cadde Nottingham
FantasyAccadde qualcosa a Nottingham nel 1890, in un freddo pomeriggio d'ottobre. Una forza oscura conquistò la città rendendola schiava del sangue, della morte e dall'odio, cupi mietitori vagano per le strade, dottori disperati di fronte ai pazienti incur...