Capitolo tre

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«Vedo che si ostina a trovare attività più importanti delle mie lezioni, Potter» il professor Piton guardò di sbieco il ragazzo, che sudato si affrettava a riprendere fiato per poter dare una risposta convincente.
«No, mi scusi è che i-» il suo discorso venne interrotto in modo brusco da quella voce severa.
«Meno cinque punti a grifondoro, e si sbrighi a prendere posto».
Tutti i grifondoro presenti levarono un vociare lamentoso, evidentemente stanchi di perdere punti per i ritardi di Harry, il quale si accomodò tenendo lo sguardo basso.
Venne accolto da un solo sorriso.
Beh, più che sorriso, quello somigliava tremendamente a un ghigno soddisfatto.
E ghignare era una capacità specifica che poteva appartenere solo a una persona: Draco Malfoy.

Il biondino adorava quando Harry sembrava impegnarsi a ricevere strigliate gratuite.
Ramanzine che non facevano altro che innalzare l'ego di Malfoy, che in qualche modo riusciva sempre a sentirsi superiore allo sfregiato.
Ma quella mattina Draco commesse un errore: sollevò il suo sguardo verso la figura raggomitolata su sè stessa del moro.
Una morsa gli strinse il petto e Draco si costrinse a guardare altrove, a soffocare l'impellente voglia di dare inizio al piano che da mesi alloggiava nella sua testa.
Il serpeverde però, sapeva bene di essere bloccato dalla paura.
Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso, questo era chiaro, ma non era un'idiota.
Certo, il cappello parlante non aveva scelto per lui la casa dei corvonero e per questo non spiccava di una nota intelligenza, però si rendeva conto anche lui dei rischi a cui i suoi intenti lo esponevano.

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«Tutto bene Harry?»
Dopo quasi un'ora di lezione, il moro alzò la testa al richiamo di Ron.
«Miseriaccia amico, non vorrai abbatterti per cinque miseri punti?»
«Sono sempre cinque miseri punti, Ron» gli fece eco Harry.
«E a causarne la perdita sono sempre io» finì sussurrando il moro, colpito di nuovo dal senso di colpa.
«Oh andiamo! Ron ha ragione, e poi lo sai com'è fatto Piton. Ti toglierebbe dei punti anche se ti limitassi solo a respirare».
Hermione poggiò la mano su una spalla di Harry, nel tentativo di infondere almeno un briciolo di serenità in lui.
Un gesto innocuo, che però non passò inosservato a un paio di occhi argentati. Gli stessi che ora fremevano di gelosia.

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«Ginevra! Finalmente ti ho trovata, ti sei forse dimenticata degli allenamenti di quidditch?»
La ragazza sgranó gli occhi e, prima che potesse elaborare una frase di senso compiuto, venne trascinata verso il campo da un fidanzato decisamente imbronciato.
«Potresti almeno allentare la presa Harry? Mi stai-»
«Oh ragazzi ce l'avete fatta. Pensavamo ci avreste dato buca»
«Sì scusate, stavamo studiando e abbiamo perso la cognizione del tempo» spiegò velocemente il moro, inventando una scusa abbastanza convincente da proteggere entrambi.
George cercò invano di trattenere una risata «Studiando» esclamò, virgolettando il termine con le dita.
La coppietta avvampó, rendendosi ancora più colpevole sotto lo sguardo dei loro compagni di squadra, che ora risultava alquanto divertito, proprio come quello di George poco prima.
«Okay ragazzi» ridacchiò il capitano prima di continuare «diamo inizio all'allenamento di oggi».

Harry si sollevò in aria in groppa alla sua amata scopa e per un attimo si dimenticó delle emozioni negative e della tristezza che lo avevano rincorso per tutta la mattinata.
Riusciva a percepire il venticello leggero che gli spostava i capelli e che dava al suo mantello l'occasione di svolazzare libero.
L'odore di erba appena tagliata gli inebriava i sensi, scostandolo dalla realtà.
Si sentiva libero, esattamente come il suo mantello: libero di volare spensierato e di fare ciò che più amava al mondo.
A interrompere i suoi pensieri fu un bolide che quasi gli colpì la testa, andandosi invece a schiantare al suolo, prima di riprendere la sua irrefrenabile corsa.
«Woah, ci è mancato un soffio» sentì gridare poco lontano da lui, ma non riuscì a identificare la voce perché tutta la sua concentrazione venne catturata da un boccino dorato, che gli era appena sfrecciato davanti agli occhi.

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«Dove si sarà cacciato quello sfregiato?» Era passata ormai mezz'ora da quando Draco aveva iniziato a cercare Harry per tutto il castello.
Era una cosa inaccettabile che per un intero giorno i due non si provocassero in nessun modo, doveva assolutamente rimediare.
«Cerchi qualcuno, Dracuccio?»
Ancora una volta il biondino si portò una mano al petto, spaventato sempre dalla stessa sciocca ficcanaso.
«Pansy!» si trattenne dal gridare Malfoy.
«Quante volte dovrò ancora ripeterti che non devi immischiarti in faccende che non ti riguardano?»
La corvina rise, prima di allontanarsi arrendevole, ma con un sorrisetto sfacciato sulle labbra.
Ormai aveva afferrato il concetto, nemmeno le interessava più conoscere i piani di quell'assurdo ragazzo. Lei si divertiva così, punzecchiando il serpeverde e andando sempre a colpire il punto giusto, scaturendo in lui quella rabbia che tanto la faceva ridere.

Draco chiuse gli occhi per qualche istante. Aveva assolutamente bisogno di calmare i suoi spiriti bollenti, ma gli bastò un secondo.
Il tempo di sollevare nuovamente le palpebre e mettere a fuoco la figura appena comparsa verso la fine del corridoio.
Un'altra manciata di secondi per attendere che la sagoma si avvicinasse e prendesse le sembianze di una persona conosciuta e poi un sorriso enorme si fece spazio sul suo viso: finalmente san Potter si era fatto vivo.

<3 <3 <3
Ciao!
Mi sembra quasi assurdo, eppure sono riuscita a non cambiare idea e a non cancellare la storia.
Draco sembra parecchio ossessionato da Harry, che al contrario cerca di evitarlo in tutti i modi.
Supposizioni?

Mart

L'inganno è un arma a doppio taglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora