Capitolo 12.

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Quando mi svegliai, la mia mente involontariamente pensò al fatto che Mirko non fosse più con me.
E che senso avrebbe avuto ora la mia vita, se la mia vita era lui e lui non c'era più?
A questa domanda non seppi rispondere. Lo odiavo per quello che aveva fatto, ma lo capivo; allo stesso tempo lo amavo, più di tutto e di tutti.
"Tesoro è pronta la colazione! Scendete!" - urlò mia madre dalla cucina che si trovava al piano di sotto. Già, lei sapeva che Mirko era con me - "ora scendo" - le risposi.
Andai in bagno, bagnai le mani e le strofinai sul volto, dopodiché le appoggiai ai bordi del lavandino e guardai la mia faccia riflessa nello specchio e qualche lacrima minacciò di scendere. Chiusi gli occhi e non permisi loro di scendere. Mi feci coraggio e scesi giù a fare colazione. Cornetto, nutella, latte, caffè e premuta di arancia... Mia madre mi trattava bene.
"Mirko dov'è?" - chiese. Mi sedetti incrociando le gambe sulla sedia- "Mirko non c'è e preferirei che tu non mi facessi domande su di lui. Non fa più parte di me e non ne voglio più parlare" - dissi freddamente. Si sedette a fare colazione con me.
Mangiavo svogliatamente come se tutto quello che facessi era uno sforzo immane. All'improvviso arrivò un messaggio.
Da Mirko: mi manchi e sento questa mancanza fin dentro le ossa.
Alla vista di quel messaggio scoppiai a piangere, non ce la feci a trattenere tutto. Piansi lì davanti a mia madre, che intanto era vicino al lavandino a lavare qualche tazza, subito corse verso di me - "che hai?" - chiese preoccupata - "niente! Non ho niente, forse é giusto che la malattia faccia il suo corso e mi consumi. Non servo più a nulla. Guardami mamma, sono senza capelli, pallida, magra come uno stuzzicadenti; a che servo io? Eh? Me lo dici? A un bel cazzo! So solo allontanare le persone da me!" - sbottai e con il cellulare in mano corsi di sopra in camera. Mia madre rimase lì, senza sapere che fare.

Mi distesi sul letto, il cellulare si illuminò di nuovo.
Da Mirko: ti prego, rispondi.
Bloccai di nuovo lo schermo senza rispondere.
Dopo un'ora, la vibrazione del cellulare mi svegliò, era Mirko di nuovo.
Da Mirko: ho capito, faccio come vuoi tu. Addio Klaudia, ti amo.
Quel messaggio fu una pugnalata al cuore. Decisi di rispondere.
Da Klaudia: cosa vuoi che ti dica?
Da Mirko: che mi ami e che dimentichiamo tutto e iniziamo tutto daccapo.
Da Klaudia: io non ce la faccio, sei stato con un'altra.
Ma poi che cazzo, tramite un cellulare?
Da Mirko: se fossi venuto da te mi avresti chiuso la porta in faccia.
Da Klaudia: no.
Da Mirko: ok allora aprimi.
Da Klaudia: eh?
Da Mirko: sto da stanotte qui fuori nella speranza che tu esca a baciarmi.
Da Klaudia: no, mi dispiace.
Da Mirko: aprimi.
Esitai per qualche minuto, dopodiché decisi di andare alla porta e aprirlo.
In casa non c'era nessuno e mia madre dopo essere stata per un'ora fuori la porta della mia camera, aveva deciso di andare a fare una passeggiata. Mi sentivo in colpa.

"Ciao" - mi disse con un filo di voce, non risposi e gli feci segno di entrare.
Entrò nel silenzio più tombale possibile, con il capo chino. Si sedette su una sedia mentre io mi misi vicino al lavandino, con le spalle rivolte verso di lui, non avevo il coraggio di guardarlo.
Stemmo per 2 minuti in silenzio, quando all'improvviso Mirko si alzò di scatto - "sono stato uno stronzo, un coglione, un idiota, un bambino e tutto quello che di peggio può esserci. Lo so. Ma sai anche cosa so? Che senza di te non posso andare avanti, che mi manchi, che senza di te nulla è e nulla può, che sei la mia vita. Ti amo più di quanto tu possa immaginare."
Mi venne voglia di baciarlo, quanto mi mancavano le sue labbra, ma non lo feci. Mi girai verso di lui e involontariamente scesero due lacrime. Non seppi cosa dire, non sapevo se fidarmi di lui di nuovo oppure no, sapevo solo che mi mancava.
"Non puoi pretendere che io per due parole che dici possa tornare a fidarmi di te, non funziona così Mirko".
"Ti amo, è la cosa più vera che io abbia detto in vita mia" - rispose - "ah tu mi ami?" - mi avvicinai a lui piangendo - "tu sei stata con un'altra persona, mentre io ero in ospedale a soffrire e dici di amarmi? Se per te questo è il concetto di "amare", mio caro, allora non hai capito nulla. Ma ti capisco, sto allontanando tutti in questo periodo e mi dispiace credimi. Non ce la faccio a ritornare con te, scusami. Ora vai." - mi ero avvicinata molto a lui, senza accorgermene. Mi ritrovai lì a pochi centimetri da lui e mi baciò. Fu un bacio pieno di passione. Mi erano mancate quelle labbra, ma non ce la facevo a ritornare con lui dopo quello che era successo. Lo spinsi via e scoppiai a piangere - "vai via ti prego" - urlai. Si allontanò piano piano da me, con qualche lacrima che gli scendeva dagli occhi. Lo guardai allontanarsi da me, lo stavo perdendo o forse l'avevo già perso. Lui uscì e la porta di chiuse dietro di lui. Mirko se ne era andato.


----spazio autrice----
Ciao a tutte!
Allora ragazze, so che non aggiorno spesso ma il fatto è che ci metto tanto a scrivere un capitolo perché rifletto molto su cosa scrivere, insomma non voglio che sia una cosa fatta tanto per, ma voglio che sia una cosa fatta per bene.
Detto ciò, mi scuso e cercherò di aggiornare più spesso.
Grazie mille a tutte per tutte le visualizzazioni voti e commenti. Vi voglio bene.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
Un bacio.❤️
Martina.

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