Amore e niente più

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Erano le 7:10 quando il mio telefono risuonò nella stanza.
Sarei dovuta andare a scuola ma non ne avevo assolutamente voglia. Decisi quindi di non andare, e mi alzai per andare in cucina a fare un caffè, cercando di non svegliare il moro che per tutta la notte non aveva mai smesso di tenermi stretta.
Mi alzai cautamente e presi il telefono, guardando ancora una volta Ciro.
Era una visione a dir poco indescrivibile.
Steso a pancia sotto, con il piumone che gli lasciava le spalle scoperte, un braccio sotto al cuscino dal quale risaltavano i suoi muscoli allenati, gli occhi chiusi e le labbra leggermente separate. Per la prima volta riuscii a vedere i suoi capelli senza tutto quel gel, aveva i capelli ricci.
Senza neanche pensarci, aprii la fotocamera del telefono scattandogli una foto. Volevo conservare quella notte per sempre, impressa nel mio cuore e ora anche nel mio cellulare.
Gli lasciai un bacio sulla guancia e avanzai verso la cucina, ma prima cercai qualcosa di comodo da indossare. Stavo gelando ero ancora mezza nuda, avevo addosso solo l'intimo. Aprii l'armadio sperando di trovarci qualcosa.
Bingo. Una felpa nera della Versace era perfettamente piegata insieme a dei jeans e a delle tute. La indossai velocemente, beandomi del profumo del ragazzo che mi aveva fatto perdere la ragione.
Quella casa sembrava ferma all'ultima volta che Ciro ci aveva messo piede, prima dell'arresto probabilmente. Era come se il tempo si fosse fermato lì dentro.

Mio padre avrebbe finito il turno alle otto, poi sarebbe passato a prendere Pietro da mia nonna e avrebbe dovuto portarlo a scuola.
Da quanto sapevo, Ciro sarebbe dovuto rientrare all'IPM alle tre del pomeriggio. Avevamo ancora tempo per fingere che tra poche ore non sarebbe finita tutta quella felicità.
Girovagai tra le mensole e gli scaffali alla ricerca delle cialde e dello zucchero, e una volta trovati i miei oggetti del desiderio, accesi la macchinetta osservando in silenzio il mio caffè che scendeva nella tazza.
Vedendo il sole che entrava dalle finestre, ne approfittai per prendere la tazzina e le sigarette e trascinarle con me fuori a quel balcone piccolo e stretto, ma accogliente. C'era giusto una sedia e uno sgabello col posacenere.
Si respirava un'aria bellissima. Il sole mi riscaldava le gambe nude e si specchiava sul mare. Stupendo.
Tutta quella tranquillità venne interrotta dai miei pensieri.
Tra qualche ora avrei dovuto fare i conti con la realtà.
Io e Ciro eravamo le ultime due persone al mondo a doversi innamorare, e invece l'universo da gran bastardo aveva deciso di unire proprio noi due.
Ero felice, da impazzire, ma allo stesso tempo ero terrorizzata. Terrorizzata dai miei sentimenti, dalle nostre vite completamente opposte, da cosa sarebbe successo da quel giorno in poi e come avremmo dovuto comportarci.
Io ero fuori, lui era dentro. E già questo la diceva lunga.
Io ero figlia di un Comandante, lui di un boss. E questa, era esattamente la perfetta definizione della parola "impossibile".
Io e lui eravamo impossibili. Non mi restava che accettarlo.
Ero incazzata. Incazzata con la mia scuola per avermi fatto fare quel corso del cazzo, incazzata con Ciro per avermi scelta quando poteva essere il solito stronzo pure con me, sarebbe stato più facile non innamorarsi. Incazzata con me per aver scelto uno come lui. Era proprio vero, la classica storiella della brava ragazza che si innamora dello stronzo.
D'un tratto poi feci retromarcia da sola fermando il mio sproloquio.
Ero innamorata di Ciro?
Gli lanciai un'occhiata veloce, guardandolo ancora lì in quel letto che dormiva beatamente, muovendosi di tanto in tanto.
Le farfalle nel mio stomaco risposero al posto mio. Ero completamente innamorata ed ero pure completamente fottuta.
La mia mente ripercorse velocemente la notte passata insieme, sentivo già le guance andare in fiamme. Eravamo diventati una sola cosa, non mi ero mai sentita così vicina a qualcuno come lo ero con lui. E non parlavo solo del sesso, ma di tutto. Eravamo inspiegabilmente legati, chissà se anche destinati a stare insieme, però.
Mi accesi una sigaretta cercando di placare almeno per 2 minuti quella raffica di pensieri.
"Buongiorno vita mij." Bastarono quelle tre parole a fermare il caos nella mia testa.
"Buongiorno. Ma sei impazzito mezzo nudo qua fuori?" Spalancai gli occhi quando notai che indossava solo i boxer.
"Nun ce sta nisciun miezz a vij, è presto, chi m ver." Rispose di rimando sorridendo, alzando le spalle.
Rimasi qualche secondo a fissarlo mentre era appoggiato al muretto del balcone con le braccia conserte, da cui risaltavano quei dannati muscoli, i ricci disordinati, gli occhi leggermente lucidi e il suo fisico scolpito. Dio, illegale.
"Me lo dai un bacio o mi vuoi consumare ancora un po'?"
Un ghigno divertito si aprì sul suo volto, il solito sfacciato.
Non me lo feci ripetere due volte, andai verso di lui, mettendogli due mani dietro al collo e alzandomi di poco sulle punte per raggiungere la sua altezza.
In risposta, mi prese in braccio facendomi intrecciare le gambe al suo bacino nudo.
"Quant sij bell. Vorrei svegliarmi sempre così." Ammise sincero guardandomi negli occhi, con un velo di tristezza abbastanza impercettibile, ma che io notai, ormai lo conoscevo bene.
"A chi lo dici." Due secondi dopo mi ero già fiondata sulle sue labbra, baciandolo con foga.
"Me faje mpazzì che pann mij nguoll. Sei mia Federì." Sussurrò sulle mie labbra sfiorando la sua felpa esattamente nel punto dove vi era il mio seno.
Praticamente in un attimo, ci ritrovammo di nuovo a letto, di nuovo ad amarci e a scoprirci.
Ciro era affamato, glielo leggevo negli occhi pieni di desiderio, affamato di me, del mio corpo. E questo non faceva altro che aumentare i sentimenti che provavo per lui.
Il mio inconscio che mi ricordava quanto fosse sbagliato, si zittiva nell'esatto momento in cui le sue labbra si poggiavano sulle mie.
Calmi i miei tormenti, Cì.

Legami // Ciro Ricci Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora