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CIRO;
Quella ragazza era un angelo.
Mentre ero lì a piangere tra le sue braccia sapevo che lei lo faceva con piacere e non perché gli facessi pena.
Fortunatamente aggiungerei, non volevo la compassione di nessuno.
Piansi talmente tanto che tirai fuori fino all'ultima lacrima che avevo respinto in tutti quegli anni.
Non ce la facevo più, soffrivo più di tutti e nessuno se ne accorgeva.
Era dal tradimento del mio migliore amico fino a quando mio padre non mi obbligò ad ucciderlo che mi sentivo così pieno di tutto, pensavo di trovare un po' di pace in questo posto e invece anche qui dovevo obbedire da bravo erede Ricci.
L'aver ucciso Francesco fu una delle cose peggiori che potessi fare, mi tormentava ogni sera, non dormivo mai. Avevo sempre il suo viso in testa.
Ma da quel giorno sapevo che si sarebbe aggiunto anche un altro incubo, ciò che avevo fatto a Pino.

Federica mi accarezzava e mi teneva stretto come se potessi frantumarmi in mille pezzi da un momento all'altro.
Non l'avrei mai ringraziata abbastanza.
Sentii pian piano il mio respiro tornare regolare.

"Va tutto bene Cì, tranquillo, calmati."
La sua voce docile era meglio di qualsiasi calmante.
Annuì soltanto, alzando finalmente la testa per vedere quegli occhi verdi che, per quanto mi costasse ammettere, mi avevano fottuto testa e cuore.
"Mi dispiace, per tutto. Song n'omm e merd Federì, però io non voglio più."
Dissi boccheggiando.
"Che cosa non vuoi più?"
Aveva gli occhi lucidi, tremendamente belli col sole che glieli faceva risaltare.
"Tutto questo, la mia vita, la mia famiglia.. non voglio più niente, magg sfastriat, non voglio essere più quel tipo di persona, mi sta uccidendo tutto questo, ogni giorno sempre di più."
"Però lo fai comunque."
Era troppo fredda e distante, non sopportavo più di vederla così.
"Sono obbligato Federì! Se non lo faccio prima mi diseredano e po m'accirn!"
Il suo sguardo si addolcì. Menomale.
"Troveremo una soluzione. Per adesso però metti un punto a questa guerra che ci sta all'IPM, basta vendette, basta trattare male i nuovi, basta fare il capo dell'Istituto, basta tutto."
"Basta tutto." Dissi con un filo di voce, promettendolo più a lei che a me stesso. Non sapevo per quanto avrei potuto mantenere la parola.

D'istinto l'abbracciai, volevo troppo sentirla di nuovo vicina a me.
Che mi stai combinando piccrè?

FEDERICA;
Avevo lo stomaco completamente sottosopra mentre mi era vicino.
Vedere Ciro così fragile mi fece solo capire quanto questo ragazzo avesse bisogno d'aiuto e d'amore soprattutto, un qualcosa che gli era stato negato da tutta una vita.
Ma io ero impotente, non potevo fare altro che confortarlo, e se un'ora prima mi ero ripromessa di non volerlo neanche più guardare, sapevo che avrei ceduto presto.
Quel ragazzo dal primo giorno mi aveva presa in un modo assurdo, un modo fatto solo di sguardi e poche parole ma che significavano ogni cosa.
C'era qualcosa dentro di me che mi spingeva a voler conoscere Ciro fino in fondo, e quasi mi veniva da ridere pensandoci.
Sembrava la classica trama da film dove la ragazza inguenua si avvicina al ragazzo problematico e stronzo.
Poi d'un tratto sentii di nuovo le sue braccia avvolgermi.
Sembravamo l'uno la valvola di sfogo dell'altro, e glielo lasciai fare perché nella mia testa stavo già pensando a quando avrei potuto rivivere quella vicinanza.
"Andrà tutto bene." Sussurrai al suo orecchio, più a me stessa che a lui.
Non so quanto tempo passò quando scendemmo di nuovo giù, dovevo andarmene, a breve sarebbe ritornato mio padre.
Arrivammo davanti alla classe ed entrammo, entrambi impacciati non sapendo cosa fare dopo quel cuore a cuore da parte sua.
"Allora.. ci vediamo venerdì." Mi disse cercando il mio sguardo, che però come sempre non riuscivo a sostenere più di tanto.
"Ci vediamo venerdì."
Con due dita mi sollevò la testa, costringendomi a guardarlo.
"Me lo fai un favore Federì?"
Annuii soltanto, avevo per caso perso la lingua improvvisamente? Erano i suoi occhi e i suoi sguardi che mi bloccavano sempre le parole in gola.
"Non scappare più da me. Ogni volta che cerco di fare un passo verso di te, tu ne fai dieci indietro."
"Io scappo da tutto Cì. È più forte di me."
"Da me non devi. E un'altra cosa ancora, guardami, scappi pure dai miei sguardi ormai, m faje mal accussì."
Confessò sospirando, avvicinandosi pericolosamente al mio viso, appoggiò la sua fronte alla mia.
Annuii ancora, avevo dimenticato come si parlava ormai.
"Grazie piccrè, per tutto." Sussurrò appena, poi mi fece una carezza sulla guancia, passò alle labbra, scese al collo fino a sfiorarmi il braccio e poi la mano.
Sentivo il cuore che mi martellava in petto, minacciava di uscire da un momento all'altro.
Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro sulle mie labbra.
Poi lo vidi sorridere beffardo.
"Sono io che te li faccio venire, non è vero?" Disse, indicando la mia pelle ricoperta di brividi, allontanandosi per qualche secondo dal mio viso, per poi avvicinarsi nuovamente, piano e silenzioso, mentre giocava con una ciocca dei miei capelli tra le dita.
"Ma tu staje ancor cca? Te vuo movr che se non ti trovano in cella con gli altri so piglijn cu me? Jamm a c movr ja!"
Salvata in calcio d'angolo, grazie Lino.
"Mo veng, aspie." Lo guardò in cagnesco, decisamente incazzato perché aveva interrotto quel momento.
"No e vni subit Cirù, muovt. Pur me faij licenzia cocc juorn e chist tu."
Ciro alzò gli occhi al cielo, schioccandomi un sonoro bacio sulla guancia.
"Ci vediamo venerdì piccrè, e grazie ancora."
Gli sorrisi promettendogli che ci saremmo rivisti venerdi.

Quando i due uscirono e rimasi sola, rilasciai un sospiro che non sapevo di star trattenendo.
Mi girava la testa da tutte quelle emozioni tanto che dovetti sedermi.
Le mie guance andavano a fuoco, e solo una domanda ronzava nella mia testa.
Cosa sarebbe successo se Lino fosse entrato giusto 2 minuti più tardi?
Che mi stai combinando Ciro Ricci?

Legami // Ciro Ricci Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora