Capitolo tre: kidnapping

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Mi vestii in modo semplice, salutai Kate e uscii dalla porta. Il viale di casa era ricoperto da asfalto vecchio e ciottoli che calciavo lungo in tragitto.
Le case, ornate di alberi pieni di foglie cadenti, ornavano il paesaggio: una bellezza unica.

Proseguivo la mia strada, le mie mani erano dentro le grandi tasche della felpa e il mio passo era lento e sereno.
Per un attimo mi fermai ad ammirare lo specchio d'acqua, ormai vicino alla mia figura. Rifletteva tutti i colori.
Era un laghetto piccolo e privo di pesci, in estate il suo scopo era principalmente balneare. Non avendo il mare, qui ci attrezzavamo per creare del divertimento anche per chi, non si poteva permettere delle vacanze.
Dietro il lago, a pochi metri di distanza, c'era una collinetta dove si intravedeva la figura di Cassie, distesa su un telo.
Poco dopo, la raggiunsi. Lei si alzò e mi accolse in un caloroso abbraccio.

"Ciao Edith, come stai? " disse affettuosamente.

" Io sto bene. Ti vedo particolarmente felice " il mio tono ironico e le braccia incrociate rendevano tutto più allegro.

" Certo, sono felice di vederti anche se Noel non ci sarà " nei suoi occhi ci fu del buio, sembrava un cielo sereno che stava per essere coperto da delle nuvole passeggere.

" È ancora in punizione? " iniziai a sedermi sul telo e Cassie, mi seguì a sua volta.

" Si, dopo quello che ha fatto, suo padre non lo vuole farlo uscire di casa! Ma almeno parliamo un po' tra donne " alzò le spalle e per qualche secondo  ci fu del silenzio.

" Sai, stavo pensando che ormai siamo all'ultimo anno di scuola e poi, le nostre strade si divideranno "dissi con uno sguardo vuoto e fisso sul lago che giaceva davanti a noi.

" Edith, anche se saremo lontane la nostra amicizia rimarrà come è sempre stata " la sua mano si appoggiò sulla mia spalla come segno di conforto.
Tra pochi mesi, lei sarebbe andata in accademia per diventare un'agente. Ed io, sarei andata al college. Lei a Nord ed io a sud. Noel, invece, sarebbe rimasto qui a lavorare con suo padre. Al pensiero della nostra divisione mi venne un brivido che percorse le mie gambe fino ad arrivare alle spalle. Non potevo perderla.
" Si, hai ragione.. " mi voltai verso di lei incrociando le gambe e continuai " mi devi fare una promessa". Il suo sguardo era confuso ed intimorito. Inghiottì la saliva che si era formata dall'agitazione e proseguì.

" Qualunque cosa succeda tu ti farai sentire, capito? " dissi tutto in un fiato.

" Solo se lo stesso farai anche tu " rispose Cassie. Avvicinò la sua mano alla mia e la strinse.

" Promesso " gridammo all'unisono: eravamo decise.

Quel pomeriggio fu spensierato e pieno di risate. Parlammo del più e del meno, lasciandoci alle spalle ogni problema e preoccupazione. Ero felice.
Ormai il buio era arrivato e i lampioni delle strade si accesero. Il freddo era giunto a noi e le mie gambe, a tali temperature, tremavano.
Raccogliemmo il telo su cui eravamo state tutto il tempo e buttammo la plastica delle patatine che avevamo gustato quel pomeriggio.
Ad un certo punto, il mio sguardo andò su nel cielo ormai spento. Da lontano si intravide una luce che si avvicinava.

Cos'era?

" Cassie, la vedi quella luce nel cielo?" la mia voce era calma.

" Si Edith, la vedo. Cos'è? " domandò.

" Forse è una stella cadente " mi sedetti sul prato e il mio sguardo era fisso sul quel punto che ormai era diventato grande come un'arancia.
I secondi passarono e finalmente scoprimmo la verità.
Una navicella era atterrata sulla collina.
Mi alzai rapidamente.
Non potevo credere a quello che stavo vedendo. Cassie era spaventata, il suo volto era preoccupato come non mai.
Volevamo scappare, ma due creature con sembianze umane scesero dal veicolo.
Ci raggiunsero il un baleno e acchiapparono  da davanti Cassie.

" Aiuto " gridò Cassie, il suo viso era pallido: sudava freddo.
Non potevo stare lì ferma, stavano rapendo la mia migliore amica: dovevo agire.
Colui che sembrava un uomo, alto e robusto, aveva le mani  ricche di muscoli possenti. Il  suo viso era ornato da una barba folta di colore blu cobalto e sotto gli occhi in prossimità della guancia, possedeva dei simboli scritti in una lingua mai vista prima. L'altro invece sembrava la mente del rapimento, era estremamente magro e la sua altezza era misera. Indossavano delle vesti particolari, il primo aveva uno strano giubbotto che nascondeva armi elettriche, mentre il secondo aveva un lungo mantello che accorciava la sua figura.

Il primo fece un sorriso maligno e poi disse " stupida ragazzina, stai zitta o sfodero i miei giocattoli ", rise ancora. Cassie a quella frase, smise di gridare iniziando a tremare.

" lasciatela in pace, liberatela ora! " gridai. I miei piedi erano serrati e le mani chiuse formando dei pugni, ero un leone che non aveva paura di ruggire e attaccare.
Il magrolino disse " non ti impicciare " lo guardai e lui fece lo stesso: era una minaccia.

Ero strana, in quel momento non avevo paura, non avevo esitazione volevo solo fare qualcosa. Mi avvicinai a Cassie e alla creatura possente, andai vicino al giubbotto carico di armi, presi un coltellino e glielo puntai addosso . 

" Ho detto lasciatela, prendete me. Lei no! " la mia espressione era piena di rabbia incontrollabile, un fuoco eterno che continuava a bruciare.

" Hai fegato ragazzina, ma se fossi in te lascerei quel coltellino "  la creatura possente rise ancora. Si avvicinò, mi guardò dritto nei miei occhi color nocciola. Da quello sguardo capii di aver vinto.

" Snorf, credo che lui voglia lei. Sarebbe più divertente non credi? " disse.

" Si, hai ragione. Molla la biondina e muoviti. Lui ha fretta. " il magrolino si avvicinò a me. Ero chiusa in un cerchio di vandali spaziali dei rapitori. Cosa vogliono?
Cassie era lì, in panico più totale, priva di forze e di fiato. Volevo dirgli qualcosa, ma non riuscivo, doveva andare così. Io potevo sopravvivere, lei non lo avrebbe fatto. 

Mi dispiace Cassie ma devo farlo

Il secondo mi tolse il coltellino, l'altro mollò Cassie prese uno dei suoi aggeggi elettrici e glielo puntò in fronte. " fai un solo passo e io ti arrostisco ". Mi legarono con delle catene magnetiche e vidi i palmi delle mie mani pieni di cicatrici dovute al continuo serrare dei pugni e delle unghie che tagliarono la carne nel compiere il gesto.

Mi trasportarono sulle scale dell'astronave e Cassie disse piangendo "Edith, non mi lasciare ti prego".

"Cassie non piangere io tornerò promesso ".
Ero consapevole che non sarei mai tornata, probabilmente sarei morta. Ma dovevo sembrare forte, lo dovevo fare per lei. 

Io non ho molto da perdere, mentre Cassie sì. Mi dispiace, Kate, John, Cassie, Noel.  Il mio destino era questo, non potevo fare nulla per impedirlo.

Mi lanciarono sulla navicella  come un sacco di patate. Tutto diventò nero.

Dove sto andando?

Ciao a tutti amici lettori, strano ma vero: sono tornata

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Ciao a tutti amici lettori, strano ma vero: sono tornata. Spero di non avervi lasciato troppa suspense. xD
Loki arriverá a breve, chissà che fine avrà fatto la nostra piccola Edith?
Come al solito se vi é piaciuta la storia non esitate a commentare e votare la storia. Ogni critica é ben accolta.

Alla prossima <3

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