Capitolo cinque: enigma

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Passarono giorni dalla decisione di Odino nel liberare il figlio di Laufey. Il grande Dio dai capelli corvini era già in viaggio per portare a termine la sua missione. Bramava la libertà e nel suo incoscio desiderava la vendetta. Visse numerosi secoli all'ombra del fratello Thor, il futuro re di Asgard forte, bello e travolgente. Mentre lui era considerato come l'ingannatore, la pecora nera della famiglia. Viveva nel dolore da troppo tempo e in quegli anni esso aumentò a causa della "rivelazione". Egli fu rapito da Odino per compassione dopo che il sovrano di Asgard sterminò il suo popolo. Era seduto a lato del guidatore di quella nave Asgardiana e pensava al da farsi di quella missione che gli avrebbe concesso la sua libertà e vendetta. Era una missione semplice: prendere la lancia dorata e portarla al Re degli Dei. Questo era quello che gli era stato detto.
Non conosceva la natura di quella lancia Gungnir temuta da Odino. Sapeva solo, che quella sarebbe stata la chiave del suo futuro.

~Edith pov~

Dalle luci offuscate della stanza si intravedeva, in una gabbia di vetro magica, un volto scosso dal dolore. Legata ai polsi e alle caviglie giaceva la piccola Edith, frastornata dagli innumerevoli pensieri.

E proprio quando tu credi di stare affondando,ritrovi quello spiraglio che ti dice: "lotta edith, ce la puoi fare".

Lei lottò e poi cadde di nuovo nell'abisso che si faceva più scuro, più netto e lo spiraglio di luce sempre più lontano, più piccolo.
Ogni colpo, ogni tortura che le facevano a livello fisico era nulla a confronto all'abisso.
Vuoto totale. Era diventata un fantasma, senza identità, senza una lacrima, senza una dignità: aveva perso sè stessa.
Aveva finito le parole.
Rimembrava la sua casa, i suoi nonni e i suoi amici. Desiderava tornare una bambina nelle braccia della sua bellissima mamma che a stento ricordava. Voleva uscire da quel dolore.
E i mesi passavano con la diminuzione delle parole che riusciva ad emanare dalla sua bocca, ornata dal suo viso appassito e privo di gioia.

Aprì gli occhi, abbassò la testa e vide le sue gambe ornate da profondi tagli sanguinanti. Trattenne per un attimo il fiato e richiuse gli occhi. Le sue ferite da taglio ardevano come un enorme fuoco, percepiva il dolore come una lunga apnea alla ricerca di ossigeno. Sperava di diventar cenere e abbandonare una volta per tutte il suo inferno. Dal suo volto scese una lacrima, era arrivata al punto di desiderare la morte: la fine del capitolo.
Il suo viso diventò salato a causa delle lacrime che fuoriusciavano dai suoi occhi color nocciola.

Il suo pianto fu interrotto da un rumore simile a quello di uno sparo. Aprì a stento gli occhi e intravide delle figure correre, altre avvicinarsi e sparare. Le sue forze cedettero e cadde nel sonno.

Le fondamenta di quella struttura del demonio cedettero, gran parte delle reliquie provenienti da ogni dove, vennero abbattute e la gabbia di Edith si distrusse. Lei giaceva morente a terra come una carcassa, priva di ogni dignità. Il suo corpo venne trafitto da i cocci di vetro appartenti alla sua cella.

Loki scese dalla nave e vide i suoi uomini lottare con delle creature simili a uomini e altre di diverso phylum. Alzò la mano e la chiuse delicatamente a struttura di ventaglio. Non appena formò dei pugni comparve un elmo dorato con delle lunghe corna leggermente incurvate. Aprì le mani e fece comparire due pugnali, l'impugnatura decorata con dei serpenti e la lunga lama davano l'idea di colui che di assassinii se ne intendeva.
Avanzò con passo fiero, si avvinò a lui un uomo alto con una barba blu intento a sfoderargli un colpo. Il Dio delle malefatte, creò un suo clone, lo trafisse dritto al cuore e infine rise.

<<Creature stolte>> disse il corvino facendo un sorriso beffardo.

I suoi occhi blu erano desiderosi e così decise di avanzare: doveva trovare quella lancia. Intorno a lui tutto era distrutto vide numerosi esseri morenti, un papero di notevoli dimensioni, un donna di pelle cobaltea, vide numerosi armi variegate di ogni regno. Si guardò attornò, scrutava ogni dettaglio che gli potesse suggerire una via verso Gungnir. Davanti a sè vide una porta, alzò la mano e la spostò verso sinistra. La porta si aprì seguendo il movimento del Dio. Egli entrò a passo lento puntando davanti a sè i suoi pugnali. La stanza era distrutta, il tetto era crollato ed erano presenti numerosi cocci di vetro. Guardò alla sua destra e vide appesa la lancia dorata. La prese e con gesto ella scomparì dalle sue mani.
Fece gesto di uscire, quando sentí un lamento. Si girò, camminò lentamente e vide una donna con un viso pallido. I suoi capelli corvini toccavano terra, il suo corpo era rivestito di sangue e profondi tagli. Il Dio la guardò attentamente fino a quando lei aprì gli occhi. Erano color ambra, richiedevano soccorso ella mugugnò e ricadde nel sonno. Per un attimo Loki rimase lì a pensare. Era l'unica di quella collezione di anime che era stata torturata, non ne capiva il motivo. Era un enigma che il Dio delle malefatte voleva risolvere. Fece comparire un panno bianco e avvolse la gamba sinistra della ragazza dolorente.

La tiró su di sè e come un trofeo la portò sulle sue braccia giungendo fino alla nave. Chiamò i suoi uomini e ripartirono per portare a Odino quello che tanto desiderava: Gungnir.



𝙵𝚎𝚊𝚛 𝚘𝚏 𝚃𝚑𝚎 𝙳𝚊𝚛𝚔𝚗𝚎𝚜𝚜|𝙻𝚘𝚔𝚒 𝙻𝚊𝚞𝚏𝚎𝚢𝚜𝚘𝚗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora