Dimenticare

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Arrivo in stazione a Bergamo quasi alle 22, mi dirigo all'uscita e aspetto il primo taxi disponibile.
Nel mentre mi sono fatta dire da Federico l'indirizzo di Matteo.
Gli ho spiegato cos'è successo con mio fratello ed Alessandro e gli ho anche detto che non me la sarei sentita di stare insieme a loro per una settimana.
Tornare a Milano da Federica non mi sembrava l'idea migliore, così ho deciso di andare da Matteo, almeno possiamo condividere il nostro dolore.

Dopo una decina di minuti scendo dal taxi.
Mi ritrovo davanti a degli enormi palazzi bianchi in stile moderno, assomigliano molto a quelli che ci sono a Milano.
Non amo profondamente questo stile, preferisco le case rustiche, sembra che abbiano un sapore di famiglia.
Mi avvicino all'ingresso del primo palazzo e cerco tra i campanelli quello con scritto "Pessina M.", lo trovo e lo schiaccio, ma non ottengo nessuna risposta.
Inizio a diventare pensierosa, e se fosse ancora in ospedale?
E se fosse da qualche altra parte?
E se fosse a casa di Vian?
Il mio flusso di pensieri viene interrotto dal rumore meccanico del portone che si sta aprendo, entro nel condominio e la prima cosa che incontro sono delle scale, così le comincio a salire cercando di trovare una porta aperta.
Passo il primo piano, passo anche il secondo e solamente quando arrivo al terzo trovo una porta aperta e Matteo ad aspettarmi sull'uscio reggendosi in piedi grazie a due stampelle.

Il centrocampista mi continua a fissare senza proferire parola ed io faccio lo stesso, non c'è una spiegazione logica per giustificare la mia visita senza preavviso.
Dopo degli istanti interminabili mi avvicino a lui e lo abbraccio.

"Come stai?" gli chiedo con la testa appoggiata sulla sua spalla.

"Da schifo" risponde lui.

"Mi dispiace tanto" dico con la voce rotta.

Lui si stacca leggermente da me e dopo avermi scrutato attentamente dice: "Mi sa che anche tu ti senti una schifezza come me"

Faccio cenno di sì con la testa ed entriamo in casa.

"Scusa per il casino, ma sta sera non sono molto di buon umore" mi ammonisce riferendosi alle birre sparse sul tappeto del soggiorno.

Rido leggermente alla vista di quel caos e mi tolgo il giubbotto e le scarpe, rimanendo con i calzini. Successivamente inizio a guardarmi i piedi non sapendo che cosa dire.

"Ti va di raccontarmi cosa è successo?" mi chiede Pessi.

Io faccio cenno di sì con la testa.
Allora lui si accomoda sul divano e poggia una mano affianco a sé per intimarmi a raggiungerlo.
In punta di piedi arrivo fino al divano e mi siedo a gambe incrociate, faccio un profondo respiro e poi comincio a parlare, ma è come se avessi un nodo alla gola.
Le mie parole sono bloccate nelle corde vocali e non riescono ad uscire, così Matteo poggia una mano sulla mia coscia e comincia ad accarezzarla per darmi il coraggio di ricordare ciò che è successo qualche ora prima.

Appoggio la testa sulla sua spalla e gli dico: "Nicolò ha combinato un casino"

"Cioè?" mi chiede lui.

"Sapeva che Alessandro mi tradiva da tre mesi, ma non ha voluto dirmi nulla per proteggermi...la cosa divertente è che mi ha fatto più male il fatto che mio fratello non mi abbia detto la verità che il tradimento di Alessandro. Quando stai con qualcuno c'è sempre la possibilità che ti tradisca, ma da tuo fratello non te lo aspetteresti mai. La persona con cui ho condiviso la mia vita fin dal primo giorno non mi ha detto che ho un paio di corna sulla testa" gli spiego.

Lui non dice nulla, sposta la mia testa sul suo petto e mi stringe forte.

"So io cosa può farti stare meglio" bisbiglia al mio orecchio.

Lo guardo con espressione interrogativa.

"Vai ad aprire il frigo" mi ordina.

"Lo farei volentieri, ma non so dove sia la cucina" replico.

Tuffo nel vuoto //Matteo Pessina//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora