Una tazza di caffè

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Appena la strana ragazza si avvicinò al bancone, la salutai con un 'buongiorno'. Lei fece lo stesso, per poi puntare gli occhi sui dolci che avevo sistemato un paio di minuti prima. La ragazza alzò lo sguardo, esclamando 'Potrei avere uno di questi?' mentre indicava uno dei tartufi neri che avevo preparato io stessa il giorno prima. 'Basta così?' le chiesi; 'Prendo anche un caffè macchiato' mi rispose. Ci misi poco a prepararle il caffè, dopodiché glielo diedi insieme al dolce. In seguito, si andò a sedere, estraendo il cellulare dalla tasca dei jeans e cominciando a digitare sulla tastiera. Non ci fu un momento in cui non la fissai, non avevo mai visto una ragazza del genere venire al bar o nei paraggi del quartiere, doveva essersi trasferita da poco in questa zona. Avrei voluto andare da lei e parlarle, ma in quell'istante ricordai di essere a lavoro e di rischiare d'essere licenziata. Visto che non posso farmi sempre parare il culo da Isabella, rinunciai al pensiero di parlare alla ragazza e tornai al bancone. Isa mi guardò confusa, ma dopo uno sguardo intenso, capì subito le mie intenzioni. 'Sai, non posso sempre guardarti le spalle, dovresti cominciare a  prendere il tuo lavoro seriamente se non vuoi perderlo' esclamò, con un velo di delusione e preoccupazione. Io mi voltai verso di lei, la guardai ed esclamai 'Lo so Isa, ma sai benissimo che non m'importa di ciò che pensa il capo, io faccio questo lavoro solo per mettermi qualcosa da parte'. Il suo viso si fece solenne; 'Potresti almeno prenderlo sul serio stavolta? Sto rischiando anch'io d'essere licenziata per pararti il culo a te, ma non te ne frega nulla del fatto che ci rischio anche io eh?' affermò. In quel momento mi sentii egoista; non solo stavo trascurando la mia unica possibilità di mettere da parte un po' di denaro, ma stavo persino mettendo in difficoltà una persona che cercava soltanto di aiutarmi, per di più me ne fottevo solo per la mia pigrizia. Prima che potessi aggiungere qualcosa, Isa se ne andò, lasciandomi da sola al bancone con i clienti. Li servii, dopodiché; durante la mia pausa; decisi di andare a scusarmi con lei. La trovai nel camerino, e lì mi scusai per tutti i problemi che le avevo causato; lei mi sorrise, affermando il fatto che mi avesse perdonata. Uscii dal camerino per tornare alla postazione di lavoro, dove vidi la ragazza che portava il piattino con la tazza vuota sul bancone. Mi avvicinai, la ringraziai e le chiesi 'Scusi, ma è nuova nella zona?' Lei sembrò sorridermi sotto la mascherina, e mi disse 'In realtà sì, sono nuova nel quartiere'. 'Si trova bene?' le chiesi; 'Mi ci sto abituando; ma non è niente male, mi piace come posto a dir la verità' esclamò. 'Scusi qual è il suo nome?' le chiesi, guardandola negli occhi; 'Rose', 'Mi chiami pure Rose'.

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