Una rosa rossa

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La guardai con gli occhi sgranati, esclamando 'È un bellissimo nome'; lei mi sorrise,'E lei?' mi chiese curiosa. Io esitai; lo sguardo con cui mi stava osservando in quell'istante mi fece venire dei brividi su tutta la spina dorsale; non ho idea se fossero brividi di piacere o di impressione; ma il modo in cui i suoi occhi mi fissarono aspettando una mia risposta, mi convinse a parlare. 'Il mio nome è Emily' dissi, ruotando gli occhi da una parte che non fosse il suo volto. 'Anche il tuo è un bel nome' mi disse, tentando di guardarmi negli occhi.
Io feci per voltarmi, quando mi cadde lo sguardo sull'orologio appeso al muro. Era finito il mio turno di lavoro e tra non poco, sarei dovuta tornare a casa per prepararmi il pranzo. Subito guardai la ragazza, affermando 'Mi ha fatto piacere fare una chiacchierata con lei, ma è arrivato per me il momento di andare'. Il suo sguardo curioso si spense e dalle sue labbra coperte dalla mascherina, uscii la frase; 'Certo, mi scusi di averla disturbata; devo andare anche io in realtà, quindi la saluto'. Fu così che dopo aver pronunciato queste parole, uscì dal locale, facendomi un segno di saluto con la mano. Mi sentii in colpa, ma non me ne feci un dramma; uscii dal locale e me andai in macchina. Una volta tornata a casa, andai in cucina; non avevo le energie per cucinare, perciò mi scaldai una pizza. Il pomeriggio decisi di uscire per prendere una boccata d'aria, dopotutto non facevo una passeggiata da un po'. Finii di fronte ad un fioraio, perciò mi fermai a guardare i fiori. Le rose in particolare catturarono la mia attenzione. Erano così rosse e vive, quasi come se i loro petali fossero fatti dal sangue. Mi tornò in mente lei, Rose, la strana ragazza della mattina prima. Decisi di comprare una di quelle rose, in modo da mettermela in camera nel vaso che mi ero comprata. Girai l'angolo e la vidi; andai subito in panico. La salutai con un cenno della mano, fermandomi in mezzo al marciapiede. Lei fece lo stesso, avvicinandosi per parlarmi. 'Vedo che ti stai abituando bene al quartiere' dissi ironicamente. 'Ed io non credevo che ti piacessero i fiori' mi rispose; 'Perché non dovrei? Certo; sembro il tipo di persona che li odia, ma dopotutto non sono di certo brutti' esclamai. 'Hai ragione', rispose, 'Quindi ti piacciono le rose,eh? Le trovo molto belle anch'io, anche se preferisco i tulipani' aggiunse. 'Ma le rose se te le metti in camera sono uno spettacolo, fidati' le dissi, porgendole la rosa; 'Che fai?' mi chiese confusa. 'Te la regalo' affermai, con un sorriso che la lasciò sorpresa. 'Ma sai solo il nome e mi hai incontrata solo stamattina, perché regalarmi qualcosa?' rispose, ancora più confusa di prima. 'Ho già troppi fiori a casa, insisto, prendila' esclamai, convinta. Lei allora allungò la mano e prese la rosa; 'Grazie, prima o poi troverò il modo di sdebitarmi', disse, allontanandosi.

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