Capitolo 5

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Il ragazzo si avvicina a grandi passi verso di me. Una volta arrivato si posa per terra affiancandosi a me.

"Stai bene? - mi chiede guardandomi negli occhi, lo guardo pure io, perdendomi nei suoi occhi. Non so per quanto lo sto fissando ma non mi importa, sono così...un'altra fitta.

"Fa male" - riesco a dire. Si avvicina ancora di più a me - "Fammi vedere" - tolgo la mano per fargli vedere, e noto che fa un espressione non proprio rassicurante quando vede la mia mano coperta di sangue. Un'altra fitta.

"Devi fare meno rumore possibile, perciò ora cerca di restare in silenzio" - con uno scatto mi raccoglie da terra come se per lui io fossi aria.

Dopo pochi minuti, si ferma davanti a una piccola pozza con dell'acqua a dir poco scura, quasi nera. Mi posa a terra delicatamente proprio affianco alla piccola pozza. Con nonchalance inizia a togliersi la camicia ormai sporca del mio sangue.

'Cosa stai facendo' - penso

"Potresti dirmi perché ti stai spogliando?" - gli chiedo con la voce tremolante a causa del dolore. Lui si ferma e inizia a guardarmi con un'espressione che esprime soltanto ovvietà. Inarca un sopracciglio.

"Qualcuno ti dovrà pur immergere nell'acqua" - lo guardo mentre si spoglia, e non riesco ad evitare di arrossire.

Finito di spogliarsi mi riprende in braccio sempre come se per lui io non pesassi nulla.

"Ti ricordo che se facessi troppo rumore potresti attirare l'attenzione su di noi, e vorrei tanto che evitassi di farlo" - dice poco prima di immergere il proprio corpo in quell'acqua più simile a melma decisamente più densa.

"Inoltre, ti avverto, potrebbe fare male" - ... - "in che sens." - non riesco a finire la frase che un fortissimo dolore mi colpisce dove avevo la ferita. Stringo i denti per evitare di urlare.

Ad un certo punto mi lascia galleggiare da sola, mentre il dolore si fa sempre meno forte, fino a diventare piacevole. Dopo pochi istanti, mi riprende in braccio e mi riporta fuori dall'acqua, posandomi di nuovo a terra.

"Ora come ti senti? - mi chiede lui mentre si siede accanto a me. - "Meglio, molto meglio...ma che cos'era?" - gli chiedo guardandolo negli occhi, in quei bellissimi occhi che nel mio incubo sembravano così paurosi.

"Questa è una sorgente demoniaca"

"A, ok, capisco...aspetta...una fonte che!?" - gli chiedo con un tono di voce molto sorpreso

"È lungo da spiegare, te lo dico un'altra volta." - 'un'altra volta...' -"Si...ok."

Un silenzio imbarazzante cala su di noi. 'Dovrei dire qualcosa?'

"Ti chiedo scusa" 

'Mi ha appena chiesto scusa?' 

"Se posso chiedere, perché mi chiedi scusa?" - si gira verso di me e mi guarda con un'espressione da cane bastonato

"Per il modo in cui ti ho parlato la prima volta che ci siamo visti...insomma, ti avrò spaventata" - 'adesso ho capito' -"Beh si in effetti, mi hai un po' spaventata con quella storia: tra tre giorni ti verrò a prendere, ecc, ecc."- appena finisco di parlare cambia subito espressione, facendosi subito serio - "Guarda che quella non era una storia, tra tre giorni, o meglio due, ti verrò a prendere" - rimasi impietrita da quelle parole.

"Perché"- riuscì solo a dire. Lui mi guardò per un momento che sembrò non finire più per poi distogliere lo sguardo.

"Perché?" - richiesi più decisa.

Continuava a non rispondermi ed iniziavo a innervosirmi, e non poco.

"Ok, senti, ti ringrazio per avermi aiutata, ma ora devo andare" - feci per alzarmi ma lui mi posò una mano sulla bocca zittendomi e spingendomi contro un masso. Lo guardo spaventata ricordando la scena di prima. Un brivido mi percorre per tutto il corpo e una lacrima mi riga il volto. Chiudo gli occhi - 'Perché a me?' - penso.

Strada per l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora