Capitolo 10

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Aprii gli occhi molto lentamente, ma non vidi praticamente niente. Era come se ci fosse un velo nero sui miei occhi per far in modo che io non riesca a vedere cosa mi circondi. Distinguevo soltanto diversi colori come il verde, il nero e dei distinti puntini bianchi.

Quando il velo nero dai miei occhi incominciò a sparire sempre di più, capii quello che mi circondava: il verde erano le foglie degli alberi pienamente rigogliosi, il nero era il cielo notturno che mi sovrastava e i tanti puntini bianchi erano le stelle, che brillavano intensamente, come se stessero cercando di sovrastarsi l'una con l'altra.

Non so quanto tempo passò mentre ammiravo il fantastico cielo notturno, il mio sesto senso però mi stava avvertendo di non essere sola. Mi guardai attorno, ma senza trovare alcuna figura che potesse assomigliare ad una persona.

Ritornai con gli occhi verso il cielo, ma poco dopo sentii dei rumori dietro alle mie spalle.

Mi girai di scatto, e vidi una figura umana con il viso coperto da una maschera di porcellana, dove solo gli occhi erano scoperti e il resto del corpo era coperto da un enorme mantello nero, venirmi incontro con passo cauto e insicuro. Capii subito che non era Seth.

Aprii la bocca per chiedergli chi fosse ma non feci in tempo perché con uno scatto fulmineo, con una sua mano coprì le mie labbra, impedendomi di parlare, invece si portò verso la sua bocca l'indice dell'altra sua mano per indicarmi di fare silenzio.

Quel breve contatto mi provocò brividi in tutto il corpo e un senso di pace e appagamento enorme, tanto da farmi chiudere gli occhi per godermi questa sensazione stupenda.

Ad interrompere questo momento idilliaco fu proprio lui.

"Non ho molto tempo per parlarti, sto scappando da lui, ora che tu sei qui e finalmente la profezia si sta avverando. Lui mi starà cercando per uccidermi perciò devo fare molto in fretta, sappi che ci rincontreremo tra non molto. Devi solo ascoltarmi ora e per favore di tutti credermi. Devi fidarti di Seth, lui è l'unico che potrà stare sempre al tuo fianco per proteggerti, almeno finché non ci sarò io."

Disse tutto velocemente mentre mi guardava intensamente negli occhi e io nei suoi, mi ricordavano qualcosa di molto familiare.

Non so perché, ma ogni cosa che diceva mi sembrava pura verità.

"Non hai idea di quanto tu mi sia mancata Hope ." - mi disse mettendo il suo palmo destro sulla mia guancia, donandomi ancora quella sensazione magnifica di poco prima.

Poco dopo si staccò con velocità da me.

"Ora devo andare. Ricorda bene quello che ti ho detto, e per favore credimi. Lo so che dentro di te mi credi."

"Aspetta" - gli dissi afferrandolo per una manica del mantello - "Chi sei tu?"

Ci guardammo intensamente negli occhi, i miei assetati di verità, e i suoi terribilmente familiari.

"Te lo dirò la prossima volta che ci incontreremo" e con queste parole sparì velocemente senza darmi il tempo di vedere da che parte fosse andato.

"Finalmente si è fatto vivo, non speravo più che arrivasse".

Ed eccolo qui, Seth, la persona più subdola che conosca, ma che devo ciecamente fidarmi di lui. Penso che sia una presa in giro, potevano darmi qualcuno di più simpatico o almeno qualcuno che non si diverta a far perdere conoscenza alle persone normali.... a proposito...

"Tu!" - gli urlai andandogli incontro - " Come ti permetti di trattarmi in questo modo?! E poi che fine ha fatto Jacopo?! Dove siamo noi?! Per quale cavolo di motivo mi hai portata qui, e sopratutto...perché hai dovuto farmi svenire?!"

Non si mosse neanche di un millimetro, anche se gli ero praticamente saltata addosso.

"Senti non ho voglia di parlare, sono stanco, sai portarti per un giorno intero in braccio non è molto comodo!"

"Come scusa?! Sei stanco...perché?! Prima di tutto, se non mi avessi fatta svenire non mi avresti mai portata in braccio, secondo, non eri mica un demone tu? Ti sei descritto con chi sa quali poteri sovrannaturali, e poi dici che sei stanco?"

Vidi la sua mascella irrigidirsi...non era una buona cosa...

"Senti ragazzina, non so se hai capito bene chi sono io, ma sappi che se mi parlerai anche solo un'altra volta con questo tono, non finirà bene!"

Il mio respiro si bloccò immediatamente per la paura, quando vidi i suoi occhi tramutarsi per l'ennesima volta da verde, a rosso sangue.

Abbassai la testa.

"Scusa" - gli dissi e mi stupii da sola per questo.

"Bene, ora dormi domani dovrai camminare e io non ho voglia di portarti in braccio ancora una volta."

. . .

NEL FRATTEMPO...

"Cosa la preoccupa Sire?" -
"Stavo pensando..."
"A che cosa mio signore?"
"La profezia...ci sarà pur un modo per evitare ciò di cui parla. Ormai sono anni, decenni che mi pongo domande di questo tipo e mai il mio ingegno è riuscito ad elaborare una soluzione e la cosa, ti confesso, che mi preoccupa e non poco, se devo essere sincero."

Ronin l'unico e solo figlio di Lucifero in persona, il  demone distruttore, il male e soprattutto il re dell'inferno.
Tanti nomi sono stati attribuiti al sovrano reggente, tutti i quali rispecchiano la  sua malvagità. Ma nessuno si è mai soffermato nel pensare a come il re avrebbe potuto salvare il suo regno e di conseguenza il suo popolo, ed è proprio questo il dilemma che lo affligge da decenni ormai, per colpa del padre dei mali, nonché suo padre, ora lui è costretto a portarsi sulle spalle responsabilità enormi, ma d'altronde...è il suo destino.

"Io confido in lei mio Signore, come tutto il suo popolo."
"Non è questo quello che mi preoccupa maggiormente, ma scoprire chi sarà quel fuoco di speranza e distruggerlo immediatamente!" - urlò il re contro il suo più fidato comandante, il quale non si mosse mai di un millimetro ormai abituato agli scatti d'ira del proprio re.
Ronin si alzò dal suo trono, girò alcune volte nell'immensa stanza, come se stesse ragionando su qual cosa, finché prese la prima cosa che gli capitò vicino e la lanciò furiosamente contro un muro a pochi centimetri dal comandante.
"Sire calmatevi, tutto questo non vi porterà di certo alla soluzione." - disse al re.
"Hai ragione" - rispose esso risedendo si sul proprio trono - "Ora lasciami solo Christopher  ho bisogno di ragionarci su, vai pure nelle tue stanze a riposarti." - congedò il comandante il quale lo ringraziò inchinandosi.
Dopo che il demone uscì dalla stanza, all'attuale sovrano rimbombavano per la milionesima volta quelle parole che avrebbero segnato in qualche modo il suo regno, le parole della profezia.
Ormai la sapeva a memoria da più di cento anni.
Sarebbe stata la sua rovina se non riuscisse a trovare i ribelli citati proprio in quella maledizione scatenata su Lucifero, creatore del male, da Dio stesso in persona.
...
"Il terzo erede nascerà, e con la ragazza dai capelli di fuoco, gli occhi puri come il cielo, con il nome di speranza, giungerà a risolvere i problemi del passato e l'impero dei predecessori finirà con la morte e con l'amore.
Trema Lucifero, figlio mio, e fa che la mia parola sia conosciuta in tutto il tuo regno, così che i tuoi sudditi si preparino, e così anche i loro figli.
Sappi che la mia parola, non tradisce mai.
E con questo io maledico il tuo nome, figlio, così che la mia creazione, ti riconosca solo per quello che sei dentro: il re dell'inferno, un demone, capace di pensare solo a se stesso, così rinunciando all'amore.
Ricorda inoltre, sarà per mano della ragazza, che il tuo impero cadrà, e tu ormai non potrai farci più niente.
Figlio, io ti dono la vita eterna, così che la tua colpa ti perseguiti per l'eternità, e così anche i tuoi figli e i figli dei tuoi figli.
Con questo io ti dico addio, Lucifero.
Ma ricorda bene le mie parole."
...

"Giuro sul mio onore che ti troverò, e quando questo accadrà ti massacrerò finché il tuo corpo non cederà, e quanto la tua sudicia anima tornerà qui all'inferno ti torturerò per l'eternità!!" - urlò il sovrano dell'inferno alzandosi dal suo lussuoso ed enorme trono.
È così il re si ritirò nelle sue stanze, dove avrebbe continuato a tartassarsi di domande, incosciente che la sua maledizione stava già avvenendo.

Strada per l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora