capitolo2 ambra

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10 giugno, che nottata, in realtà ricordo ben poco e questo fa capire che è stata una di quelle notti da ricordare.

come ogni mattina sono uscita tardi fuori di casa e mi sono scontrata con Etto davanti alla porta del condominio, mi ha preso per i fianchi e io mi sono subito spostata, non era questo che volevo, o per lo meno non lo volevo in quel momento, da giorni continuavo ad evitarlo per risparmiare i "chiarimenti" che lui teneva tanto a fare, a me non fregava un cazzo di etichettarmi in qualcosa che nessuno riesce ad essere fino in fondo e non volevo neanche pensare a nessun altro tranne che a me, forse è da egoisti ma se non piaccio a me stessa perché dovrei piacere a gli altri? Etto sarebbe stato meglio senza di me.

uscii dalla porta e accesi una sigaretta
"non me ne offri una?" chiese con un sorrisetto accennato sul lato della bocca "pensavo non fumassi" replicai io e li porsi il pacchetto. non capivo quel ragazzo, non capivo niente di lui, sembrava che non gliene fregasse un cazzo di quello che era successo tra noi ma allo stesso tempo sembrava preso. liquidai questo pensiero con un tiro di Chesterfield e andai verso la fermata rassegnata ad entrare in seconda ora, anche l'ultimo giorno di scuola.

passai le ultime 5 ore di inferno a disegnare cerchi sul banco e riflettere sulla vita dopo la morte in bagno con Giu, poi l'ultima campanella suonò e un'ondata di adolescenti sbronzi, fatti e eccitati uscirono da scuola pronti a sbronzarsi la sera. ammetto che mi piace considerarmi diversa, forse non lo sono, anzi sono sicura di non esserlo, ma pensare di non avere gli stessi pensieri da idiota dei miei coetanei mi tranquillizza. arrivai a casa con Giu,Andre,Simo e Etto, prendemmo un paio di casse di birra e passammo il pomeriggio a fumare canne stesi sul pavimento ascoltando musica oscena di playlist di qualche ragazzina eccitata.

a prepararci per la serata rimanemmo solo io e Giu, in realtà lei si preparava e io leggevo una fanfiction oscena su wattpad, non era il mio genere di cose ma mi fanno sorridere le storie di uomini dominatori e donne sottomesse, e così mentre Giu si provava l'ennesimo vestito io leggevo ad alta voce storie molto cringe che probabilmente facevano ridere solo noi.

"cazzo il mascara" disse Giu impanicata
"ne hai uno da prestarmi?"
la squadrai con un sorrisetto stronzo stampato in faccia
"ti sembro tipa da mascara?" chiesi
"cazzo cazzo cazzo devo tornare a casa"
"sbrigati principessa che a mezza notte torni domestica"esordii ridendo prima di chiudersi la porta alle spalle mi mandò a fare in culo e poi calò il silenzio a casa mia, era da troppo tempo che non stavo da sola in silenzio a casa, mia madre tornava si e no una volta a settimana e mio padre, mio padre era mio padre, e per questo c'era sempre qulacuno a farmi compagnia o a drogarsi in casa senza la rottura di palle degli sbirri.
non passarono 10 minuti in silenzio che sentii il campanello, aprii la porta pronta a fare una battuta di cattivo gusto a Giu ,ma quando aprii l'odore di erba e alcol di Etto mi sovrastò
"perché cazzo sei venuto" "perché cazzo mi eviti"
sapevo che non avrei potuto evitare il confronto quindi l'unica cosa che mi venne in mente fu baciarlo, e lo feci, appoggiai velocemente le labbra sulle sue e lui ricambiò il bacio, si chiuse la porta alle spalle, mi prese in braccio e mi sbattè contro la porta;il bacio si fece più appassionato e lui non faceva altro che ansimare, mi strinse la mano intorno al collo e io continuai a spingermi con l'inguine contro di lui, gemevo e non cercavo di nasconderlo; lui si avvicinò con la bocca al mio orecchio, sentivo il suo fiato caldo pulsare su di me, la tachicardia di entrambi i nostri cuori,tutto tranne che sincronizzati, stavo per slacciargli i pantaloni quando dalla sua bocca uscì una frase con un filo di voce
"non voglio solo questo"
disse in maniera quasi fredda, poi mi lasciò le gambe e mi tolse la mano dal collo, si passò la mano sulla testa e poi sulla fronte facendo una specie di smorfia, poi aprì la porta e uscì.
non avevo spiccicato parola e quei 20 secondi erano sembrati ore.

pensavo non fumassi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora