5) It's horror baby! pt.2

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Decisi che avrei scoperto di più nei giorni seguenti.

Qualche ora dopo mi ritrovai su in camera a leggere Petrademone, uno dei miei libri preferiti, quando sentii un botto proveniente dalla finestra. Mi alzai per andare a controllare e vidi un paio di mani appese al davanzale. Di chi erano? Mi sporsi ancora per controllare e vidi il viso di un ragazzino della mia stessa età, molto affaticato: "Questa finestra non è mai rimasta chiusa: spiegami perché tu la devi tenere così!" Sbalordita, resto lì a guardarlo per alcuni secondi, quindi lui aggiunge: "E per l'amor del cielo, dammi una mano a salire prima che cada!" "M- ma certo" Allungai una mano per farlo salire e tirarlo dentro, così che non cadesse. Aveva la mano fredda, ma in questo periodo dell'anno non è solito avere la temperatura così bassa. Pensai che se io potevo avercela, allora anche gli altri potevano, quindi non le diedi importanza. Il ragazzo sembrava stanco, come se avesse corso chilometri, ma nonostante ciò mi chiese se volevo venire a giocare con i suoi amici: "Però non dire che vai a giocare a nascondino, prova con la scusa che vai a esplorare ok?" Annuii e scesi le scale.

"Mamma, papà, potremmo andare in esplorazione, visto che dovrò stare qui ancora per un po'?" "Potremmo chi?" Girai la testa ma dietro di me non c'era più nessuno. "Emh, volevo dire potrei" Entrambi acconsentirono, stupiti che preferissi l'esterno al leggere. Presi due brioche e una bottiglia d'acqua per fare merenda e le misi nello zaino. Uscendo, rividi il ragazzo di prima, solo che stavolta era accompagnato: un Golden retriever lo stava seguendo con la lingua di fuori. Salutai innanzitutto il ragazzo, poi mi chinai e salutai anche il cane con una carezza. "Ciao! Vieni con me che raggiungiamo gli altri" "Sì arrivo!" Ci inoltrammo nel bosco, dove vigeva la nebbia e l'oscurità. "Ricordati di seguire sempre il sentiero ragazza!" La voce del mio nuovo amico mi giungeva come se fosse lontana chilometri e io mi prestavo a seguirla. La nebbia era ormai così fitta che per non inciampare mi tenevo stretta al cane. Alla fine raggiunsi un posto che sembrava abbandonato, ma con altri tre ragazzini, oltre a me e all'amico che mi aveva accompagnata. In tutto eravamo quindi in sei.

"Chi è questa Cla?! Lo so che sei nuovo, ma dovresti sapere le regole!" Una ragazza bionda alta e con gli occhi azzurri, che poi avrei scoperto chiamarsi Lena, mi accolse con questa frase. "Finiscila Lena, lo sai benissimo chi è!" Un'altra ragazza mi si avvicinò. Lei era rossa, con gli occhi verdi e la faccia piena di lentiggini . "Piacere, io sono Martina, lui è mio fratello George e l'altro è Fred, nostro cugino". I due ragazzi mi salutarono e tornarono a giocare con le barchette sul lago. Anche "Cla" andò verso di loro e quindi lo seguii anche io. George mi diede una barchetta abbastanza malconcia e la misi dentro il lego, tenendola con le mani. Al via la lasciai ed essa, insieme a tutte le altre, iniziò a navigare verso l'altra sponda. Alla fine purtroppo arrivai penultima –Fred aveva una barca carina, ma era bucata sul fondo–, però non mi toccò contare al seguente gioco: nascondino.

La voce nasale di Fred che contava si udiva in lontananza, mentre mi stavo dirigendo verso l'hotel, attraverso il sentiero. All'improvviso una nebbia come quella della volta precedente mi offuscò la vista, ma era pronta a ciò. Continuai a camminare a carponi, sporcandomi i jeans, finché un rumore inaspettato mi fece rialzare subito. La pioggia batteva violenta su di me, mentre cercavo di proteggermi il viso dalle minuscole goccioline che cadevano dal cielo. "Poco fa non era una bellissima giornata?" Pensai continuando a camminare con una mano sulla fronte. Terminata una lunga camminata intravidi una casetta di legno sulla riva del lago, probabilmente una rimessa per le barche dei proprietari. Un urlo fece da sfondo a quella terribile immagine, mentre cercavo di capire cosa fare. Una ragazza sbucò fuori e sorridendo mi fece un cenno con la mano in segno di entrare: "Su, non vedi che sta venendo un acquazzone ancora più grande?" Aveva ragione e poi, pensai, non ci potevano essere grandi pericoli. Mi sbagliavo.

"Ciao, io sono Lucy, ho visto che stavi giocando; è che io di giocare ne ho piene le tasche: è roba da mocciosi" Continuò a parlare a vanvera per circa mezzo minuto e quando terminò mi guardò fissa, socchiudendo gli occhi. Sobbalzai. "Tu invece chi sei? Non ti ho mai vista da queste parti... Non sarai per caso la cugina di Patrick?!" "Io... emh, non so chi sia questo Patrick" mormorai "Io ero con Fred, George, Martina..." "Mia madre si chiama Martina sai? Ma non credo sia lei...Insiste sempre con questa cosa della scuola e che devo essere educata e gentile, che dovrei imparare a cucinare invece di stare tutto il giorno fuori a sporcarmi. E come se non bastasse la maestra ce l'ha con me: -Lucy fai questo, Lucy fai quello, Lucy sta' composta!- Sempre a darmi ordini, ma io non la sopporto..." Mi squadrò da capo a piedi e poi aggiunse: "Tu invece sembri la solita cocca delle maestre, non è vero?" "Non saprei..." Facevo fatica a stare dietro a quella ragazza, che saltava di palo in frasca in pochi secondi. "Devo andarmene da qui" Pensai terrorizzata.

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