Prendi per mano il tuo destino

301 5 0
                                    




1. Dario

Autunno 2015


Era una fresca mattina, dalla finestra del bagno potevo vedere i raggi di un sole tiepido colpire il giardino antistante casa accendendone i colori, il cielo terso era attraversato da gruppi di uccelli che volavano in stormi enormi che quando attraversavano il giardino con un fruscio d'ali sembravano grosse nuvole rumorose e vive.   Mi stavo facendo la barba, i peli scuri recisi dal rasoio elettrico cadevano placidamente sul lavabo come foglie secche mozzate da una pianta, distratto dalle nuvole vive di uccelli migratori, mi ferii il mento e da quel taglietto sottile  lacrimò una goccia di sangue purpurea che rimase sospesa immobile pochi millimetri più in basso.  

Mia madre che mi stava rifacendo il letto sentii la mia imprecazione e si affacciò in bagno preoccupata, le sorrisi dallo specchio e mi indicai il mento con un'alzata di spalle. Mio padre era già in cucina a fare colazione, mi stavo preparando per andare in studio con lui, avevo cercato di convincerlo di andare separatamente, io in moto e lui in macchina, ma come al solito non aveva sentito ragioni.

Arrivai in cucina che mio padre aveva già finito di mangiare le sue fette biscottate, il piatto era macchiato da strisce e gocce scarlatte di marmellata di fragole, mi guardò con uno sguardo freddissimo e alzando leggermente il viso fece un gesto allusivo al taglio sul mento, vergognandomi un po' mi sedetti al tavolo senza commentare. Sospirando come se fossi un bambino mi chiese  se avessi letto il caso del macchinista, oggi ci sarebbe stato l'incontro preliminare, probabilmente mio padre stava cercando di farsi da parte e darmi la possibilità di seguire il cliente da solo senza la sua supervisione, ma sapevo che non mi riteneva assolutamente in grado,  presto sarebbe andato in pensione e io sarei subentrato, da molto in realtà avevo ormai preso in mano lo studio ma mio padre era sempre lì a darmi consigli e spesso era proprio intervenuto per aiutarmi a sbrogliare delicate situazioni, questa volta però avevo la sensazione che non mi avrebbe aiutato in nessun modo, avrebbe solo fatto da spettatore. Dissi che mi ero preparato molto bene sul caso, la sera precedente ero anche rimasto in studio fino a tardi, e che avevo già in mente un'ottima linea difensiva.

Mio padre mi fissava a labbra strette mentre girava il cucchiaino nella tazzina del caffè, non disse una parola, ma sembrava preoccupato, probabilmente lasciare il suo studio avviato a me non lo faceva dormire tranquillo, sapevo che l'unica cosa che lo stava spingendo a darmi un po' di spazio era il fatto che avrei continuato ad avere l'appoggio dei suoi collaboratori di cui si fidava più di me .

Mentre papà iniziava a sorseggiare il caffè lentamente, mia madre entrò in cucina con una vestaglia color madreperla legata sui fianchi, aprì il frigo e mentre sceglieva lo yogurt con il quale fare colazione mi parlò dandomi le spalle:

"Adriana è in città con il marito, potremmo invitarli a cena stasera insieme ad Arianna e sua madre"

La proposta non le era venuta in mente per caso, in questi ultimi giorni era la terza volta che proponeva degli incontri con la famiglia di Arianna, come quella mattina, accennava a quegli incontri sempre con noncuranza ma in realtà i sentimenti che provava erano tutt'altro che tiepidi.

L'eccitazione e l'impazienza, che a stento riusciva a mascherare, erano dovute al fatto che mia madre sapeva che avrei chiesto alla mia fidanzata Arianna di sposarmi nel fine settimana.

Dissi che non era il caso, che volevo che non ci fossero sospetti riguardo alle mie intenzioni e invitare la famiglia della mia ragazza a cena in un comunissimo Mercoledì sera avrebbe potuto far sorgere delle aspettative, mia madre stava per controbattere ma venne fermata da un gesto di mio padre, mia madre si quietò e con lo yogurt tra le dita si sedette tra di noi con un'espressione delusa.

Diventando MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora