𝟏 | 𝐮𝐧 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐨 𝐥'𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨

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prompt n. 21: un giorno o l'altro prenderò quel treno

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1 . "Un giorno o l'altro"

Da quando Yamaguchi ha preso ad allenarsi con Shimada-san dopo scuola, a Tsukishima il tragitto di ritorno verso casa tocca farselo da solo.

Un giorno, in preda ad un'idea folle - che lui stesso stenta a credere di aver partorito - , si è trascinato fino alla stazione di Sendai. E per trascinarcisi ha dovuto prendere un pullman e inventarsi pure una balla per giustificare la manciata di Yen con cui se l'è pagato. "Mi sono fermato ad un mini-mart a fare merenda con gli altri." ha detto a sua madre. Una stronzata che faceva acqua da tutte le parti.

Lo ha fatto una volta e sostiene di averlo fatto per caso, o meglio per noia. Poi ha preso a farlo ogni giorno, tassativamente, con una foga crescente che lo lascia irrequieto per ore, come durante una febbrile e segreta abbuffata notturna, lontano da occhi indiscreti.

Ora, il punto è che a Tsukki di abbuffarsi, tanto meno di fare merenda ad un mini-mart con gli altri, o di trascinarsi fino alla stazione di Sendai solo per fissare a vuoto un tabellone scuro, non è mai fregato nulla. Però è circa un mese che lo fa. Ogni giorno. Tassativamente. Con una foga crescente che lo lascia irrequieto per ore.

Scende dal bus come fosse in un irrimediabile ritardo, con il cuore in gola varca la soglia dell'ingresso e sprinta fin sotto l'enorme schermo nero a led. Si aggiusta la tracolla che gli sega in diagonale il petto e intanto la lista dei treni in arrivo e partenza si aggiorna costantemente; gli occhi faticano a stargli dietro, indecisi se sperare nel prossimo Shinkansen da o per Tokyo. Secondo Kei, la prima è un'opzione persino più assurda della seconda.

Oggi gli allenamenti del club sono durati più del solito ma il ragazzo è arrivato comunque in tempo per concentrarsi ossessivamente sul treno delle 18:02. Sono le 17:57, ha ancora cinque minuti per farsi venire in mente una marea di pessime idee e anche tutto il tempo per non eseguirne nemmeno una.

E così accade, come ogni volta: i secondi scorrono, più lenti o più veloci del vero - questo dipende da quanta frenesia Kei si sente addosso - e intanto in testa si vede già nella capitale a bussare a casa di un tizio mezzo sconosciuto. Sul campanello un cognome sbiadito recita "Kuroo".

Ci si vede pur credendolo uno scenario impossibile. Un terrore notturno, un sogno stranamente vivido che quasi lo fa impallidire. Però poi si riprende e dal nulla scoppia a ridere, quasi istrico. Ride in realtà di sé stesso perchè si è appena scoperto a promettersi che, per assurdo, prima o poi, un giorno o l'altro quel treno lo prenderà.

Che cosa patetica.

Quanto sono patetico.

Per ora sta lì fermo, immobile, con il petto che gli oscilla per il fiatone, le guance arrossate e le ciglia che battono il tempo del tabellone. Aspetta le 18:02, che il treno parta e che sia troppo tardi. Quello Shinkansen sparisce dalla lista, come se non fosse mai esistito. Tsukishima prende e se ne torna a casa.

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Mi sono detta che scrivere questo prompt su Kuroo sarebbe stato troppo facile, perchè sono certa che una cosa del genere l'avrebbe fatta, magari giusto una volta, massimo due, poi lo avrebbe preso sul serio quel treno senza starcisi a crucciare troppo sopra. Quindi ho provato ad indagare la versione di Tsukki, mi sembrava più interessante da pensare e mettere a parole.

𝐅𝐈𝐋𝐎 𝐃𝐎𝐏𝐏𝐈𝐎, 𝐑𝐎𝐒𝐒𝐎 𝐄 𝐃'𝐀𝐂𝐂𝐈𝐀𝐈𝐎 |  𝐊𝐮𝐫𝐨𝐓𝐬𝐮𝐤𝐢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora