𝟒 | 𝐬𝐨𝐥𝐨

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prompt n. 24: rincorrere il treno, o chi c'è sopra

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4 . "Solo"

"Sono solo sei mesi!" sbraita per l'ennesima volta Tetsuro.

Secondo Kei, però, solo è un avverbio che si può applicare esclusivamente a lassi di tempo che variano dal quasi nulla al pressochè irrisorio, non oltre. Un attimo solo o solo cinque minuti, non ai mesi, e non a sei.

Solo è un avverbio che non andrebbe usato nemmeno per descrivere da quanto lui e Kuroo discutono di questo fatto. Perché non è solo, ma tanto, forse troppo tempo, e Tsukki adesso ne ha piene le palle.

Il problema è che Tetsuro, come al solito, la fa facile. Sono solo sei mesi e anche a voler essere romantici, o semplicemente irrealistici, già così non sono pochi. E non sono nulla se paragonati a quello che li aspetta. Perchè Kuroo non li calcola, ma Tsukishima sa perfettamente che ce ne saranno altri mille disolo sei mesi.

Li conosce i tipi di sogni che ha l'altro nel cassetto: se vuole realizzarli, se vuole lavorare in questo campo e inseguire il prossimo grande talento della pallavolo - e non più soltanto i malumori di Kei -, ce ne saranno mille e poi altri mille di solo sei mesi.

L'unica eccezione che Tsukishima crede di poter ammettere a quel solo sono i soli diciotto anni che ha appena compiuto. Sembrano più brevi di sei mesi, pressoché irrisori, anzi quasi nulla. L'immaturità che il ragazzo sente di avere su questo genere di questioni, glieli fa pesare come non contassero affatto. Un numero su un pezzo di carta straccia.

Tsukishima Kei ha solo diciotto anni e non crede proprio di poter sopportare questi e chissà quanti altri sei mesi.

Cercare di spiegare questa cosa all'altro è un'impresa titanica, eppure ogni volta, presi a fare o parlare di tutt'altro cadono su questo argomento. Il battibecco assomiglia a quello prima quanto al prossimo: l'uno conosce già a memoria le battute dell'altro, è un loop tremendo da cui entrambi vorrebbero presto svegliarsi.

La discussione oggi pareva ormai conclusa a casa Kuroo: era iniziata - e avrebbe dovuto anche esaurirsi - nel perimetro di quelle mura.

A parole non erano riusciti a caverne molto, ma le labbra poi le mani di Tetsuro sapevano sempre come sedare ogni disputa. Non appena avevano lasciato il corpo dell'altro, però, i due si erano ritrovati di nuovo punto a capo: la litigata aveva scavalcato i confini entro cui solitamente restava reclusa e ora tutta la stazione di Tokyo sapeva che Kuroo stava per partire alla volta di New York. L'università lo aveva selezionato per un semestre all'estero. Un programma per pochi eletti, un'offerta irripetibile.

Il copione però questa volta cambia, uno dei due ha deciso di improvvisare. Tetsuro continua a sbraitare e Kei a camminare impettito verso i binari, senza spiccicare una parola. La nuova battuta del ragazzo recitava che era arrivato il tempo per lui e Kuroo di troncare una volta per tutte. La linea finiva lì, non c'era altro da aggiungere. Punto e il sipario poteva anche chiudersi.

Quella storia non doveva nemmeno esistere, non doveva essere nulla di serio sin dal principio, sin da quel galeotto training camp di qualche anno prima. Quindi tutto questo come cazzo si spiega? Come cazzo ci è finito Tsukishima Kei, dalla piccola prefettura di Miyagi fino all'immensa Tokyo, con il cuore in mille pezzi mentre cerca di non sputarne tutte le schegge addosso all'altro?

L'unica opzione che ha è tacere e filare dritto. Il treno, per fortuna, è in arrivo su quel binario numero 4. Solo un altro po' e poi finalmente sarà a casa, al sicuro, lontano da lì.

𝐅𝐈𝐋𝐎 𝐃𝐎𝐏𝐏𝐈𝐎, 𝐑𝐎𝐒𝐒𝐎 𝐄 𝐃'𝐀𝐂𝐂𝐈𝐀𝐈𝐎 |  𝐊𝐮𝐫𝐨𝐓𝐬𝐮𝐤𝐢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora