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contiene scene di sesso molto esplicite, sconsigliate ad un pubblico non adulto e/o non consapevole. Se vuoi, puoi saltarle: l'inizio e la fine sono segnati da questo simbolo: 🔞

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Non ho mai fatto guidare a nessuno la mia Jaguar, nemmeno a mia sorella. E lei è la persona di cui mi fido di più al mondo.

A parte Daniele, adesso. 

Certo, devo ammettere che le curve brusche, la presa mortale sul volante e le frenate all'ultimo secondo non sono fattori rassicuranti, ma sono certa che sia in "modalità incazzatura" adesso.

In auto regna il silenzio, interrotto solo dalle indicazioni che il navigatore sciorina di tanto in tanto. La destinazione finale è casa mia. Da lì, poi, Danny prenderà un taxi. Scomodo, sì, ma proprio non me la sentivo di guidare.

Nell'abitacolo regna un pesante silenzio per tutti i venti minuti di tragitto. Con la coda dell'occhio, mi accorgo che ogni tanto dirotta lo sguardo dalla strada a me, ma mi impegno a restare immobile, a tenere lo sguardo fisso sul parabrezza appannato di fronte a me. Averlo così vicino, per così tanto tempo, mi destabilizza. E mi provoca strane vibrazioni al petto.

«Mi dispiace.» lascia andare un lungo sospiro, come se avesse trattenuto il fiato assieme a quelle due parole troppo a lungo.

Parole che non riesco a sistemizzare.

Con gli occhi sgranati, scatto la testa su di lui, ancora incredula per quello che ho sentito. «Ti dispiace per cosa?»

«Ho mandato a puttane l'affare, tutto quello per cui avevamo lavorato.» le sue dita sbiancano attorno al volante, pare voglia stritolarlo, come farebbe un boa per uccidere la propria preda. I suoi occhi, invece, restano inchiodati alla strada. «Hai tutto il diritto di pretendere le mie dimissioni sulla tua scrivania, domattina. Non avrei dovuto parlare in quel modo a un cliente, uno importante per giunta. Tu sai difenderti sicuramente meglio da sola e mi rendo conto di quanto sia stato terribilmente inopportuno, fuori luogo e per nulla professionale. Ma sai, io... hai presente A Christmas Story? Quando Ralphie pesta di brutto il prepotente? Ecco, ci ho visto rosso anche io, e stavo per scagliarmi come Ralphie contro quel figlio di...»

«Ti stai scusando? Davvero? Io dovrei ringraziarti per quello che hai fatto, e tu credi che voglia licenziarti?» la voce mi trema. Danny accosta al lato della carreggiata proprio nel momento in cui il computer di bordo annuncia che abbiamo raggiunto la destinazione. E in effetti siamo proprio di fronte al mio condominio, un palazzo storico grigio-blu a due piani, con persiane bianche alle finestre. La vista del mio balcone, l'unico senza neanche una piccola piantina, mi gonfia inaspettatamente il cuore di una strana malinconia.

«La colpa è mia.» sussurro dopo una pausa che è sembrata interminabile. «Non avrei dovuto mandare quel tipo di segnali, probabilmente questo vestito è troppo corto, o forse ho esagerato con quell'atteggiamento da civetta, non lo so.»

Le One Shot della BlondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora