parte 16 - un mistero... mortale

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Appena mi svegliai, decisi dì chiamare l'ambulanza per Michael, non ero sicura a lasciarlo lì, avrebbe potuto farsi ancora male con degli incidenti oppure la sua situazione avrebbe potuto peggiorare, quindi decisi dì non rischiare, ne avevo avuto già abbastanza di tutti quei problemi.
Ero davvero sfinita, in quel periodo, non riuscii mai a farmi una doccia o a prendere cura di me stessa, ero sfinita, e la mancanza di Chris si faceva sentire assai...nostra madre era distrutta, non faceva altro che piangere e arrabbiarsi per colpa dello stress, e in più, litigava quasi tutti i giorni con William.
William si limitava ad urlarle addosso, ad ignorarla e a tornare nel suo studio nella cantina sotto a casa.
Chissà che cosa stava combinando li di sotto...era come il suo nascondiglio dove nessuno poteva andare, era anche inquietante...cercai di togliere dalla testa quei brutti pensieri...
Non ci riuscii.
Ero troppo affascinata da quel luogo proibito al resto della famiglia, il "paradiso segreto" di William... e per me, tutta quella sceneggiata doveva finire, lì e ora.
Appena i soccorsi per Michael arrivarono, accompagnai personalmente il povero sul mezzo, e arrivammo poco dopo all'ospedale, dove lo ricoverarono subito, e mi occupai io a offrire le informazioni necessarie e a pagare per le sue cure, non prima però di aver avvisato mamma.
Rimasi sempre di fianco al suo lettino finché il tempo delle visite non finì, quindi tornai a casa prendendo l'autobus.
Tutti quei pensieri... vagavano per la testa come spiriti nell'Oltretomba... non si sarebbero mai fermati, e questa cosa mi stava distruggendo internamente, mi mancava l'aria e vedevo tutto sfocato.
A malapena capii quando dovevo scendere alla mia fermata, è appena arrivai a casa decisi di prendere le redini della mia vita in mano e di riprendermi, non potevo passare il resto della mia esistenza nel buio, nello sconforto e nel senso di colpa che mi stava consumando come cibo per topi.

Andai in bagno decisa, mi lavai abbondantemente il viso con acqua fredda, che mi fece tornare la vista nitida. Mi guardai allo specchio e notai che i capelli erano sporchi e sudici, avevo indosso vestiti vecchi di due settimane e come se non bastasse avevo dei rimasugli di trucco in tutto il viso e delle occhiaie più nere della pece.
Decisi di mettermi all'opera: mi feci una bella doccia calda e rigenerante, usando quasi tutta la boccetta dello shampoo e del balsamo, mi asciugai il corpo e i capelli sia con l'asciugamano che con il phon.
Dopo la doccia mi sentii rigenerata, senza la sensazione di malessere e sporcizia addosso, e decisi di farmi una maschera di bellezza per togliere le impurità e le grandi occhiaie.
Dopo aver finito, mi sentivo un'altra persona, e anche i pensieri negativi se ne erano andati, a parte, però, l'unico e solo pensiero oscuro che mi stava frullando in testa fino a prima... che cosa stava nascondendo William... nel suo studio nello scantinato?
Eccolo qui, l'unico pensiero oscuro instaurato nella mia mente, e, per quanto provassi a cancellarlo, più esso tornava è una vocina nella mia testa mi consigliava di... no, non potevo svolgere un'azione così rischiosa, non se ne poteva parlare nemmeno.
Ma prima che potessi fare altro, un istinto misterioso in me prese il sopravvento, come se il mio corpo non lo stessi comandando io, ma qualche strano pensiero oscuro e curioso. Subito, le mie gambe cambiarono direzione e si misero di fronte all'entrata dello scantinato, l'entrata dello studio di William.
Studiai la grande porta di legno di pino color marrone caramello davanti a me, stagliata forte e imponente in confronto alla mia piccola figura.
Un attimo dopo, senza che me ne accorgessi, avevo oltrepassato la porta, ed ero dentro quello studio.
Una volta dentro, mi sentii addosso una sensazione di pericolo e di inquietudine, un lungo brivido mi percorse due volte l'intera schiena, forse anche per il freddo e l'umidità presenti.
Era tutto buio, eccezion fatta per una lampadina che emanava una luce fredda in fondo alle scale che mi separavano da una piccola stanzetta, tipo un atrio.
C'era tanta umidità e un odore di muffa molto forte, per non parlare del rumore di gocce d'acqua che rimbombava sulle scale, una cosa davvero agghiacciante.
Decisi di scendere le scale stando attenta a non scivolare mentre accendevo la torcia del mio cellulare per vedere meglio, e arrivai all'atrio.
Gli angoli del muro erano pieni di muffa, e notai che l'attivo era in realtà un lungo corridoio che portava ad una porta con la chiave ancora nella serratura.
Racimolai il coraggio che avevo rimasto e decisi di percorrere il corridoio arrivando davanti alla porta.
Prima di girare la chiave ed entrare, però, mi ritirai un secondo nei miei pensieri: che cosa poteva esserci dietro quella porta? Il mio istinto non mi stava dicendo nulla di buono a riguardo, avevo una strana sensazione che mi voleva far tornare indietro e non entrare mai più in questo posto, ma... in un batter d'occhio, la mia mano girò la chiave, e la porta si aprì un pochino, portando una luce fioca nell'atrio.
Non avevo il coraggio di guardare da quell'angolo aperto della porta, per paura che William fosse dentro, aspettando il mio arrivo, per poi uccidermi e far perdere tutte le mie tracce.
Però non sentivo alcun rumore all'interno della stanza, e senza pensarci troppo, entrai. Appena miei piede all'interno, il mio cuore smise per un secondo di battere.
La stanza era davvero molto molto grande.
Poggiata sulla parete di fronte a me, c'era una grandissima scrivania e sopra di essa tutti era in disordine e non riuscii a riconoscere le cose da quanta montagna di roba c'era. Riuscii a malapena a riconoscere un piede di porco, un cacciavite, delle viti di forma strana e delle grandi carte blu con sopra dei disegni in bianco, come se fossero dei progetti in costruzione.
Spostai lo sguardo verso sinistra, dove vidi degli armadietti di ferro molto alti e pieni di cassetti, anche loro aperti e pieni di cose all'interno, in più era tutto macchiato di un liquido scuro che non riuscivo ad identificare, ma poteva essere probabilmente catrame o petrolio.
Anche il muro era sporco di quel liquido nero, ma la cosa che mi fece più orrore furono dei disegni appesi, che raffiguravano dei bambini e bambine stilizzati di fianco a strani mostri, uno era una bambina vestita da clown, una era una volpe rosa e bianca con un microfono in mano, uno era un orso viola e bianco con in una mano un ventriloquo di un coniglio blu, e l'ultima era una ballerina con gli occhi chiusi, e tutti e quattro mi fecero gelare il sangue nelle vene.
Decisi di approfondire il mio studio della stanza per cercare altre cose interessanti, non badando ormai più alla paura che ancora il mio animo provava, e andai a cercare e a rovistare in mezzo al casino della scrivania, quindi decisi di controllare meglio i fogli blu.
"Circus... Baby?" Dissi a bassa voce, ma essa rimbombò comunque in quella stanza grande ed umida.
Mi toccai i capelli con le mani, ero nervosa e sempre più impaurita mentre studiavo più attentamente il progetto.
Lèssi una parola, però, che in qualche modo mi fece accapponare la pelle in un modo che non riuscivo a spiegare, nonostante non avessi mai sentito questa strana parola.
"Remnant." Lèssi nuovamente a bassa voce.

Che cosa voleva significare quella parola
sconosciuta?

Poi, l'occhio mi cadde su un lungo telo nero, poggiato su qualcosa di molto alto, in un angolo buio della stanza.
Ebbi poco dopo una strana sensazione... non poteva essere quello a cui stavo pensando... vero?
Mi avvicinai con cautela al telo, con molto coraggio presi un'estremità, e in mezzo secondo lo tolsi... e subito dopo il cuore mi si bloccò in gola.
Era la figura del progetto, l'animatronic  di nome Circus Baby, la riconobbi dalla figura che vidi nel progetto, anche se i colori per me erano nuovi.
Era davvero enorme, alta quasi 2 metri, con le placche metalliche che componevano la pelle di color bianco latte. Aveva dei grandi occhi da bambina di un azzurro molto acceso, che brillavano nell'oscurità, e possedeva un grande ed inquietante sorriso dove erano visibili i denti tutti simili.
Aveva due grandi guance rosse e l'ombretto viola, con delle volte ciglia aggiunte.
I capelli erano rossi accesi, legati in due codini perfettamente uguali e indossava un top rosso con le maniche a sbuffo è una gonna da ballerina tutte e due del colore dei suoi capelli.
Possedeva una ventola gialla sulla pancia, e questo mi fece impallidire assai.
Sembrava essere fuori servizio e non ancora completa, visto che alcune placche erano fuori posto.
Ad un certo punto, iniziai a pensare che avrei dovuto andare via da lì, ma prima che potessi fare alcunché...

"Chi va là?! C'è qualcuno?!"

Salve a tutti cari lettori!! Scusatemi se sono stato assente per troppo tempo, ma ecco a voi un bel capitolo lungo tutto da gustare!!  Adesso che iniziamo finalmente le vacanze estive, avrò tutto il tempo possibile per aggiornare e vi prometto che vi darò tanti capitoli nuovi!! grazie mille davvero per tutto il supporto che continuate a darmi nonostante le mie grandi assenze, significa molto per me. ❤️🫶🏻
Al prossimo capitolo!!
Lika

the chaos of the afton familyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora