6 - Tension

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Strabuzzo gli occhi assonata, fin quando non mi decido ad alzarmi

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Strabuzzo gli occhi assonata, fin quando non mi decido ad alzarmi. Sorprendentemente oggi non c'è nessun Sebastian che mi dice di alzarmi e prepararmi. Da questo posso intuire che io non abbia niente da fare, ma meglio non parlare, non si sa mai. Mi dirigo quindi assonata fuori dalla mia stanza, fino ad arrivare alla cucina della suite. Come immaginavo, mi sbagliavo. "Ti svegli sempre così tardi?" Parla Christian, l'uomo che mi ha trascinato da New York fino a qui. "Se non ho di meglio da fare si." Rispondo sinceramente prendendo posto affianco a lui. Senza neanche guardarmi continua a leggere quello che credo sia un giornale. Non ne vedevo uno ormai da anni. "Oggi non è quel giorno. Ho un paio di cose da fare e non posso lasciarti qui, quindi preparati, faremo colazione giù." Mi spiega, facendomi annuire assonata, mentre strofinandomi gli occhi mi dirigo di nuovo in camera per scegliere qualcosa da mettere. Apro l'armadio, sperando di trovare qualcosa di comodo, cosa abbastanza difficile, dato che la maggior parte delle cose che ho portato sono vestiti e scarpe col tacco, ma non mi biasimo, avevo pensato di dover passare il mese di dicembre a Dubai tra feste e divertimento. Ma a quanto pare non è andata proprio così. Afferro quindi il primo paio di Jeans neri che trovo. Li abbino poi con il mio maglione di Prada preferito. Mi ha sempre portato fortuna, quindi non vedo il motivo per cui non tentare di fare andare qualcosa nel verso giusto. Infilo poi le scarpe e sistemandomi velocemente i capelli, ritorno dall'uomo in cucina che mi aspetta impaziente. "Bonnie non chiedevo un record mondiale per velocità, ma anche troppo." Si lamenta, ma sono così piena di pensieri e assonata, che non mi prendo neanche la briga di ribattere a tono, come normalmente avrei fatto. Ciò che è successo ieri mi ha destabilizzato, e non posso fare a meno di pensarci. Il mio cervello è disconnesso, l'unica cosa che riesce a fare è farmi rivivere a ripetizione lo scenario di ieri sera.

Christian mi guarda, mentre entriamo in ascensore, forse confuso dal perché io non gli abbia risposto per difendermi dalle sue accuse, ma infondo non m'interessa. Sto semplicemente facendo quello che mi hanno detto; accettare di non avere altre possibilità. In realtà non voglio arrendermi così facilmente, ma per ora non me la sento di combattere. Hanno tutti gli occhi su di me, ed un passo falso potrebbe solo peggiorare la situazione. "Per la signorina un cappuccino, io prendo un caffè, amaro per favore." Parla Christian verso la cameriera arrivata poco prima al nostro tavolo per prendere l'ordinazione. "Se c'è qualcosa che non va è meglio che ne parli con qualcuno." La sua voce mi fa alzare la testa. Il mio sguardo si punta nel suo. Davvero lo sta dicendo? Dopo tutto quello che è successo vuole davvero dirmi che lui potrebbe ascoltare cosa c'è che non va nella mia vita in questo momento? "Non credo che parlerò con te Christian. Non parlerò di quello che mi fa il tuo capo con te, no non credo proprio." Parlo per la prima volta, sentendomi già più sollevata. È incredibile che uno come lui mi venga a dire una cosa del genere, sopratutto dopo essere stato una delle ragioni per cui mi trovo bloccata in questo posto. "Peggiori solo le cose Bonnie. Meglio farsi qualche amico in queste situazioni, potrebbe tornarti utile." Mi guarda, forse fin troppo serio. Sta scherzando? "Gli amici non ti rapiscono. Non ti chiudono in un albergo." Gli faccio notare, mentre lo guardo male. Le sue parole non sembrano altro che una presa in giro. "Non siamo amici." Concludo categorica, abbassando poi la testa. Nella mia testa si ripetono le scene di ieri sera. "Ecco a voi." Ci interrompe la cameriera, portando quello che aveva ordinato poco prima l'uomo al mio fianco. "Grazie." Parlo flebilmente verso la donna, che sorridendomi va di nuovo via. "Ieri sera ha chiamato tuo padre." Sorseggia un po' del suo caffè. "Vorrebbe parlare con te. Salutarti." I miei occhi si puntano su di lui, e pian piano diventano lucidi. "Cosa gli hai detto?" Domando, sperando me lo dica senza crearmi troppi problemi. "Non ci ho parlato io. Ci ha parlato Christian." Spiega, sorseggiando un'altro po di caffè. "A quanto pare le cose tra di voi ieri sera non sono andate per il meglio. Era parecchio incazzato." Su questo non avevo molti dubbi. "Gli ha detto che stavi troppo male per parlare." Stare male? Quel figlio di puttana. "Sono le solite cose si dicono quando vuoi che il tuo nemico si arrenda." Mi spiega, anche se mi reputo abbastanza intelligente da capirlo da sola perché ha detto una cosa del genere a mio padre. "Tuo padre ci ha minacciato. Ha detto che verrà a cercarti e poi ci ucciderà tutti." È così sicuro di se stesso che non gli fa ne caldo ne freddo dire queste cose ad alta voce. "La cosa non sembra per niente preoccuparti." Parlo sinceramente, facendolo ridacchiare. "Ha mandato venti uomini negli ultimi due giorni, sono finiti tutti in una fossa comune Bonnie." Le sue parole mi fanno rabbrividire, ma cercherò di non farglielo notare. "Potrò parlarci prima o poi si o no?" Domando, stufa di sentire le sue storie macabre. "Non credo succederà presto. Dovrai impegnarti più di così Bonnie." Si riferisce a me e Christian? Mi sta ricattando. "Puoi dire al tuo capo che non succederà mai. Non so neanche se questa storia della chiamata sia vera, e a dire la verità non ho neanche voglia di scoprirlo." Concludo, iniziando una volte per tutte a bere il mio cappuccino. Lui non parla, semplicemente ridacchia alle mie parole. "Sento molta tensione a questo tavolo." Una voce arriva alle mie orecchie mentre bevo il mio cappuccino. Sebastian si è appena seduto al nostro tavolo, ed è intento a mangiare il suo piatto contenente uova e bacon. Da quando sono andata in Italia non riesco più a mangiare salato di prima mattina, mi viene da vomitare solo al pensiero. "Non mi sbagliavo." Continua a parlare, una volta aver notato il mio sguardo. "Gli hai raccontato cosa è successo ieri?" Domanda Sebastian verso il suo compagno, che annuisce alle sue parole. "Capisco. Bonnie sta tranquilla, tra un paio di giorni non dovrai neanche più preoccuparti di riuscire o no a parlare con tuo padre. Sarà troppo tardi e lui troppo morto." Vorrei seriamente alzarmi e buttargli qualcosa in faccia, ma ho paura che possa fare qualcosa di troppo azzardato, che mi metterebbe nei guai. "Puoi tacere per piacere? Nessuno ti ha chiesto niente." Dico irritata, cercando di non farmi sopraffare dalle emozioni. Anche perché dentro di me più che rabbia c'è tristezza, che ci metterebbe molto poco a trasformarsi in lacrime. Ho pianto già abbastanza in questi giorni. "Dici un'altra parola e sarò ancora più cattivo." Sebastian mi obbliga a guardarlo negli occhi, io semplicemente faccio finta di niente e distolgo lo sguardo. "Io vado al bordello, ho un paio di cose da sbrigare. Ti occupi tu di lei?" Domanda Christian verso il suo amico, ancora intento a mangiare. "Credo che sarò costretto ad ucciderla se resta con me. Meglio che la porti con te." Parla Sebastian, facendo annuire l'altro, che mi fa segno di alzarmi e seguirlo.

BOSS'S DOLL (Chris Hemsworth Story) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora