capitolo due.

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Jonah guardava spesso la sua macchina fuori dall'hotel, cercava di assicurarsi che la ragazza non fosse scappata. Anche se in realtà, non aveva alcuna possibilità. « Sì una stanza matrimoniale, per me e la mia ragazza.» Disse all'addetto alla reception che lo ringraziò e gli diede le chiavi della stanza, dopo che il moro pagò in contanti.

Anneka aspettava il ragazzo in macchina senza sapere se mai sarebbe tornata a casa, nella sua testa si formavano un sacco di domande. L'avrebbe uccisa? Cosa le avrebbe fatto? Jonah era giovane, ma lei non lo conosceva affatto e diciamocela tutta, lui l'aveva rapita quindi di sicuro non aveva buone intenzioni. E credetemi, quel ragazzo non aveva mai avuto buone intenzioni durante la sua vita.

La corvina aveva provato a slegarsi i polsi ma più faceva forza e li sfregava tra di loro più si faceva del male, così, smise di provarci e si arrese al fatto che quello non era il momento per provare a scappare. Provò a guardare fuori dal finestrino in cerca di aiuto, ma non c'era nessuno, dunque, nessuno sarebbe arrivato a salvarla. Trattenne le lacrime e sospirò cercando di farsi forza. Era tutto buio e non riusciva a vedere niente se non la strada e l'insegna dell'hotel.

La testa iniziò a farle male e chiuse gli occhi appoggiandola sul sedile, passarono pochi minuti e si addormentò. Qualche ora più tardi le luci della stanza la svegliarono, cercò di alzarsi ma la testa le faceva ancora molto male, così, scivolò di nuovo sul letto, esausta. Capì subito che era stato Jonah a portarla in quella stanza. Pensò poi ai suoi genitori, ai suoi amici e si chiedeva se la stessero cercando, se si fossero accorti che era scomparsa.

I suoi pensieri non ebbero il tempo di evolversi in altre domande, che sentì la porta della stanza sbattere, lei scattò in piedi ma essendo ancora legata quasi cadde per terra. Jonah era appena rientrato, dopo essere andato a prendere qualche snack alle macchinette. Il ragazzo buttò le cose sul letto e guardò la corvina, « che c'è? hai paura? » le chiese ridacchiando e sedendosi sul letto, lei non rispose e lui continuo a fissarla senza alcuna espressione facciale. « Non ti farò niente...» disse in tono neutro, « per ora » continuò poi, ghignando divertito.

Anneka scoppiò a pinagere, « ti prego voglio solo tornare a casa.» disse singhiozzando ma a Jonah queste scene non facevano alcun effetto, così, guardò la ragazza e le disse che se non avesse smesso, l'avrebbe uccisa esattamente in quell'istante. Non era vero, ma lo disse comunque per spaventarla. Non era così stupido da ucciderla in un hotel dove chiunque avrebbe potuto sentirli.

« Smettila di piangere, cazzo.» quasi le urlò andando verso di lei prendendola per un braccio e la facendola sdraiare violentemente sul letto. « Stai qui, e stai buona! » disse gelido ma con tono calmo questa volta. « Non me ne frega un cazzo se vuoi tornare a casa.» continuò, risedendosi dall'altra parte del letto e porgendole un pacchetto di tramezzini, « mangia e dormi, domani vedrò che fare con te. » annunciò facendo deglutire la ragazza, che spaventata prese i tramezzini e iniziò a giocare con il pacchetto, senza mai avere davvero intenzione di aprirlo. Non aveva fame, era solo terrorizzata e si pentiva di tutte le volte che aveva maledetto la sua vita, ora sì, che aveva qualcosa per cui lamentarsi davvero.

Passarono alcune ore e Anneka non si era addormentata, non riusciva a chiudere occhio. Jonah, invece guardava annoiato un programma televisivo di cui ignorava il nome. Si stava annoiando, quindi decise di utilizzare quello che per lui era il suo nuovo giocattolino, ovvero la ragazza che aveva rapito. Si voltò verso di lei e allungo un braccio sulla coscia della corvina, la quale portava un paio di jeans neri strappati. Il moro infilò lei dita in mezzo agli strappi dei jeans e iniziò ad accarezzarle la pelle, mentre lei cercava di allontanarsi dalla sua presa. Più lei provava a sottrarsi più lui continuava a toccarla. « Sta ferma.» le ordinò il ragazzo in tono freddo, mentre spostava la sua mano sull'apertura dei pantaloni di Anneka. « Ti prego non farlo.» lo implorò la corvina con le lacrime agli occhi, lui la guardò semplicemente e ghignò vedendo la paura nello sguardo della ragazza.

« Non saprei, ho voglia di divertirmi un po'» disse lui con semplicità, come se stesse facendo la cosa più normale del mondo, e non molestando una ragazza. Ad Anneka iniziarono a scendere le lacrime, non voleva che la sua prima volta fosse uno stupro, non era quello il modo in cui se l'era immaginata. « Per favore» chiese la corvina un'ultima volta, e a quel punto, Jonah che ormai le aveva sbottonato i pantaloni, si ritrasse e si risdraiò dall'altra parte del letto. « Come vuoi, Anneka.» fece spallucce e tornò a guardare la tv, addormentandosi poco dopo. La ragazza si rilassò avendo scampato il pericolo e cercò di dormire, sperando di non fare degli incubi degni della realtà che stava vivendo.

Aveva pensato di scappare, prendendo le chiavi della stanza, ma il ragazzo se le era messe in tasca e questo le rendeva impossibile la fuga. Il mattino dopo, lei si svegliò dopo di Jonah e lo vide fissarla mentre dormiva. La ragazza sussultò e quasi cadde dal letto, ricordandosi tutto ciò che era successo la sera prima. « Ma buongiorno.» Le disse il moro ridacchiando per la reazione della ragazza.

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