capitolo quattro.

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Erano passate almeno due ore da quando i due ragazzi stavano in macchina. Anneka iniziava a non sentirsi più le gambe, mentre Jonah era apparentemente tranquillo. Avevano mangiato due croissant, portati dal ragazzo in auto. Il moro non aveva intenzione di rischiare che la corvina scappasse, così era sceso a prenderli solo lui. Anneka lo guardava ogni tanto, chiedendosi cosa gli frullasse nella testa. Si ricordò le parole di Jonah del giorno prima, ovvero che avrebbe deciso cosa farne di lei.

« Hai deciso cosa farne di me? » domandò la ragazza senza pensarci, e quasi si tappò la bocca con la mano dopo aver detto quelle parole. Jonah non ebbe alcuna reazione, semplicemente scrollò le spalle e la guardò per un secondo. « Oggi passerai da quel castano spento a un bel rosso acceso.» le rispose come se nulla fosse, « ma in che senso scusa? » chiese lei, confusa dalla frase del ragazzo. « Ho detto che ti tingerò i capelli, ho preso una tinta prima al supermercato quando ho preso i croissant.» spiegò il moro, come se potesse decidere lui per capelli della ragazza. « Ma io non voglio.» disse lei quasi in un sussurro, « non mi importa cosa vuoi sinceramente, a me piacciono le rosse, quindi tu diventerai rossa.» ribatté Jonah con tranquillità, fermando la macchina di fronte a un motel.

« Ora fai la brava, e seguimi senza scappare né fare altri tipi di casini.» le ordinò guardandola negli occhi, lei però si era incantata a guardarlo e, nonostante l'odio che provava nei suoi confronti si sentiva attratta da lui. Cercava però, di reprimere questo sentimento, pensando che potesse essere nient'altro che una forma della sindrome di stoccolma.

Una volta dentro la stanza del motel, Jonah trascinò la ragazza in bagno e iniziò a farle la tinta. Potrebbe quasi sembrare un'immagine carina, se non fosse che lui l'aveva rapita e la stava anche costringendo a cambiare colore di capelli. « Così non ti riconosceranno» le disse guardandola a lavoro finito. La ragazza si guardò allo specchio e dovette ammettere che quel colore le donava, ma odiava il fatto che ora stavano cercando una ragazza dai capelli castani e non rossi. Questo la portava ad avere sempre meno possibilità di essere ritrovata.

« Sei bellissima.» esordì il ragazzo sinceramente, osservando la rossa. « Grazie. » rispose lei semplicemente, non sapendo bene cosa dire. Jonah la spaventava e aveva il terrore di dire qualcosa che potesse farlo arrabbiare. Si guardarono negli occhi per dei secondi che sembrarono infiniti, finché il moro non la baciò sulle labbra prendendola in braccio, le posò le mani sul fondoschiena e le palpò i glutei violentemente. « Jonah.» sospirò leggermente lei, staccandosi dal bacio. « Cosa? » chiese lui guardandola ma senza spostare le mani dal suo corpo, « io- nulla.» rispose lei, non volendo farlo arrabbiare. Il tono del ragazzo era già diventato rude, e sapeva che se avesse detto qualcosa la situazione sarebbe solo peggiorata. Sentì le mani del ragazzo sotto la maglietta e chiuse gli occhi, iniziando ad avere un respiro irregolare. Aveva paura. E se questa volta non si sarebbe fermato? Cosa sarebbe successo?

Jonah continuava a toccarla e le sfilò la maglia, portando poi la rossa sul letto facendola sdraiare sotto di lui. Iniziò a baciarle il collo, scendendo lentamente sul petto fino a slacciarle il reggiseno. Anneka iniziò a tremare e gli occhi le si riempirono si lacrime, « ti prego. » disse la ragazza mentre il moro era già passato e slacciarle i pantaloni e a toglierglieli. Lei cercò di fermarlo ma era troppo forte, non aveva alcuna possibilità di difendersi.

Dopo aver rimosso l'intimo ad Anneka, che lo guardava spaventata, il ragazzo si tolse i pantaloni e boxer. La baciò dolcemente e questa volta lei ricambiò, poggiando una mano sulla guancia del moro. Passarono pochi secondi e quest'ultimo entrò in lei senza alcuna esitazione. La ragazza si tenne alla sua schiena, ormai arresa alla situazione e chiuse gli occhi aspettando che il tutto finisse.

Una volta uscito da lei, Jonah si sdraiò sul letto e la coprì con il lenzuolo mentre la rossa rimase immobile. L'aveva stuprata, o forse no, non ne era certo, ma quello che aveva fatto quella sera, era diventato troppo anche per lui.

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