___ - "No disc loaded"

136 10 9
                                    

Il sole era allo zenit quando l'uomo dai capelli grigi entrò in un armeria, sorreggendosi sul suo bastone al fine di evitare una sicura caduta per via delle gambe malferme.
– Mi darebbe una mano, figliolo? – Domandò al giovane commesso, non riuscendo a camminare mentre teneva la porta con una mano tremante, guantata di nero.
Il giovane commesso, tutto brufoli adolescenziali e lentiggini, con goffaggine uscì dalla sua postazione, andando ad aprire la porta fino a farle formare un angolo di novanta gradi con il muro.

– Prego! – lo esortò con gentilezza. Gli avevano insegnato che aiutare gli anziani era una buona azione e lui, impegnato nel suo lavoretto part–time era molto felice di rompere la noiosa quotidianità con qualcosa di positivo.
– Grazie, – sorrise quello.
L'anziano si guardò attorno, dirigendosi verso le spade.

– Questi sono fucili? – domandò, lasciando interdetto il commesso.

– No... sono spade, signore.
– Oh, – disse quello voltandosi, deluso, – La mia vista non è mai stata un granché.
Il ragazzo sorrise, considerato che occhiali scuri e bastone indicavano che si trovava di fronte un povero cieco. Domandò:– Lei non usa cani, signore?
– In realtà sì, ma è morto una settimana fa. I servizi sociali devono mandarmene un altro. Sa, non sarei in grado di scegliere da solo!
Il ragazzo sorrise, anche se si pentì quasi subito di averlo fatto.
Che razza di persona avrebbe riso di un povero cieco?
Si vergognò nell'immediato di se stesso, cercando di scendere a patti con la sua coscienza prendendosi cura del cliente: – Desidera qualcosa in particolare, signore?
– Mio nipote compie gli anni e ha appena conseguito il porto d'armi. Vorrei regalargli un'arma di piccolo calibro.
– Ha con sé la licenza, signore?
– Serve? Davvero? – Domandò il vecchio, vagamente deluso.

– Accidenti, dovrò chiedergliela. Aspetti solo un secondo.
Con molta difficoltà condita da una lentezza che avrebbe esasperato un monaco buddista, l'anziano si passò il bastone da una mano all'altra, cercando di afferrare un vecchio cellulare nella tasca, di certo non uno smartphone, che però gli cadde quando lo alzò a mezz'aria.
Il ragazzo si prodigò nel raccoglierlo, riflettendo sul fatto che la burocrazia stava complicando la vita di quel povero anziano cieco, che in quel mentre aveva già iniziato a tastare a terra col bastone per cercare il dispositivo caduto.
– Ecco, – disse il ragazzo, porgendoglielo. L'anziano sorrise e ringraziò, curvo sulla schiena.
Mantenne alto il capo e iniziò a tastare con delicatezza il dispositivo per cercare i numeri.
Il commesso capì perché non aveva uno smartphone: digitare con i tasti a rilievo era molto più semplice.
Tuttavia l'anziano gli fece pena e decise di fare uno strappo alla regola.
Insomma, tutti vendevano cose in nero e se gli avesse passato un'arma usata sottobanco non ci sarebbe stato nulla in contrario, nessuna licenza da registrare, nessun problema burocratico.

– Forse ho quel che fa per lei, – disse.
Si guardò attorno e tirò fuori una scatola un po' sporca, curandosi di tenerla nascosta da occhi indiscreti
– Per questa non c'è bisogno della licenza e può anche pagarla meno, – svelò.
L'anziano tastò il bancone ma il ragazzo gli prese la mano guantata, dirigendola verso l'arma, scarica e con la sicura.

– Cos'è?– Domandò il vecchio.
– Si tratta di una Beretta M9, una 9 millimetri in dotazione alle forze dell'ordine statunitensi e non solo. Sembra che anche gli italiani la usino.

Parliamo di un prodotto che in origine era una Beretta 92, modificata per essere conforme alle regole militari dei vari paesi. Ne esistono diversi tipi ma questa è quella che viene usata da noi.
– Come mai ne avete una se è per la polizia?
– A volte ritiriamo armi usate, – rispose il ragazzo con nonchalance.
L'anziano intese. Chissà quanti mercati neri aveva visto in vita sua: alcol, sigarette... armi!
Dava l'impressione di aver vissuto almeno una guerra e gli Stati Uniti erano talmente giovani...
– La prendo, – disse, tastandola con le dita, – Ho l'impressione che sia una buona arma e a mio nipote farà piacere averne una da militare!
Il commesso sorrise e gliela impacchettò, parlando del più e del meno.

Il vecchietto si intrattenne volentieri, raccontando particolari della sua vita, del fronte sul quale aveva combattuto, dello sbarco ad Anzio, dei successivi mesi, del ritorno a casa ferito da una granata a una gamba, dell'essere stato riaccolto da eroe.

E poi il dopoguerra, il boom economico degli anni sessanta, l'amore libero degli anni settanta e così via.
Parlava a raffica come tutti i vecchietti soli, lieto di aver trovato qualcuno che lo ascoltasse e gli tenesse compagnia.
E sembrava non avere la benché minima intenzione di andarsene.
Il commesso lo accompagnò alla porta con la scusa di aiutarlo, nella vera intenzione di liberarsi di lui: se il suo capo l'avesse visto intrattenersi con un anziano, sarebbe andato su tutte le furie!
Lo salutò cordiale, chiuse la porta alle sue spalle e tornò a dirigersi dietro al bancone, soddisfatto del suo operato.
Dal canto suo, l'anziano tastò il terreno col suo bastone, avanzando con cautela mentre contava i passi che lo separavano dall'incrocio, dove girò a sinistra.
Andò avanti così, fino ad arrivare di fronte a un vicolo buio e scuro.
Si fermò a metà, guardandosi attorno.
Fulmineo si eresse in tutta la sua altezza e si tuffò nel vicino secchione della spazzatura, nel quale scavò fino in fondo, spostando sacchi su sacchi, come fosse in cerca di qualcosa.
E invece no.
Gettò i suoi occhiali sul fondo del contenitore, i quali produssero un suono metallico smile a un gong.
Si guardò attorno per constatare se avesse attirato l'attenzione di qualcuno.
Nessuno in vista.

– Ottimo.
Si tolse il cappello con capelli incorporati e la barba finta, gettando via anche quelli in fondo al secchione.
Stessa fine fecero gli indumenti, tranne i guanti che infilò nelle tasche dei jeans lisi, spuntati sotto quelli che indossava in precedenza.
Sorrise fiero di sé.

– Avrei dovuto fare l'attore.
Aprì la scatola, estraendone la pistola, che soppesò con cura.

– Un'ottima arma, in dotazione alla polizia, per giunta. Ah, sì!

Già pregusto il momento in cui si domanderanno perché è stata usata un'arma di ordinanza. Le cose si mettono molto bene per me.
Gettò via anche la scatola, infilando l'arma nell'orlo posteriore dei pantaloni. Non aveva tolto la sicura perché non si poteva mai sapere, ma intuiva che gli sarebbe tornata utile a breve.
Era passato troppo tempo dal secondo omicidio.
Quegli stupidi del BAU lo avevano lasciato in secondo piano. Come avevano osato snobbarlo?
Non avevano la minima idea di chi avessero davanti, stavano giocando col fuoco.
Strinse i denti così tanto da farli scricchiolare.
Si riavviò i capelli biondi con una mano, guardò fisso davanti a sé l'uscita del vicolo e sorrise, dirigendosi sotto la luce del sole stavolta indossando la sua vera identità, nella speranza che questo lo aiutasse a trovare e catturare la prossima vittima.
In realtà aveva già trovato la seconda vittima per il team ma quelli lo avevano messo in disparte, passando ad altri omicidi compiuti da dei dilettanti.
E ciò lo aveva davvero indispettito.
Non amava non essere al centro dell'attenzione, dovevano considerarlo al primo posto perché lui era migliore degli altri, era geniale come il suo idolo Syd Barrett, col quale si sentiva molto affine per via delle sue esplosioni di violenza e della volontà di ritirarsi dal mondo.
Andreas era più intelligente della norma, il suo QI era altissimo come gli avevano detto in orfanotrofio, uno come lui non doveva passare inosservato da semplici esseri umani come quelli.
E neanche lei doveva ignorarlo, proprio no.
I suoi venti punti di QI sopra la media non la giustificavano affatto. Proprio per questo lei non avrebbe dovuto discostarsi così tanto da lui, dai suoi messaggi.
Era l'unica che poteva comprenderlo, perché non gli dava importanza?
– Maledizione! – Esclamò calciando una lattina.
Quella finì tra i piedi di un ragazzo che recava un borsone sulla spalla e rischiò di cadere.
Andreas lo adocchiò subito.

– Scusami, – gli urlò, mentre questo si guardava attorno per scoprire cosa l'aveva fatto incespicare, – Ho calciato io quella lattina, sono davvero desolato.– Si scusò, avvicinandosi.
Il ragazzo lo guardò sorpreso.

– Non fa niente, – rispose frettoloso.
Gli voltò le spalle e se ne andò nella sua direzione, contando di arrivare in tempo alla lezione di danza di quel giorno.
Non voleva fare tardi, quale razza di insegnante tardava?

Di solito erano gli allievi a prendersela comoda, gli insegnanti dovevano già essere sul posto, senza contare che stavano iniziando a preparare il saggio di Natale.

Doveva fare riscaldamento e ripassare i passi prima che arrivassero gli studenti.
Immerso nei suoi pensieri, il ragazzo non si accorse della figura dai capelli biondi che lo seguiva a distanza senza perderlo di vista un momento.

Brief is the LightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora