-4-

121 17 23
                                    

Come ogni pomeriggio, tornai a casa, e venni accolto dal freddo volto di mio fratello, era una sensazione talmente da piacevole, da farmi sorridere e sembrarmi calorosa.

Le ciocche grigie come cenere sventolavano contente l'una contro l'altra, facendosi accarezzare dalle masse d'aria in movimento da cui era composto il vento e donavano al mondo affianco a loro, una sensazione di vita e di movimento uniche nel loro genere. Sembravano gridare "Siamo qui! Siamo vive! ancora per oggi, siamo vive!", ma forse, non avrebbero dovuto dirlo tanto presto.

~~

Il lettino era disfatto, con pieghe violente, come prova che qualcuno si ci era dimenato sopra. Potevo ancora udire le urla di Osamu, talmente agghiaccianti da terrorizzare anche il peggior uomo del pianeta.
Lui voleva vivere.

Il dolore lo accompagnava, spingendolo sempre di più verso l'altro mondo, ma lui combatteva, con tutte le sue forze, voleva rimanere lì, ancora solo per un giorno, per un attimo, voleva solo dirmi addio, un'ultima parola.
Ma come ben sappiamo, siamo troppo deboli per tenere testa alle due forze onnipotenti, la vita e la morte.

Calde lacrime bagnarono il volto di 'Samu, quel pomeriggio, sembravano volerlo circondare e stringere fino a strangolarlo, farlo morire di caldo.
Volevano bruciarlo.

Io non piansi, non ci riuscivo, come avrei potuto? Quella scena mi aveva totalmente scosso, ero immobile, come le foglie di albero in fiore in una giornata soleggiata e senza vento, o come i rami dello stesso albero una volta ghiacciati dal troppo freddo.
Due scenari opposti, ma allo stesso tempo, così simili.

Non ero pronto a lasciare il mio polo Nord e vivere solo nella zona temperata, Osamu era il mio vento e senza di lui, soffoco.

Passammo un pranzo tranquillo, lavammo i piatti e io stavo solo facendo i compiti per il giorno dopo, quando una sensazione terribile mi persuase la mente.
Mi alzai velocemente e sdraiato a terra, nella stanza accanto, c'era proprio il ragazzo dai capelli argentati, sofferente, morente. Sembrava dovesse tossire persino l'anima.

Lo presi in braccio e uscii di casa, senza neanche chiudere la porta, che mi derubassero, non mi importava. Mi diressi immediatamente a quell'ospedale che tanto odiavo, che mi aveva comunicato così tante disdette e tragedie, che non potevo più contarle.

I medici lo adagiarono immediatamente su una barella e lo portarono in sala operatoria affibbiandogli il codice rosso.
Passammo davanti a vecchiette in fin di vita, a bambini con tumori, cancri e altre malattie terribili, ma non importava, sarò anche egoista, ma Osamu era più importante di chiunque in quell'ospedale, che ci fosse Gesù Cristo.

I miei passi si fecero pesanti, i suoni ovattati e i respiri affannosi di mio fratello sempre più forti.
L'infermiera mi chiese di rimanere fuori dalla sala, ma rifiutai ed entrai senza alcun ritegno. Non lo abbandonavo proprio ora.

Sbagliai.
Dovevo rimanere fuori da quella porta.
Non dovevo assistere alla scena.

'Samu implorava per la vita, i medici facevano di tutto pur di avverare il suo desiderio, mentre io, lo fissavo pietrificato, urlando dentro di me e implorando a mia volta.
Ti prego, Samu.
Ti prego, Dio.
Ti prego, vita.

Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.

Ogni suo respiro, ogni suo battito, un mio "ti prego".

Hey, 'Samu. Mi dispiace.
Hey, 'Samu. Ti prego non andare.
Hey, 'Samu. Ti prego non mollare.
Hey, 'Samu. Ti prego portami con te.
Hey, 'Samu. Ti voglio bene.

Hey, 'Samu. Addio.

Il battito cardiaco cessò, un suono assordante fuoriuscì da quella macchina, i medici si sconfortarono ripetendosi di aver fallito, il corpo giacque impallidendo velocemente, la voce spariva, insieme alle emozioni, ma non prima di farsi sentire un'ultima volta, con un urlo che quei dottori ricorderanno per il resto della loro vita.

Anche io lo ricorderò, ma per molto meno.

Mi avevano appena levato una parte di me, come potevo andare avanti come se nulla fosse?

Non avevo più nulla.

Nulla.

Angolo

sì.

Alone without youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora