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Hyunjin non si era mai sentito così libero e sereno in tutta la sua vita.

Le sensazioni che stava provando in quel momento erano quelle che più si avvicinavano al benessere emotivo, alla pace interiore, alla definizione della parola felicità.

Quell'evento lo aveva lasciato sconvolto, ma in senso positivo, gli aveva fatto provare un insieme di sensazioni indescrivibili e magiche.

Hyunjin amava la pioggia, l'aveva sempre amata, fin da quando era un bambino.

Il cielo grigio e cupo, con i suoi nuvoloni oscuri e minacciosi, gli faceva compagnia, rispecchiava quella che era la sua vera natura.

Hyunjin era un ragazzo estremamente malinconico, triste, di natura tormentata ed inquieta.

Soltanto quando pioveva la sua anima si rasserenava, traendo conforto e un certo sollievo dall'assistere ad un cielo piangente, a gocce di acqua che scivolavano sul vetro della finestra, tracciando percorsi sempre diversi e lasciando tracce, prove evidenti, della sua mutuale presenza.

In momenti come quello, Hyunjin non si sentiva solo.

Si rese conto di quello che aveva fatto solo quando la pioggia aveva cominciato a bagnargli i vestiti e gocce di acqua scendegli sul viso, sugli occhi, sulle guance, sulle labbra.

In pochi minuti si ritrovò del tutto fradicio, i suoi capelli grondavano di acqua, così come le sue scarpe.

Aveva deciso di non rifugiarsi sotto il tetto della stazione, voleva godersi il primo temporale di metà autunno, la sensazione della pioggia sulla sua pelle.

Quel giorno Hyunjin ebbe un desiderio irrefrenabile di fare qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito, di lasciar credere agli altri che fosse impazzito, uscito irremediabilmente fuori di senno.

Voleva urlare e sfogarsi, far uscire tutto quello che aveva dentro e che lo stava opprimendo da davvero tanto, troppo tempo, lo avvelenava e lo uccideva lentamente.

Avrebbe voluto mettersi a ballare sotto la pioggia, completamente incurante del giudizio degli altri, dei loro sguardi derisori, delle loro risatine di scherno, smettere di essere vittima di quello che pensavano le persone di lui, della loro opinione nei suoi confronti, delle loro critiche negative.

Voleva solamente essere se stesso, senza vergogna, nè paura.

In quei pochi minuti era riuscito nel suo proposito, evadendo dalla realtà che lo circondava, e rinchiudendosi ancora di più nella sua solitudine, rintanandosi nei propri pensieri.

Si era sentito bene, tutta l'ansia, l'angoscia e la tensione accumulati si erano magicamente dissolti, svaniti.

Hyunjin si sentì come rigenerato, rinato, purificato, guarito da un male che sembrava non avere alcuna cura.

Grazie alla pioggia aveva stabilito un intenso e profondo, indissolubile, legame con la natura, si era sentito un tutt'uno con la terra, parte di qualcosa di molto più grande e importante di lui, per un attimo aveva avuto la convinzione di essere speciale e utile, di servire davvero a qualcosa.

Si era completamente dimenticato del mondo circostante, perdendosi nella sua dimensione personale, ma l'incantesimo aveva smesso ben presto di funzionare, riportandolo di colpo alla realtà di tutti i giorni.

La prima cosa che vide, quando aprì gli occhi, fu la figura di un ragazzo, che si trovava dall'altra parte della stazione, su un binario opposto al suo.

Si accorse del suo sguardo incuriosito e piuttosto confuso, lo stava squadrando con una certa intensità.

Non si seppe spiegare il perchè, nè il motivo per cui desiderò ardentemente che non smettesse mai di farlo.

it's too cold for you here // hyunlix Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora