Un soffio di vento mi fece rabbrividire e arrestai il mio passo insicuro sulla via praticamente deserta. Presi in mano il telefono e guardai l'ora: 23:05. Avremmo sicuramente fatto tardi.
Svoltai a destra e vidi il parcheggio di cui mio fratello aveva tanto parlato. Era facile riconoscere quella piazzetta rettangolare, completamente spoglia e illuminata da un solitario lampione. Le uniche cose che risaltavano agli occhi erano dei murales sbiaditi e un distributore dell'acqua acea di un blu acceso.
Durante il giorno, passava completamente inosservato e ad eccezione di qualche macchina appariva quasi abbandonato ma la sera pullulava di vita. Ovunque vi erano gruppetti di ragazzi, intenti a chiacchierare, fumare, ridere e talvolta a baciarsi.
Rallentai mentre l'ansia mi assaliva e maledissi mio fratello, 'perché dovevo essere io a raggiungerlo in quel posto sperduto?'. Un tempo sarei scappata, sentivo gli altri così diversi e ostili, pronti a giudicarmi, ma ero un'altra persona ormai. Così, dopo un profondo respiro, mi avvicinai al gruppo di ragazzi.
"Ao e questa chi è?" sentii dire da un ragazzo sul motorino che probabilmente aveva dato voce al pensiero di tutti. Avvampai sentendo troppi occhi puntati addosso e cominciai a sentirmi a disagio mentre cercavo il volto familiare di Lorenzo fra la folla.
"Tuo fratello sta là dietro con Myriam" disse un ragazzo alto con tono gentile. Ci eravamo presentati il giorno prima ma non ricordavo il nome "Grazie" risposi sorridendo riconoscente. Poi mi avviai verso la posizione indicata e lo vidi che abbracciava una ragazza con indosso una sua felpa.
Feci per andarmene per non metterlo in imbarazzo ma mi richiamò "Marghe! Vieni ti presento Myriam".
Mi aveva già parlato di lei così la studiai velocemente. Era molto carina, la pelle abbronzata si intonava perfettamente con gli occhi scuri e i lunghi capelli castani le contornavano un visto dolce. "Piacere" disse stringendo la mia mano mentre le regalavo uno dei miei migliori sorrisi.
"Federico sta laggiù comunque, così mi aspetti con lui" si mise in mezzo mio fratello indicando un ragazzo alto con i capelli neri nascosti dietro a un cappellino adidas.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai "Va bene però sbrigati che fra poco dobbiamo stare a casa" gli concessi prima di allontanarmi.
"Hey" salutai imbarazzata Federico circondato da altre ragazze del gruppo. Uno dei primi giorni in quel paesino sperduto ci aveva provato con me, ma, per quanto magnetici potevano risultare gli occhi azzurri, era bastata una sera a capire che non era assolutamente il mio tipo.
Viveva in Belgio ma aveva un forte accento romanesco, aveva l'odioso vizio di sputare per terra credendosi un duro e guardava tutti con aria di superiorità.
Io e Lucrezia ci avevamo messo poco a mal tollerarlo e a prenderlo in giro; soprattutto dopo alcune battute omofobe che aveva fatto dopo averci visto camminare mano nella mano. Purtroppo però lei era dovuta tornare a Roma, dove l'aspettava il suo nuovo fidanzato francese e mi aveva abbandonato al mio triste destino a Chiana.
Lucrezia era la mia migliore amica da ben dodici anni ed eravamo praticamente cresciute insieme. Perciò, quando aveva saputo che avrei dovuto passare un mese lì da sola si era offerta di venirmi a fare compagnia qualche giorno.
Mia madre d'altra parte aveva acconsentito: un po' perché l'adorava come una seconda figlia, e un po' perché sapeva che senza di lei la vacanza sarebbe stata insostenibile.
Chiana era per me un luogo magico e maledetto, dove ogni estate ci rifugiavamo alla ricerca di un po' di pace e fresco impossibile da trovare nel caos e l'afa della nostra grande città.
Fin dall'infanzia passavamo lì almeno un paio di settimane con la famiglia. Il verde, la natura e la quiete attorno a me mi aveva sempre fatta sentire a casa e a mio agio. Purtroppo crescendo era subentrato qualche problema, come la mancanza di campo o wi-fi e soprattutto la lontananza dai nostri amici rimasti a Roma a divertirsi. Inoltre da quando mio nonno era morto tutto era cambiato e nella nostra villetta a Chiana la nostalgia si faceva sentire più forte che mai.
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Elettrizzanti Errori Estivi
General FictionCrescere non è mai facile, non importa quanto tu ti senta pronto o quanto tu lo desideri. Crescere è un uragano che ti coglie sempre impreparato e ti trascina in un turbine di emozioni. Crescere è un fenomeno che tutti affrontano ma appare diverso a...