"Amo io domani parto e torno a metà agosto" annunciò Francesca mentre la salutavo con un semplice 'a domani'.
Sbiancai di colpo: e ora come avrei fatto? Sicuramente mi ero integrata meglio ma senza di lei al mio fianco sarebbe stato diverso. In più io sarei partita subito dopo ferragosto quindi non l'avrei praticamente più vista.
La abbracciai forte forte e le sussurrai "Mi mancherai" "Anche tu piccina, torno presto però" rispose lei stritolandomi prima di andare via. "Ti scrivo" urlò quando ormai era lontana ed io sorrisi.
Alla fine non fu così male, ormai mi ero abbastanza ambientata e nonostante preferissi non rimanere al centro dell'attenzione c'era sempre qualcuno a parlare con me. Spesso accompagnavo Giulia e Riccardo da qualche parte, che fosse a comprare le sigarette o a incontrare qualche loro amico.
Devo ammettere che capitava si creassero situazioni imbarazzanti, un po' perché ero completamente estranea e diversa dalla maggior parte delle persone che incontravo, un po' perché la gente aveva in pessimo vizio di non presentarsi, ma si limitavano quasi tutti a fissarmi.
Come quando dovevamo passare a ritirare dei soldi a una festa e senza nemmeno rendermene conto mi trovai in macchina con due sconosciuti di un altro paesino ad aspettare che loro tornassero. La mia fortuna era che nonostante la timidezza ero abbastanza aperta e riuscivo ad iniziare conversazioni praticamente con chiunque.
Inoltre il gruppo era molto variegato e ogni sera c'era qualcuno di nuovo che non si capiva cosa ci facesse lì in mezzo. Per esempio, una volta mi ero trovata a camminare con un ragazzo appena conosciuto di 23 anni che faceva lì a Chiana il giardiniere, ma in realtà era peruviano. Mi aveva accompagnata dagli altri ed era stato molto gentile e simpatico. Ma a volte tutta quella differenza fra le persone nel gruppo mi metteva a disagio e mi chiedevo se anche io lì in mezzo apparissi così fuori luogo.
Così le serate passavano in compagnia e ogni sera succedeva qualcosa di nuovo. Ovviamente mancava lo spirito di Francesca ad animare la festa, ma stavo bene.
Una sera mi trovai sdraiata su un muretto con Alice, era qualche giorno che la vedevo con la testa sempre da un'altra parte e lo sguardo corrucciato così le chiesi "Senti ma con Davide? Da quanto siete insieme?"
Lei tirò un profondo respiro "In teoria non stiamo insieme, in pratica da un anno e mezzo. Cioè è complicato, litighiamo, ci lasciamo ma dopo poco lui torna da me" sbuffò preoccupata. Avevo colto nel segno. "Tornerà anche stavolta, si vede da come ti guarda ogni volta che può e da come sta da quando avete litigato" la rassicurai.
Lei sorrise appena, ma rasserenerò l'espressione "E tu e Gabriele?" mi chiese pungente. Corrucciai lo sguardo "Gabriele?" chiesi interdetta "Non ti piace? Ammazza dai è un bel ragazzo" insistette facendomi ridere "Allora l'ho visto appena due volte in cui ci siamo praticamente solo insultati e poi è fidanzato" risposi ancora stupita dall'assurdità della domanda .
"Vabbè che vuoi che sia, ha baciato anche me da fidanzato tempo fa, era un'altra persona ovviamente, però..." insistette lei con noncuranza. L'affermazione mi spiazzò, era evidente che Gabriele non fosse un santo ma per lo meno non mi aspettavo un traditore. Soprattutto perché, da persona molto razionale, non ero mai stata in grado di comprendere a fondo il tradimento.
Stavo per replicare che in ogni caso avevo saldi principi quando un rombo di motori ci interruppe. Un motorino rosso, con la musica a palla, sterzò proprio davanti al nostro muretto. "Abbelleee" urlò una voce che non faticai a riconoscere, davanti a lui riconobbi Davide e poco più in là vidi avvicinarsi altri due del gruppo. "Parli del diavolo..." sussurrai ad Alice che rise sommessamente.
Salutammo tutti e infine Gabriele venne verso di me sorridendo e si sedette sul muretto "Ahh che stanchezza" si lamentò invadendo un po' troppo i miei spazi personali e appoggiando le mani sulle mie cosce.
Lo guardai interdetta, poi con un gesto rapido gli rubai il cappellino dalla testa e me lo misi ridendo. Sarebbe stata un ottima mossa per allentare la situazione, ma lui piantò gli occhi nei miei ed iniziò ad avvicinarsi al luogo dove ero scappata minaccioso, o almeno fingendo di esserlo dato che reprimeva a stento un sorriso divertito.
Esitai un attimo prima di scappare via, senza però riuscire a contenere le risate, pochi secondi dopo mi sentì afferrare. Risi ancora ma in un attimo il mondo cambiò prospettiva e mi ritrovai capovolta sulle sue spalle.
Vittorioso mi riportò dagli altri, senza lasciarmi andare, la mano ancorata alla mia gamba per non farmi cadere. "E ora che fai?" mi prese in giro dandomi delle pacche scherzose sul polpaccio.
"Dai lasciami andare" mi lamentai iniziai ad agitarmi realizzando che stavo in braccio a lui. Ebbi un fremito e tutti i ricordi delle volte in cui mi ero sentita pesante mi avvolsero. Tutti i commenti delle persone che mi avevano sollevata rimbombarono nella mia testa.
Il peso nell'ultimo periodo era stata una mia insicurezza enorme, una cosa che avevo sempre tenuta nascosta ma che mi schiacciava da dentro. In realtà ero sempre stata in ottima forma, anzi addirittura sottopeso, facevo tantissima attività fisica e mangiavo bene, ma tutto ciò non bastava a scacciare le mie paranoie.
"Ammazza non pesi un grammo, potrei portarti in giro così tutto il giorno" una voce mi riscosse e non potei fare a meno di sorridere, questo non mi era mai stato detto.
Poi con cura mi rimise per terra "Spero tu abbia capito la lezione" mi rimproverò scherzoso mentre i miei occhi incrociavano quelli di Alice. "Proprio niente fra voi due eh?" sembrava dire sotto un sorriso. Scossi la testa e mi misi a chiacchierare con gli altri come se niente fosse.
Gabriele passò la serata a ricercare le mie attenzioni, infastidendomi in tutti i modi a lui conosciuti: solletico, contatto fisico, rincorse e prese in giro. Tutte cose a cui io ridevo ma davo la giusta quantità di interesse consapevole di quanto lui amasse stare al centro della scena. Sommessamente ammisi che però le serate con lui erano di gran lunga più vivaci e interessanti.
Così quando annunciò poco dopo di dover andar via ci rimasi un po' male. Venne a salutarmi con un bacino, ma visto che non avevamo fatto altro che bisticciare non gli diedi la soddisfazione di alzarmi per ricambiare bene il saluto.
Lo vidi salire sul motorino ottenendo senza difficoltà il posto di guida, ma non partì. Infatti si rivolse verso di me ed allargò le braccia tirando fuori il labbro "Vieni nana che non ti ho salutato bene" . Troppo intenerita per mantenere saldo l'orgoglio mi alzai e lo abbracciai mentre lui lasciava qualche bacio affettuoso sul mio braccio.
Intanto mi accorsi che dietro di noi Alice era andata a salutare Davide e avevano finito per baciarsi appassionatamente. Sorrisi, sinceramente felice per loro poi mi staccai dall'abbraccio.
Mi allontanai per lasciar salire anche Davide e prima che partissero dissi a Gabriele "Stai attento con quel coso". Lui sbuffo divertito e dopo aver dato un paio di colpi al clacson partì sgommando lasciandomi con un sorriso e gli occhi alzati al cielo.
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Elettrizzanti Errori Estivi
General FictionCrescere non è mai facile, non importa quanto tu ti senta pronto o quanto tu lo desideri. Crescere è un uragano che ti coglie sempre impreparato e ti trascina in un turbine di emozioni. Crescere è un fenomeno che tutti affrontano ma appare diverso a...