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Il quarto anno per i due Potter era iniziato col botto. Harry era stato scelto, con l'inganno di qualcuno che lo voleva morto, per partecipare al Torneo tre maghi, detto anche Torneo mortale, a causa delle sue prove estreme e pericolose. Il limite di età era stato messo intorno ai diciassette anni compiuti, ma Harry ci finì lo stesso in mezzo. Mai che glene andava bene una. "Io dico, perché proprio me? Almeno quest'anno volevo stare in pace, e non ce nemmeno il Quiddich." disse Harry stizzato, alla sorella che lo ascoltava senza fiatare. "Anche se sembra strano che Silente non ha potuto fare nulla..." disse e Harry la guardò male. Era dal primo anno che la sorella si lamentava del Preside, facendo congetture assurde, come quella che voleva Harry morto o in pericolo per i proprio tornaconti. "Non ancora con questa storia" disse accarezzandosi le tempie, e la sorella lasciò perdere, per quella volta. 

Isabella non lo faceva apposta, ma lei aveva una brutta sensazione per quanto riguarda il preside, lo vedeva troppo calcolatore. "O forse" -disse la sua coscienza "Hai solo paura che ti possa allontanare da Sirius" e Isabella sbuffò, quella non era una delle sue preoccupazione al momento, quindi la lasciò perdere. Harry gli disse che sarebbe andato a letto e Bella annuì, lei invece sarebbe andata a fare un giro per il castello prima del coprifuoco. Uscì dalla sala comune e scese gli scalini dirigendosi verso il giardino, che con sua grande sorpresa, come lei anche altri studenti aveva deciso di sedersi lì e di godersi quella sera di stelle cadenti. Bella si dette su di una panchina e alzò lo sguardo al cielo. Lì, c'erano i suoi genitori, e per un momento si chiese se loro la stessero guardando, e quando passò una stella cadente, desiderò qualcosa che mai sarebbe potuto succedere, ma che lei desiderava ogni anno, ad ogni stella cadente. "Mamma, papà...perché non potet tornare da noi? Ora che abbiamo più bisogno di voi...soparattutto Harry..." sussurrò e poi chiuse gli occhi sentendo una lacrima scendere lungo la guancia. 

Stette lì per altro tempo e poi tornò in sala comune, con un peso sul cuore, e prima di salire nella sua stanza, pensò di andare a dormire con il fratello, ma poi ci ripensò, Harry doveva riposare. Una volta nel suo lettino, diede la buonanotte alla goto dei genitori sul comodino, e si addormentò. A molti kilometri di distanza, nel cimitero della cittadina, dal suolo due figure uscirono, come quando succede in un film di zombie, ma le due figure non erano zombi, ma due persone in carne ed ossa, che dovevano essere morte, James e Lily Potter. I due si guardavano curiosi e scettici ciò che li circondava. "James...Harry" disse e i due corsero verso la casa, che trovarono distrutta. "Ma...James cosa..." provò a chiedere Lily ma James era sconvolto tanto quanto la moglie, poi i due si guardarono e dissero in coro "Silente". 

I due, con l'uso della smaterializzazione, arrivarono ai confini del castello, e per un momento si fermarono ad ammirare il suntuoso e magico castello. "Lì troveremo le nostre risposte" disse James prendendo per mano la moglie, e insieme attraversarono le difese del castello, che diedero l'allarme. I due curiosi da quella situazione, si trovarono davanti all'enorme porta di pietra e legno "Come entriamo ora?" chiese Lily guardandosi intorno e cercando un mdo per entrare. Ma, la soluzione si presentò da sola, d'un tratto il portone si aprì e davanti a loro comparve Minerva McGranitt, vicepreside e insegnate di trasfigurazione, con in mano la bacchetta puntata contro i due. "Rivelatevi" disse con un tono di voce severo "Professoressa, siamo noi, Lily e James" disse la rossa tranquilla, non capendo il motivo di quel gesto "Non sono in vena di scherzi, chi siete?" disse la donna sempre severa ma con la voce che tramava a tratti. James capì che non c'era modo che la professoressa li credeva così la guardò "Professoressa, se le dico una cosa che solo io so, mi crederà?" chiese James e la docente lo sfido con lo sguardo.

"Quando ero al terzo anno, subito dopo aver discusso con Sirius, lei mi ha portato nel suo ufficio, mi ha offerto de thè" disse e la donna lo esortò ad andare avanti "Io e Sir litigammo per colpa di Snivellus, o meglio Severus, dopo che Sirius lo convinse ad andare nella stamberga strillante dove Remus era in piena trasformazione e dove gli salvai la vita. Lei mi abbracciò e mi lasciò sfogare" finì il racconto e la donna calò lentamente la bacchetta. Nessuno oltre lei, Silente, i Malandrini e Severus sapevano quella storia. "James..." disse e sorprendendo i due coniugi, strinse James come una madre stringeva il proprio figlio. James accettò di buon grado l'abbraccio e subito dopo, si trovarono nel castello con una raggiante McGrannit. 

La donna li scortò fino all'ufficio del Preside, che li invitò ad entrare. "Ma che piacevole sorpresa" disse giovale il preside, senza nessun accenno di sorpresa alla vista di due persone, che dovevano essere morte. "Albus, sono loro, sono davvero loro" disse la donna con a voce rotta dal pianto "Lo so Minerva, ah che cosa strana la magia, vero?" chiese ai due, che poi invitò a sedersi e gli offrì due cioccolate calde. "Professore...signore...mi chiedevo.." iniziò Lily e Silente le sorrise "Cosa sia successo?" finì e Lily annuì. Da lì Silente raccontò gli eventi di quei lunghi quattordici anni. Dal tradimento di Minus, dalla carcerazione di Sirius e della sua fuga, dai diversi incontri di Harry con Voldemort, e dell'imminente Torneo. Ai due alla fine di quel racconto, a tratti inverosimile, erano invecchiati di dieci anni. 

"So che siete sconvolti, e penso che per questa notte sia stato fatto abbastanza. Minerva portali negli alloggi di noi professori, domani mattina riprenderemo il discorso e vedremo come organizzarci" disse e poco dopo James e Lily erano negli alloggi dei docenti, stanchi, stressati ma curiosi di conoscere altro, sia su Harry che su Isabella, la loro figlia di cui Silente non aveva fatto accenno. Anche se quella notte, nessuno dei due dormì.

Innamorata del padrino di mio fratello [Sirius Black]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora