Tra luci e ombre

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505 anni dalla nascita del regno

<<chissà se Sam è già arrivato a casa>> pensò Alpharos guardando le mura della città e poi soffermandosi sulle porte da cui doveva passare se voleva incontrare la persona di cui aveva parlato Alexis.
Nonostante il sole ormai fosse già calato, la città appariva comunque molto luminosa e di questo Alpharos ne rimase affascinato, tuttavia si rese conto che se la città era così luminosa voleva dire che tante persone erano ancora in giro e quindi doveva stare attento a non farsi scoprire.
Varcò le porte della città con estrema facilità visto che le guardie che le dovevano sorvegliare erano invece ipnotizzate da delle ballerine che si esibivano nella piazza davanti, ma una volta lì il bambino si rese conto di una cosa: Alexis non gli aveva detto dove avrebbe dovuto incontrare quella persona, quindi non aveva idea di dove andare e per questo iniziò a sudare e agitarsi.
Cercò di calmarsi e pensò che la cosa migliore fosse allontanarsi dalle strade illuminate che seppur belle da rimanere incantati, piene di persone di tutte le età e le classi sociali, negozi e bancarelle, erano troppo pericolosi per lui. Iniziò dunque a infiltrarsi in alcuni vicoli bui, tuttavia iniziò a sentire una strana sensazione addosso, come se qualcuno con cattive intenzioni lo stesse fissando e quindi si mise a guardarsi intorno, rendendosi conto che non era più in una bella città illuminata, ma una sua versione in rovina e molto buia: nonostante Alpharos non vedesse molto bene nel buio, poteva vedere le case in rovina fatte con del legno che sembrava ormai marcio, finestre e porte rotte, persone addormentate e ubriacare sdraiate per strada, altre che invece guardavano tutti con aria minacciosa.
Il bambino capì che quel posto era anche più pericoloso della parte della città illuminata e voleva tornare indietro, ma si rese conto che non si ricordava più da dove era passato, quei vicoli erano come un labirinto, alla fine si arrese al fatto di essersi perso e iniziò a cercare un posto sicuro in cui passare la notte.
Mentre lo faceva iniziò a pensare << è davvero strano che una città così illuminata e piena di vita, possa avere al suo interno un luogo così buio e in rovina, questa gente è messa molto peggio rispetto alle persone del mio villaggio, nonostante loro abitino in città. Questo vuol dire che non sono solo i villaggi a soffrire per le ingiustizie di questo regno, ma anche le persone povere che abitano in città sono nella stessa situazione, quindi per salvare il regno dovrò salvare anche loro>>. Al bambino piaceva pensare che sarebbe stato un eroe fortissimo, ma non sapeva come poteva diventarlo e questo lo spaventava <<ma se si fossero sbagliati? Se io non fossi il bambino della profezia? E se la profezia stessa fosse una bugia?>> i dubbi salirono ancora e diventavano sempre più forti, tanto che ormai Alpharos era più concentrato su quello che aveva in testa che su quello che aveva intorno e si ritrovò a vagare senza meta per un po' di tempo.
Dopo essersi ripreso, Alpharos si accorse di essere arrivato in una specie di piazza piena di rifiuti e macerie, con alcune persone che sembravano guardarlo con uno sguardo d'odio, come se volessero ucciderlo. Il bambino allora preso dalla paura cercò subito di andarsene, ma non fece in tempo a girarsi che sentì un coltello alla gola e un braccio che lo teneva fermo, impedendogli di scappare.
<< bambino, non dovresti girare qui tutto solo e sopratutto non di notte! Pagherai per questo tuo errore...>> lo sconosciuto poi iniziò a ridere in modo malato e spaventoso, quasi non umano e Alpharos rimase completamente pietrificato dalla paura, non riusciva a muoversi o parlare, ma era sicuro di una cosa: non poteva assolutamente morire, lo doveva a sua madre, a nonna Thia e a tutto il regno! Doveva sopravvivere!>> e grazie a questo pensiero riuscì a trovare un po' di coraggio, ma proprio mentre stava per pensare al modo di liberarsi, lo sconosciuto disse <<non parli? Hai per caso paura?>> e di nuovo fece quella sua risata mentre avvicinò il coltello alla gola del bambino, che ora poteva sentire la lama premere sulla sua pelle.
Alpharos perse tutto il coraggio e la forza di lottare <<scusami mamma... scusami papà...  scusami nonna... scusami regno intero, io non ce l'ho fatta>> e con questi pensieri in testa si mise a piangere in silenzio, aspettando che la lama gli tagliasse la gola e ponesse fine a tutto, ma invece l'unica cosa che sentì fu un rumore strano e dopo di esso lo sconosciuto cadde su di lui, che a sua volta cadde per terra.
<<tutto bene?>> chiese una voce femminile sconosciuta, <<sono la persona che stavi cercando, tu sei quel bambino giusto?>>. Alpharos aveva paura fosse una trappola e quindi, dopo essersi rialzato, chiese <<e tu come fai a saperlo?>>, la donna allora rispose <<non ti fidi di me? È comprensibile, ma devi sapere che il giorno dopo il tuo incontro con Alexis, lui mi ha mandato una lettera segreta in cui mi spiegava la situazione e non l'ha mandata solo a me, hai incontrato Sam vero? Io, lui e Alexis eravamo compagni d'armi una volta, poi ognuno ha preso la propria strada>>.
A questo punto Alpharos non poté far altro che credere alle parole della donna, ma allo stesso tempo era un po' confuso e quindi chiese <<ma quindi Sam è un soldato? A me ha detto di essere un contadino di un villaggio qui vicino, perché mi ha mentito?>>, la donna sembrò un po' arrabbiata da quella rivelazione e disse <<Sam non è un contadino e non è nemmeno più un soldato, ora fa l'attore e deve aver pensato di potersi esercitare a recitare anche in questa situazione... quello stupido! Come me era stato avvisato da Alexis visto che si trovava in un villaggio vicino al tuo, perlomeno però è stato utile e ti ha fatto arrivare qui>>, Alpharos era ancora più confuso di prima, ma preferì non approfondire la questione, invece fece un'altra domanda <<e come mi hai trovato? Alexis non mi aveva nemmeno detto dove andare una volta arrivato a Milo, se ti ho incontrata qui è solo per caso>>, la donna rispose ancora con tono arrabbiato <<sì lo so e se ne è accorto anche lui, è da tutto il giorno che ti cerco per la città per colpa sua, stavo tornando a casa ora perché pensavo che ormai essendo tardi saresti arrivato in città domani, per fortuna ti ho visto e ho potuto salvarti... certo che quei 2 non sono cambiati affatto, sono proprio degli irresponsabili!>> nelle sue ultime parole però, oltre alla rabbia era presente anche un po' di malinconia.
<<io comunque mi chiamo Elena>> disse la donna che intanto si era calmata, <<io invece mi chiamo Alpharos>> rispose il bambino, <<bene Alpharos, ora ti porto a casa mia, così potrai riposare>> disse la donna sorridendo>>, Alpharos annuì e dopo averle dato la mano si incamminarono verso casa di Elena.

Alpharos [in corso]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora