Una visita inaspettata

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Il giovane trascorse il resto del pomeriggio bighellonando in giardino e scoprì una cantina chiusa a chiave. Con qualche difficoltà scassinò con un sasso il vecchio catenaccio arrugginito e spalancò la porta di legno. La stanza era piccola e buia, un tanfo di umidità e muffa invase il mago curioso.
   Nella penombra scorse un vecchio libro di incantesimi, un calderone e tante pozioni abbandonate. Vasetti di vetro rotti erano sparpagliati in un angolo del locale impolverato e grandi ragnatele aleggiavano dal basso soffitto di pietra.
   Harry si impigliò in una rete di ragnatele e, districandola con le mani per pulirsi i capelli, la distrusse. Un ragno gigante quanto la sua mano cadde a terra e sgattaiolò fuori dalla cantina.
   « Acromantule nane! » disse ad alta voce e soffocò una risata pensando a Ron. All’improvviso inciampò in un materasso abbandonato accanto al muro con una bottiglia mezza piena che conteneva un liquido denso e blu. La afferrò e capì che si trattava della pozione anti-lupo di Lupin. Quella era la sua tana, dove veniva a nascondersi quando c’era la luna piena…
   A quei pensieri Harry si sentì in colpa. La sua curiosità aveva ancora una volta ceduto il posto all’invadenza. Appoggiò a terra la bottiglia di vetro e chiuse la porta di legno della cantina ma non poté bloccare il catenaccio perché si era rotto.
   Chissà se un giorno Lunastorta gli avrebbe raccontato davvero tutta la sua storia…
   Una storia di tristezza, abbandono e solitudine, tutte sensazioni che conosceva molto bene.
   Provò un moto di affetto per l’uomo lupo che si era sempre preso cura di lui. Sirius e i Weasley non erano i soli. Si chiese come sarebbe stato abitare nel vecchio cottage dei nonni con Lupin. Sarebbe di certo stato un rifugio dal mondo, un posto sicuro in cui non doversi nascondere più. Poi pensò a Tonks e alla sua allegria. Era perfetta per Remus: se solo lui si fosse lasciando andare veramente…
   Indugiando assorto nei suoi pensieri, si era incamminato per il piccolo sentiero scosceso che portava ad un torrente di acqua fresca. Harry si sdraiò sull’erba e restò in ascolto meravigliato e ammaliato dai suoni e dalla bellezza della natura incontaminata che lo circondava.
   L’ acqua era così limpida che si vedevano piccoli sassi e alghe verdi giacere sul fondo del ruscelletto. Qualche metro più in là un grosso falco bruno sorvolava la valle in cerca di qualche preda da catturare e in lontananza un cervo si nascondeva tra gli alberi per non essere visto. Un cervo, come il suo Patronus, come quello di suo padre…
   James Potter aveva conosciuto il cottage di Lupin? Aveva mai trascorso l’estate in quella valle così tranquilla? Si era mai sdraiato in quello stesso posto dove suo figlio giaceva rilassato accanto al ruscello? Quante cose non sapeva di lui, quante cose avrebbe voluto sapere.
   Uno scalpiccio frettoloso di zampe che correvano lo distrasse. Il cervo era fuggito per nascondersi dal falco in agguato.
   Senza rendersene conto Harry si era addormentato pensando a suo padre. Quando si svegliò il sole non c’era più e impiegò alcuni istanti per capire dove si trovasse.
   L’umidità della sera gli era penetrata nelle ossa, rabbrividì e balzò in piedi per cercare la strada del ritorno.
   Nel buio della sera incontrò qualche difficoltà a ripercorrere la valle ma riuscì a trovare il sentiero di ciottoli che conduceva alla casina in pietra. Quando il cottage comparve oltre la collina, Harry notò che la luce era accesa: Tonks era tornata.
   Allungò il passo e prese a correre. Quando entrò in casa, fu invaso da un densa nuvola di fumo di legna bruciata.
   « Tonks, che succede? Stai bene? » chiese allarmato coprendosi gli occhi che lacrimavano per via del fumo.
   « Harry, tutto bene… è solo il fuoco nel camino! » Tonks fu colta da un attacco di tosse, mentre Harry raggiunse la finestra per aprire i battenti e far entrare aria pulita.
   Alle sue spalle qualcuno aprì l’uscio di casa e gli sorrise raggiante, correndo verso di lui.
   « Ginny! » esclamò felice di vederla. La guardò per un istante e notò che aveva il volto stanco.
   « Harry! Ero in giardino… Tonks non riesce a tagliare la legna e ti cercavo! »
   « Ero al fiume! Mi sono addormentato! Per la legna ci penso io… » disse sciogliendo a malincuore l’abbraccio.
   Sistemò due grossi pezzi di carbone e sminuzzò la brace ancora ardente. «Come vanno le cose a casa? Tua madre si è ripresa? »
   « Sta meglio! Non potevamo crederci… I gemelli l’hanno fatta grossa… » Ginny svuotò un cesto di vimini e posò del cibo sulla tavola al centro del piccolo salotto.
   « Sì, povero Ron! » Harry vide Tonks sparire in cucina con un dolce.
   « Sì… e anche tu. Quando mamma è tornata a casa quella sera dopo averti accompagnato da Hermione e non riuscivamo a trovarti, ci siamo spaventati a morte. Tutti… » Ginny indugiò sull’ultima parola per qualche istante e Harry fece appena in tempo a guardarla negli occhi prima che lei distogliesse lo sguardo.
   « Mamma ti ha mandato qualcosa per la cena… » disse la ragazza cambiando discorso.
   « Qualcosa?! È per un reggimento! Voi restate? » chiese Harry speranzoso.
   « Sì, ma poi dobbiamo aiutare Arthur a preparare la fesa per zia Muriel. I gemelli sono in punizione da lei e Molly li ha confinati in casa ».
   « In… in casa?! »
   « Esatto! Non possono uscire. È un incantesimo antico… quindi ci occupiamo noi dei preparativi. La zia tra due giorni compie 100 anni! » concluse Ginny.
   « Miseriaccia! » esclamò Harry imitando l’amico. « D’accordo, allora vado a prendere qualche pezzo di legna da tagliare. In cucina sarei solo di intralcio ».
   Uscì di casa e si diresse nel retro del cottage dove Lupin aveva sistemato qualche ramo da ardere. Trafficò per diversi minuti con alcuni tronchi pensanti, tagliando i rametti laterali  e poi attraversò il giardino. Stava per entrare in casa quando Tonks parlò.
   « Gin, basta! Smettila di pensare a quella stupida lettera! »
   « Non ci riesco! È molto arrabbiato, Ninfa… » il tono della ragazza era triste.
   « Non è più un tuo problema. Le cose che ti ha scritto sono orribili! Non capisco perché ci pensi ancora. È passato anche del tempo ».
   « Dean non la pensa così! Sono sicura che a scuola partirà all’assalto… »
   Al suono di quel nome Harry fece cadere un tronco sul suo piede e vide le stelle per il dolore. Cercò di non far rumore, voleva ascoltare il resto della conversazione.
   Dannato, Dean! Pensò incolpandolo per il suo dolore al piede e la gelosia che faticava a nascondere.
   « Deve farsene una ragione. Vi siete lasciati da quasi due mesi… » Tonks scandì le parole urlando.  Harry aprì la bocca sorpreso per la notizia ma non emise alcun suono.
   « Ninfa! Non urlare! In realtà, l’ho lasciato io e lui non lo accetta! Pensa che lo abbia preso in giro… »
   A quella notizia il cuore del mago mancò qualche battito.
   « Ma io e te sappiamo perché lo hai fatto. Ti capisco molto bene. Quando ami qualcuno che non si lascia avvicinare, che ha paura di farti del male perché la sua vita è difficile… è così ingiusto! Eppure la felicità non la troviamo sempre… » Il tono di Tonks era così triste e Harry non poté più ascoltare.
   « Remus vuole solo proteggerti… »
   Quando Harry entrò in casa, batté i piedi per far sentire alle due ragazze la sua presenza. Non voleva che lo scoprissero mentre aveva origliato la loro conversazione. I suoi pensieri su Tonks e Lupin erano corretti e poi aveva scoperto che Ginny era libera. Perché aveva lasciato Dean? Doveva assolutamente saperlo!
   « Harry, ottimo! Hai smontato un albero? Ravviva il fuoco, io metto la torta in forno e ceniamo ». Tonks sorrise mentre si asciugava le mani su un consunto grembiule a quadri bianchi e rossi.
   Harry sistemò il fuoco e ben presto una fiamma ardente riscaldò l’ambiente.
   « Cosa ti sei fatto? Lì… al braccio! » La sorella di Ron indicò la sua mano.
   Harry aveva del sangue fresco che colava suo braccio. « Oh, non è niente… È solo un graffio… forse quando ho tagliato la legna… »
   « Ma perché sei sempre coperto di sangue?! » Ginny si avvicinò a lui. « Fa’ vedere… Questo è profondo! Davvero non ti fa male? » La ragazza prese la mano tra le sue e pulì la ferita con delle garze asciutte per disinfettarla. « Purtroppo non ho la Dittamo con me… »
   Con gesti sicuri e delicati disinfettò con dell’alcol puro anche il braccio per poi bendargli la ferita.
   Forse per il contatto tanto desiderato, per il suo tocco gentile oppure per la sua vicinanza Harry non si lamentò neanche una volta. Il suo cuore galoppò più forte quando incontrò gli occhi nocciola di Ginny a pochi centimetri dai suoi. Martellava così forte e si meravigliò che nessuno se ne rendesse conto. La guardò a lungo e prese la decisione che aveva rimandato per tutta l’estate.
   « Ecco, dovrebbe bastare! »
   « Grazie! »
   Ginny sorrise e apparecchiò la tavola appena in tempo. Tonks aveva sfornato del pane caldo all’arancia con filetto di carne, mentre una bella torta rotonda troneggiava sul ripiano accanto al divano.
   « Viva Molly! È una cuoca eccezionale. Ti avrebbe mandato altra roba ma gliel’ho impedito » assicurò Tonks.
   « Per mamma siamo sempre tutti troppo magri! » esclamò Ginny.

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