Prologo

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Nell'aria echeggia il suono di qualcosa che va in frantumi, rompendo il frastornante silenzio della notte in quella casa. Mi sveglio dal sonno continuando a sentire quel suono del tutto famigliare. Cerco di coprirmi le orecchie e tornare a dormire, ma lo sento ancora e non mi fa prendere sonno.

Mi viene da urlare a squarcia gola per liberare tutta l'angoscia, tristezza e dolore che per anni mi tormentano. Il nodo in gola si stringe sempre di più, impedendomi quasi di respirare.

Non ho più voce, il mio respiro accelera, il mio cuore batte così forte che quasi minaccia di uscire dal torace. Continuo ancora a sentire quel suono che ha ripreso ad echeggiare stridente, rintronando persistente nella mia mente.

Sono prigioniero di questa agonia. Voglio liberarmi dal fondale di questo lago ghiacciato nel quale mi sono tuffato con ingenuità. Mi sono fatto trascinare dalle sensazioni che esso mi ha suscitato al tempo.

Piano piano sento le forze mancare, le mie palpebre si fanno pesanti fino a che, d'un tratto, il buio si impossessa di me.

Le immagini sfumate di quel giorno mi si ripresentano. Mi trovo in un bosco, in piena notte, tutto intorno è nero e l'unico rumore presente è il fruscio del vento sulle foglie. Vengo attirato da una luce azzurra tendente al bianco che illumina un tratto di boscaglia non molto lontano. Mi inoltro all'interno trovandomi davanti ad una distesa di ghiaccio che identifico essere un lago.

Mi sporgo dalla sponda quel poco che mi basta per vedere il mio volto riflesso in quella spessa lastra di ghiaccio.

D'un tratto una grossa crepa si forma su di essa ed una voce soave inizia a chiamare il mio nome. È dolce, tranquilla e mi spinge a raggiungerla. Cedo al suo volere e mi tuffo. L'acqua mi avvolge, mi coccola facendomi sentire protetto. Non ho mia provato sensazioni così delicate e dolci.

"Ti prego smettila, non parlare" dico in un filo di voce, non sopportando più tutte quelle forti sensazioni che questa voce mi suscita.

L'acqua, prima delicata e leggiadra, inizia a salire piano piano, fasciandomi bocca e occhi. Con forza mi piega la testa all'indietro ed inizia a trascinarmi sempre più in profondità. Cerco di ribellarmi, ma ormai è troppo tardi. L'enorme crepa nel ghiaccio si è ormai serrata. Cerco di urlare, liberarmi, ma le forze iniziano a mancare. Sento la gola andare a fuoco, la testa esplodermi, poi di nuovo buio.

Avrei mai dovuto sacrificarmi? Questo eterno dolore potrà mai essere reale? Ma se la risposta a tutte queste domande è negativa, io in quel momento cosa avrei dovuto fare?

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Angolino angoloso
Questa è la prima storia che pubblico, spero che il prologo vi abbia preso almeno un pochino :)
Miro ad aggiornare una volta a settimana, ma può essere che vi siano aggiornamenti anche due volte a settimana.
Al prossimo capitolo byeeee <3

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