Capitolo Secondo | Le Origini |

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Incuriosito, faccio dei passi in avanti fino ad entrare con le caviglie in acqua e piegarmi leggermente per raccogliere l'oggetto ignoto ed analizzarlo meglio. Questa mia azione viene però impedita dalla mano di Marcus che mi afferra il polso tirandomi indietro

"Non toccarla fratello, potrebbe essere maledetta" afferma

"Tch, è solo una pietra incisa, una volta si usava spesso scrivere su pietre, cortecce o foglie. Fratello sei penoso, devi smetterla di spaventarti e pensare subito alla stregoneria, mi urti, mi urta la tua presenza quando fai così" rispondo acido e schivo.

Lo vedo abbassare il capo pensieroso e triste. Incastra il suo labbro tra i denti violandolo e provocando delle leggere lesioni su di esso. Sono consapevole di averlo ferito. Il nostro rapporto è così, lui che si preoccupa per me e io che gli do contro.

Voi vi starete chiedendo perché lo faccia, nonostante sappia di ferirlo; ma la risposta è che mi da soddisfazione, significa che si preoccupa del mio pensiero, ciò che dico o faccio lo condiziona e questo mi da potere su di lui. Lui è mio. Io sono l'unico che lo può rovinare sia fisicamente che mentalmente.

Torno alla realtà e mi soffermo ad osservarlo. È così sensibile, così piccolo e sopratutto così bello. Senza rendermene conto insinuo una mano tra quel groviglio arcione sbiadito che si ritrova come capelli e lo accarezzo, come per chiedergli scusa. Lui inizialmente sorpreso, alza lo sguardo per poi fare più pressione sulla mia mano, per, in fine, appoggiarsi ad essa, come per cercare un contatto o dell'affetto. Poggia la mano sopra la mia. Essa è cosi piccola, magra e morbida.

Dopo un istante passato ad occhi chiusi godendosi il tepore della carezza, alza lo sguardo sul mio e i nostri occhi si incastrano. L'azzurro-grigio dei miei si mescola con l'oceano dei suoi ed inizia a parlare

"Ti amo tanto fratello mio, non voglio che ti accada nulla di male o che possa separarmi da te" afferma con una fastidiosa patina bagnata che non mi permette di vedere in maniera nitida i suoi occhi. In quel momento, spinto da non so che forza, mi sporgo in avanti con il busto, afferrando il collo di Marcus con l'altra mano e spingendo il suo viso sul mio, coinvolgendo le nostre labbra in un bacio che di casto aveva poco.

Più tardi, mentre eravamo intenti a scambiarci effusioni, sentimmo la campana di servizio della nostra villa, comunicandoci che l'ora della merenda era giunta.

"Tu avviati, io passo a raccogliere un po' di mirtilli per nostra madre" affermo. Lui stupito da questa mia volontà che solitamente non si presenta, poichè era sempre lui ad andare a raccogliere frutti o fiori per nostra madre. Con un sorriso ed un bacio sulla guancia, annuisce e si incammina per la strada del ritorno, sollecitandomi a fare attenzione.

Ovviamente la storia dei mirtilli era solo una scusa per potermi avvicinare maggiormente alla pietra, cosa impossibilitata dalla presenza di mio fratello. Immergo nuovamente le mie caviglie nell'acqua gelida del lago e mi piego cogliendo la pietra. Immediatamente sento una scossa che ha origine dalla mano e percorre tutto il mio braccio, per poi farsi strada nel mio petto, arrivando al cuore. Sento un dolore atroce, il mio organo batte impazzito mentre delle urla strazianti percuotono la mia testa obbligandomi a serrare occhi ed orecchie. 

Dopo aver raggiunto il culmine, la tempesta dentro di me si placa, lasciandomi riprendere fiato e focalizzare il paesaggio circostante.

Cos'è successo?

Osservo il mio braccio notando le mie vene colorarsi di un nero pece e mano a mano scomparire sotto pelle. Con il fiatone osservo l'oggetto ancora saldamente retto dalla mia mano e vedo le incisioni soprastanti colorarsi di rosso ed illuminarsi per poi tornare nella loro forma iniziale. Lancio la pietra il più lontano possibile al centro del lago, mi sistemo tornando un po' in me stesso e recandomi a casa. 

I giorni a seguire furono un inferno. Il mio umore era molto alterato, scontroso, burbero e molte volte avevo degli istinti omicidi nei confronti dei miei fratelli. Marcus mi è sempre stato vicino e cercava di calmarmi e consolarmi. Mio padre era sicuro fossi affetto da "demenza frontotemporale"  una malattia che consiste nel restringimento di alcune parti del cervello, provocando allucinazioni ed alterazione del comportamento.

Ogni volta che discutevo con qualcuno iniziavo a tremare, un bruciore faceva ardere le mie viscere ed un crampo straziante stritolava il mio cuore contorcendolo. Questo dolore era talmente insopportabile che dovetti molte volte piegarmi su me stesso e stringere il mio petto con la mano sinistra per poter porre fine a questo strazio.

Era sera, io e Marcus giacevamo seduti al centro del mio letto, io che lo guardavo e lui a sguardo basso si guardava le mani giocherellare tra di loro. Tentennava, come se dovesse parlare, ma non riuscendo al esprimersi. Prendo iniziativa io

"Avanti parla, a parole tue, non mi arrabbierò." Sancisco

Esitando prende parola -"Cosa ti è successo?" Sussurra con voce rotta.

"Cosa intendi?"

"Sai bene cosa intendo" alza la testa arrabbiato, ma allo stesso tempo preoccupato ed ansioso.

"Ho raccolto la pietra" dico andando dritto al punto, è inutile mentire, a che proposito? Le bugie sono solo uno spreco di tempo. Marcus è la persona che mi è stata più vicina, non mi ha mai giudicato o reputato un malato di mente.

"Cosa?!? Che pietra? Quella del lago?"

"Si" affermo

"Scusa fratello, ma non ti seguo, cosa c'entra la pietra adesso?" Chiede confuso, ma lo conosco, ha già capito la situazione, ciò nonostante vuole sentirla uscire dalla mia bocca.

Sospiro - "Sono così da quando ho raccolto la pietra dal fondo del lago. Da subito ha reagito in maniera strana, mi ha provocato un dolore al petto insopportabile ed in più li sentivo urlare ..." - faccio una pausa fissando il vuoto - "... continuo a sentire le loro voci che sussurrano ed urlano ... si disperano ... sono troppo rumorose" dico con un nodo in gola, posando le mani a cingermi la testa sorreggendola e tirando di tanto in tanto i capelli.

Sento la mano di Marcus poggiarsi sul mio braccio come a calmarmi - " Andreus, ascoltami fratello, io sono e sarò sempre qui con te, sei la mia ragione di vita, il mio amore, il mio amante e la mia famiglia, anche se dovessi morire io sarò sempre con te ... promesso?" Mi porge il mignolo e capisco

"Promesso cucciolo" congiungiamo i nostri mignoli e sigilliamo il tutto con un bacio, poi però lo vedo alzarsi, dirigersi verso una scatola dorata posta sopra allo scaffale ed estrarci un piccolo coltello da caccia. Si avvicina e si risiede difronte a me.

"Sigilliamo la promessa da uomini" - detto questo si passa la lama sul palmo della mano da cui, successivamente l'azione, inizia ad uscire sangue. In un primo momento mi incantai ad osservare quella sostanza rosso mattone, fissandola. Mi concentrai sulla consistenza, sull'odore leggero e soave ed al sapore che avrebbe avuto. A risvegliarmi è Marcus che afferra la mia mano e ci passa la lama a sua volta, tagliandomi. Posa poi il suo palmo sopra il mio facendo mescolare il suo sangue con il mio.

Nel mentre, nel fondo del lago la pietra ha iniziato a muoversi ed illuminarsi ...

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