Capitolo Terzo | La Pietra |

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Il giorno dopo siamo tornati al lago, sta volta non per rilassarci e passare del tempo insieme da soli, ma per l'oggetto dei nostri problemi. La pietra. È stata un'idea di Marcus, secondo lui era giusto tornare, raccoglierla e studiarla, chiedendo aiuto ai Sommi Cultori del villaggio.

"Sarà un po' difficile raccoglierla, l'ho lanciata al centro del lago" affermo una volta giunti difronte alla sponda

"Cosa dici fratello? Se è proprio qui, nel punto in cui l'abbiamo trovata inizialmente". Lo guardo stranito e confuso allo stesso tempo. Guardo preoccupato la pietra, squadrandola. Vedo Marcus piegarsi per coglierla, ma lo fermo seduta stante - "NO! Assolutamente la colgo io, è pericolosa".

Lui indietreggia impaurito. Mi sporgo e la afferro saldamente. Una scarica di brividi e urla stridenti mi colpiscono come un tram in corsa facendomi perdere per un secondo l'orientamento.

Marcus fu subito pronto a sorreggermi.

"Andreus! Andreus! Cosa succede? Rispondimi"

Sento il corpo tremare, una rabbia immonde mi sormonta. Mi blocco. Marcus in parte a me piange preoccupato e continua a chiamarmi. Ho fame, molta fame. Ma che tipo di fame? Cos'è questa sensazione? No ... non posso ... non riesco.

Con la poca lucidità rimasta urlo "Marcus!! Vattene ... vattene via!!!"

"Cosa? ..." chiede flebile e disperato, non sapendo come agire.

Non riuscendo più a trattenermi volto lo sguardo sul suo viso. Quest'ultimo espone paura, sorpresa e preoccupazione. Lo vedo indietreggiare a bocca aperta con un'espressione indecifrabile. Attorno a me noto del fumo nero. Sono io a produrlo. Una forza in me mi spinge contro Marcus.

Lo sento urlare in mio nome disperato. Gli afferro il collo con rabbia e risentimento, lo avvicino al mio corpo, petto contro petto. Lui piange disperato. Cosa sto facendo? Perché lo faccio?

Però qualcosa sembra non andare, la presenza in me brama il suo sangue e la sua anima, ma questo desiderio viene bloccato dalla mia volontà. Il mio corpo reagisce lanciando Marcus il più lontano possibile da me, mentre io mi accascio a terra cercando di combattere un qualcosa di inesistente ed informe dentro di me.

Nel mentre, però, non mi accorgo che dalla pietra esce una specie di lupo informe che inizia a sbranare mio fratello senza però ferirlo, ma anzi vedo il suo corpo sfumare e sparire sotto la figura immonde.

Reagisco urlando - "COSA HAI FATTO A MIO FRATELLO?!? NON LO TOCCARE! NON TE LO PERMETTO!!!"

Il lupo si volta verso di me, avvicina il suo muso al mio volto e sta lì per dei secondi a fissarmi. Poi si butta su di me scomparendo all'interno del mio corpo. Urlo. Urlo più forte che posso. Facendo uscire rabbia e dolore. Un dolore non tanto fisico, quanto morale.

tornando al presente

Da quell'accaduto non ho più rivisto la mia famiglia. Non sono più tornato al mio villaggio. L'unico parente che ho ritrovato dopo secoli è mio fratello Noah. Tutta la mia famiglia è stata maledetta, al tempo, dal villaggio, dopo aver scoperto di me, e costretta a vivere per l'eternità. Solo per essere imparentati con un mostro. Ovviamente, io e mio fratello, ci comportiamo da estranei, ma è stato lui ad avvisarmi di nostro padre, che mi da la caccia da secoli ormai, convinto di aver rapito mio fratello per ragioni malate e successivamente di averlo ucciso. Sulla seconda ragione non posso dagli tutti i torti, ma sicuro è che non avrei mai fatto del male a Marcus. 

Tre secoli dopo quel fatidico giorno, girovagavo tra villaggi e boschi, isolandomi da tutto e tutti reputandomi pericoloso per le persone, soprattutto per chi si sarebbe affezionato a me. Sono stati anni infernali e burrascosi. All'epoca non sapevo controllare questo potere o dargli un nome. Ma finalmente, quattro secoli dopo, sono entrato a far parte di una setta, dal nome non identificato. Grazie al Sommo Cultore sono riuscito a risalire alle origini della pietra. Essa era ed è un'antico sigillo risalente ai tempi dei Cultori di Hallows. Si narra che il Capo Cultore avesse trovato il modo per far rinascere lo spirito dell'Iris Oscuria attraverso l'arte oscura del sacrificio ed era riuscito ad imprigionarlo all'interno di una pietra nera, trovata sul fondale di un lago sacro. Questo lago venne benedetto dalla Cultrice Madre Astraea, figlia della Terra. I libri la descrivono come una giovane donna mai invecchiata, dai capelli lunghi, ondulati e di colorazione ramata. Dalla pelle pallida, ma allo stesso tempo viva, il viso piccolo contornato da una corona di fiori colorati e profumati, occhi grandi di un grigio profondo, naso piccolo all'insù e labbra carnose. Ogni persona di qualsiasi villaggio la veneravano. Ella è colei che rappresenta la prosperità, la saggezza e la purezza. Colei che ha sposato la luce e condannato l'oscurità. L'unica in grado di contenere uno spirito così impuro e maligno come quello l'Iris Oscuria. Di fatti questa pietra venne affidata alla Cultrice per custodirla e nasconderla da qualsiasi essere vivente. Venne abbandonata nel fondale del lago sacro, nascosta dalla vegetazione circostante.

Chiunque entri in contatto con la pietra, essa creerà un legame indissolubile e la persona in questione sarà colei che ospiterà lo spirito racchiuso in essa. Sentirà urla strazianti e dolore lacerante di tutte le persone ed anime uccise e violate dall'Iris Oscuria.

Ci sono voluti anni per imparare a controllare la rabbia e la potenza di questo potere. Adesso sono riuscito a sopprimetelo, ma non è stabile. Basterebbe il minimo crollo emotivo per abbattere anni di sacrifici.

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