Capitolo Primo | Ricordi |

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Poso la rosa di un rosso acceso sulla tomba grigia e fredda. Un contrasto molto noto, soprattutto nella mia vita. Continuo a vivere convincendo me stesso che più avanti andrà meglio. Come quella rosa che sfoggia la sua bellezza in un posto così cupo e macabro, allontanata dalle sue simili per motivi utili alla persone, ma incompresi per il fiore. Questo sono io, lasciato solo dai suoi simili e costretto a mentire ogni santo giorno. Molte volte mi soffermo a pensare al motivo per cui continuo ad ingannare in primis me stesso ed in secondo luogo le altre persone. Non ho motivo per sorridere.

Ritorno con gli occhi sulla tomba. È impeccabile come anni fa. D'altronde lo era anche lui, sempre composto, educato, disponibile e sereno, ma allo stesso tempo debole. Distolgo lo sguardo posandolo sulla distesa di tombe circostante. Mi volto verso la stradina, abbasso il capo poggiandoci sopra il grande cappuccio della felpa ed inizio a percorrere il cammino verso casa.

Penso a come sono cambiati i tempi e la mia vita dopo quel fatale giorno. Anch'io sono cambiato, continuo a sentire la sua voce, la sua presenza ed addirittura la sua angoscia. Quanto odio la mia natura.

"Dannazione!" Ringhio calciando la prima lattina che trovo per strada.

Ad un certo punto, nell'angolo di un vicolo cieco, percepisco un vociferare sfacciato. Mi avvicino incuriosito rimanendo nella penombra della notte. Vedo cinque persone tra cui un ragazzino che viene sfottuto e spinto ripetutamente sulle pareti viscide di quel buco di posto. Viene picchiato e per proteggersi dai colpi si raggomitola in posizione fetale.

"Tch..." - rido, tipico comportamento dei deboli - "Aaah questi mocciosi" sospiro rassegnato.

Mi riavvio per la mia strada ed una volta arrivato nella mia umile dimora, salgo in camera buttandomi di peso sul letto. Fisso il soffitto perdendomi in quel profondo bianco e penso. Penso a quando tutto questo ha avuto inizio.

Ero piccolo, avevo si e no diciassette anni. Stavo seduto sulla grande scalinata della Villa Scarblood, nonché nostra abitazione. Una tipica villa aristocratica del 1500, con interni ampi ed eleganti. Stavo aspettando che mio fratello finisse la lezione di letteratura, poiché, una volta finito, saremmo dovuti andare nel luogo vicino alla cripta del cimitero locale. Un posto molto tranquillo nel bel mezzo del nulla, adatto per rilassarsi. Mentre stavo rimuginando nei miei pensieri, un formicolio ed un improvviso calore colpirono la mia spalla risvegliandomi. Mi giro di colpo ritrovando Marcus, mio fratello minore, con un sorriso furbo stampato in faccia.

"Alla buon'ora" replico indifferente. Lo vedo alzare gli occhi al cielo iniziando ad incamminarsi verso il luogo stabilito. Inizio a seguirlo a passo lento, guardandolo saltellare e voltarsi ogni cinque secondi per guardami, regalandomi uno splendido sorriso che emanava amore ed ammirazione.

In meno di cinque minuti siamo giunti a destinazione. Il lago è vasto e cristallino, situato in mezzo al bosco dietro una fitta vegetazione. È come se fosse il nostro luogo segreto, anche se mi sono sempre chiesto perché fosse così tanto nascosto, come se la natura stessa non voglia mostrarlo.

Perché coprire una tale bellezza? Mi risveglio dai miei pensieri vedendo mio fratello spogliarsi e chiamarmi. È molto magro e la sua pelle è talmente nivea che sembra brillare al sole

"Che hai intenzione di fare fratello?" Domando incuriosito

"Un tuffo, mi pare ovvio. Gli Dei* ci hanno donato di una così bella giornata, perché sprecarla? Dovresti lasciarti un po' andare, sei sempre così teso e serio" afferma sorridendo.

Il suo sorriso mi destabilizza, è fantastico, è una di quelle cose che ti cambiano la giornata in positivo. Mio fratello è una persona molto solare e gentile con tutti, anche con me che sono praticamente il suo opposto.

Mi volto di nuovo accennando un ghigno nascosto ed osservando incuriosito il paesaggio circostante, quando mi sento chiamare per la seconda volta

"Andreus, fratello, guarda un po' qua" mi volto verso Marcus intento ad ispezionare il fondale con stupore. Mi avvicino chiedendogli cosa avesse, fino a quando, sporgendomi meglio, notai una pietra con incisi dei simboli

"Sono delle rune antiche, non si vedono dai tempi dei Cultori di Hallows*" sancisco confuso

"Esatto fratello, riporta una dichiarazione molto esplicita riguardo al non oltrepassare la sponda del lago".











Chiarimenti:

*Sono consapevole che il periodo storico non prevede la presenza di "Dei", ma la famiglia Scarblood è molto particolare

*I Cultori di Hallows è una setta medievale di persone religiose che venerano l'Iris Oscuria, animale quadrupede simile ad un lupo, ma dalle dimensioni di un orso. Una bestia malefica informe, senza materia, ma unicamente formata di fumo nero. Essa è in grado di risucchiare anime e si nutre di dolore, caos e rabbia.

p.s. ci tengo a precisare che ogni elemento presente nella storia è frutto della mia pura fantasia, ogni riferimento storico o della realtà sono puramente casuali. Grazie.

Al prossimo capitolo byeee <3

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