1. Not Again

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Nefarius amava quel luogo. Vedere quelle stupide anime pagare per ciò che avevano commesso in vita, lo riempiva di soddisfazione. Il suono della loro sofferenza era pura poesia per lui, il loro continuo implorare pietà una dose dissetante di potere. Quel posto era ciò che Nefarius chiamava casa, reso tale dall'immenso potere del Padre. Tuttavia, era affascinato dal mondo in superficie e dalle specie che vi abitavano. Dalle sue continue letture sull'argomento aveva scoperto che la mente umana era un vero e proprio labirinto di cui nemmeno i migliori studiosi umani avevano mai trovato l'uscita. Ma lui era convinto di poter scoprire quali segreti la rendevano così intricata e inestricabile.

La figura possente del Signore degli Inferi si fece largo verso l'aula magna del Palazzo Oscuro, dove il giovane divorava per l'ennesima volta uno di quei tomi sgraffignati dai seguaci di Satana durante le loro "escursioni" sulla Terra.

-Ancora a studiare quegli esseri inutili, figliolo?-

-Sì, Padre. La noia mi assale sempre più e sono poche le cose da fare per tenermi occupato- rispose con rispetto il ragazzo, chiudendo l'enorme libro.

Lucifero osservava il figlio, rivedendo in lui le fattezze della donna umana che lo aveva messo al mondo parecchio tempo prima. Non ricordava il suo nome, né tantomeno la sua voce, ma quell'errore commesso a causa sua riviveva in Nefarius.

-Vieni, qua!- tuonò Egli.

Il figlio, intimorito dal tono autoritario del Padre, si alzò dalla scrivania e gli fu accanto.

-L'Inferno è infinito. Come potresti annoiarti in un luogo ricco di malvagità, urla di dolore e sofferenza?-

-Le mie attitudini sono ben diverse dalle vostre, Oscuro Padre. Esiste forse un mondo a noi conosciuto solo in parte che cela i più strabilianti segreti da cui attingere la nostra forza? L'Inferno ruota attorno alle vostre Leggi, niente vi è precluso! I miei desideri sono rivolti alle terre agli estremi degli Inferi, Padre-

L'astuzia dell'erede lasciò Satana senza parole. Era ambizioso, furbo e crudele. Pensare alla Superficie come fonte di energia era l'idea più giusta che avesse mai sentito esprimere da secoli.

-In conclusione, vorresti un varco verso quale universo?-

Nefarius esitò.

Il mondo superiore era la meta perfetta. Tutti quei libri sugli umani che aveva divorato, sarebbero serviti a qualcosa! Suo Padre non aveva mai approvato le sue ricerche: sin da quando aveva memoria, Lui parlava di essi come creature stupide, spinte da curiosità insaziabili e da sentimenti ignobili che gli esseri immortali non provavano.

-Il mondo degli umani, Padre- rispose senza ulteriori giri di parole.

Scrutò il volto del Padre: impassibile.

Satana non emise alcun suono che permettesse a Nefarius di scoprire la decisione finale. Passarono attimi interminabili in cui si alternavano sguardi profondi e interrogativi a sguardi ansiosi e titubanti.

Nefarius pensò di rinunciare. Non aveva mai chiesto nulla di così potenzialmente pericoloso al Padre e non era pronto a sentire su di sé il peso delle "responsabilità" di una qualsiasi complicazione.

Il Re degli Inferi, parlò.

-il tedio è una conseguenza del potere, figlio mio. Ho commesso innumerevoli errori nel nome della noia, dei quali pagherò le conseguenze per l'eternità. Darti il permesso di varcare la Grande Porta è un rischio per te e per i condannati e una volta giunto in superficie, sarai solo-

-Grazie alle vostre conoscenze sul genere umano, ho appreso quanto basta per addentrarmi nel loro futile mondo. Il saggio Saul, da sempre, ha messo a mia disposizione parecchi libri sull'argomento fomentando pagina per pagina il mio interesse nei loro confronti. Non permetterò che ci accada qualcosa, Padre.-

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