6. Green Met Blue

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Le gambe di Heaven sembravano muoversi alla velocità della luce attraverso le strette vie che la separavano dalla lavanderia di Mrs Barker. Era tremendamente in ritardo e sapeva già che il rimprovero che avrebbe ricevuto di lì a poco sarebbe stato lungo e pieno di errori grammaticali. La rabbia della sua titolare era pari alla sua possente stazza. Mrs Barker era una donna egoista e saccente, il suo unico figlio era scappato via di casa all'età di sedici anni dopo l'ennesima lite con l'anziana madre. Come biasimarlo! Questo distacco aveva fatto sì che il mondo di Lizzie Barker ruotasse attorno a montagne di orecchini appariscenti e nature morte. Non aveva più visto o sentito suo figlio, diceva sempre di non volerne sapere più nulla. E come con suo figlio, aveva l'abitudine di tenersi alla larga dalle persone e dai loro problemi. Per questo motivo, appena Heaven tornò dall'ospedale, corse subito a scusare la sua "ingiustificata assenza" alla donna, la quale con molta riluttanza acconsentì a tenerla ancora con sé.

-Ti sembra questa l'ora di presentarti, Elena?-

Heaven alzò gli occhi al cielo. Quella donna non avrebbe mai imparato il suo nome. Ignorò i continui richiami della donna e si diresse al bancone della stiratura dove l'attendevano decine e decine di capi stropicciati.

-Se fossi arrivata in orario, sapresti che tocca a Melissa stirare stamattina!- la rimproverò Mrs Barker, inforcando gli occhiali dalle spesse lenti quasi opache.

L'anziana megera aveva da molto superato l'età pensionabile ma si ostinava a perseguitare Heaven e le povere ragazze che poche volte alla settimana passavano a darle una mano. Non vedeva ad un palmo dal suo grosso naso e molto spesso confondeva una macchia su un pantalone da una sui suoi occhiali, costringendole a rilavare l'indumento.

-D'accordo, qual è il mio compito?- disse la giovane sospirando.

-Farai le consegne. Andrai da... accidenti! Dove ho messo quel foglio?- si grattò la voluminosa chioma bianca e scomparve dietro la scrivania. Riapparve parecchi minuti più tardi con un pezzetto di carta fra le dita.

-Sophia Hookes è venuta a trovarmi la settimana scorsa e mi ha lasciato un intero guardaroba da lavare e stirare perfettamente. Senza di te è stato un lavoraccio, perciò il minimo che tu possa fare è provvedere a recapitare la merce direttamente a casa sua. Ecco, qua hai l'indirizzo. Non puoi sbagliare-

Afferrò il grosso pacco di Mrs Hookes, lo caricò sulla bici e sfrecciò via per le strade affollate di Londra. Sorpassò un gruppo di ragazzini divertiti, sfiorò le buste colme di spesa di un'affaccendata quarantenne, attese paziente ai semafori. Nonostante il motivo della sua passeggiata escludesse categoricamente il godersi l'aria fresca della città, era sempre un piacere allontanarsi dai puzzolenti detersivi e smacchiatori. Diede una veloce sbirciata al post-it di Mrs Barker e svoltò violentemente l'angolo che portava alla dimora degli Hookes.

-Strano- si disse - non pensavo abitasse qualcuno da queste parti-

Accostò la bici al marciapiede e si addentrò nella luminosa villetta. Suonò il campanello in perfetto stile gotico, raffigurante Cerbero, e attese.

Un ragazzo dallo sguardo gelido e magnetico spalancò l'uscio con forza, costringendo Heaven ad arretrare di qualche passo. Un ciuffo di capelli nerissimi gli ricadeva sugli occhi che lui si affrettò a togliere con le dita della mano candida e curata, un leggero accenno di barba tracciava il contorno delle sue labbra rosee e carnose. Heaven si beò di quella visione, fissando ogni dettaglio del ragazzo nella sua mente temendo quasi di dimenticarlo. Si stava comportando come una ragazzina in balia degli ormoni, ne era pienamente consapevole, ma c'era qualcosa in quel ragazzo che la attraeva e plasmava in lei uno strano desiderio.

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