2. Librum Humanae

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Bianco era il colore predominante in quell'immensa distesa che circondava il corpo di Nefarius. Tentò più volte di stringere gli occhi e distinguere qualcosa di concreto, ma quel luogo opalescente non aveva materia alcuna al suo interno. Sapeva di trovarsi in uno dei suoi bizzarri sogni, tuttavia la luce eterea che lo baciava costantemente era cosa più che insolita. La risata lontana di una ragazza echeggiò attraverso le infinite pareti bianche. Come una falena inseguiva la luce, Nefarius si trovò ben presto a inseguire quella melodia senza volto.

Lei gli stava sorridendo ai piedi di un maestoso salice dai fiori pallidi, l'unica traccia di colore in mezzo la nulla. Il lungo vestito color del mare le accarezzava il corpo agile e snello e i lunghi capelli color dell'oro splendevano di luce propria. L'angelo correva, danzava e intonava una melodia che solo i suoi orecchi potevano captare. Nefarius si mosse inconsapevolmente verso di lei, chiedendole un silenzioso permesso a ballare insieme. La creatura bellissima sorrise, accettando l'invito. Si muovevano sinuosi attorno all'albero, in una coreografia celeste che nessuno dei due aveva mai studiato. Gli intensi occhi turchini della dea incrociarono il gelido ghiaccio negli occhi del principe.

La danza si interruppe e Nefarius fu colpito da una serie di raccapriccianti dettagli: una serie di lunghi fili collegava ogni angolo del corpo della giovane, ad un paio di mostruose mani.

Guardò un'ultima volta il corpo della preziosa creatura che perse ogni granello di luce, eclissandosi e svanendo.

Le possenti fauci del Re degli Inferi produssero un profondo ghigno.

-Cos'avete fatto, Padre?- urlò Nefarius.

-Lo sbaglio commesso in passato, nel passato resterà. Il futuro prossimo, un simile evento mai conoscerà-

Scomparve, e con egli anche il luogo etereo che Nefarius aveva brevemente visitato. Davanti alle iridi umide del principe, la sua stanza stava lentamente prendendo forma.

Suo padre si era nuovamente intrufolato in uno dei suoi sogni. Solitamente inscenava uno dei suoi sadici giochi con alcune anime dannate; altre volte lo conduceva nei posti più sperduti dell'Inferno e gli insegnava a controllare gli oscuri poteri di cui era dotato. Ma stavolta Satana aveva deciso di torturare lui.

Forse lo stava mettendo alla prova. Forse voleva renderlo oniricamente più forte.

Nefarius abbassò il capo e si coprì con i palmi delle mani. Perché quel sogno lo stava turbando così tanto? E, cosa più importante, chi era quella ragazza?

C'era una sola persona in grado di aiutare Nefarius a trovare le risposte che cercava.

Conosceva Saul da quando era un piccolo esserino fra le mani di suo padre. Saul lo aveva accudito, lo aveva cresciuto e lo aveva affascinato con storie e racconti di cui ancora ignorava provenienza e veridicità.

Un vecchietto ricurvo consumato dall'infinità del tempo infernale, postava su di sé il peso di una storia colma di tristezza e illusioni.

Nefarius sapeva ben poco della sua esistenza sulla Terra in Superficie, se non frammentari momenti raccontati dallo stesso Saul che con maestria si era divertito a rimettere in ordine.

L'Altissimo Rivale aveva affidato a lui una missione di importanza suprema. Egli da giovane era dedito alla magia, ai rimedi di oscura natura e alla traduzione di testi in varie lingue. Qualità che lo facevano differire dai numerosi ciarlatani dell'epoca.

Satana si era presentato a lui nelle vesti di un povero mendicante.

-Ti svelerò uno dei miei più oscuri segreti- gli aveva promesso -e ti farò diventare re indiscusso degli umani. Devi solo dirmi cosa ti rende così speciale agli occhi del Cielo-

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