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La sua vita in Italia non la soddisfaceva più. 
Aveva bisogno di nuovi stimoli, di essere messa nuovamente alla prova.

Alina era cresciuta in una piccola città di provincia circondata da montagne maestose e fiumi scintillanti, è sempre stata una giovane sognatrice, con gli occhi pieni di curiosità e una mente che correva verso mondi lontani.
Quando era piccola e camminava lungo le strade familiari, sentiva un desiderio ardente di cambiare vita e di scoprire cosa ci fosse oltre l'orizzonte. 
Una volta finito il liceo linguistico, si buttò nella professione della cura dell'immagine: era una parrucchiera, ed era anche in gamba.

Modestamente, il suo curriculum era bello pieno: all'inizio ha frequentato una scuola di parrucchiera e di estetica, poi l'accademia a Bologna, i vari corsi di acconciature e tecniche di colorazione con la Revlon, Mounir, Wella, ha partecipato organizzando vari Cosmoprof, è stata dietro le quinte di Sanremo, sfilate di moda e varie presentazioni a Milano, Londra, Parigi e ultimamente anche New York e Dubai.

La vita frenetica e sempre di corsa faceva per lei: così non aveva tempo per pensare o per provare una qualsiasi emozione umana.
I capelli erano la sua religione: si svegliava, guardava i vari social - i suoi feed ovviamente erano pieni zeppi di nuove tecniche, colori, tagli, acconciature, prodotti, pettini, piastre e tutte le attrezzature che si inventano giorno dopo giorno. Dopodiché si alzava, si preparava e scendeva a lavorare; staccava dal lavoro,  faceva spesa, e tornava a guardare i video sui capelli o si concedeva qualche video su youtube; coreografie, sfilate o semplici video delle canzoni dove notava le nuove tendenze, stili, caratteri.
Era un'ossessione.
Poi di nuovo doccia, pigiama e mangiava e beveva e beveva.
"Non direi che ho un problema con l'alcol, mi piace berlo, mi piace essere anche un pochino sbronza, però essere ubriaca fradicia non fa per me." era la sua tipica frase che diceva solitamente al terzo shot a suo fratello Christopher, per rassicurarlo. Sicuramente non gli servivano altri problemi, aveva da poco vinto una gara culinaria nella frenetica Londra e stava allargando il suo ristorante. Già da prima, era conosciuto non solo per la sua abilità in cucina, ma anche per la sua straordinaria capacità di mescolare sapori provenienti da tutto il mondo. Le sue creazioni culinarie erano celebri e i clienti facevano la fila per assaporare i suoi piatti, e adesso il successo era più che mai ingestibile. Ha sempre avuto una grande creatività e gli piaceva osare - forse una caratteristica di famiglia. Ogni volta che tornava al suo ristorante, portava con sé una nuova ispirazione, e così si immergeva nel suo lavoro, creando piatti che erano vere e proprie opere d'arte. Collocato nel cuore di Notting Hill, il ristorante era animato dalla comunità, e poco a poco anche dalla regione e si stava estendendo a macchia d'olio il "Global Palate".

 Nonostante fosse contentissima per suo fratello, ne era genuinamente invidiosa: era più piccolo di lei e già aveva trovato il suo posto al mondo e la sua ispirazione. 
 

Lo scopo della sua vita era quello di arrivare al punto in cui i capelli non avevano più alcun segreto per lei. Quando si ossessionava ad una cosa, doveva avere il quadro completo.
Era il suo modo per sfuggire all' insoddisfazione generale che provava verso la vita.
Non capiva questa contraddizione: aveva un'ambizione, eppure la vita non aveva cambiato il suo sapore insipido. 
E si versò un altro shottino di vodka.

"Essere sbronzi ti dona quella sensazione di felicità assurda, come se potessi conquistare il mondo o diventare una specie di nuovo Dio."


Aveva una decina di testine nella stanza "degli ospiti": le sere in cui tornava con ancora qualche batteria di energia, sperimentava nuove tecniche e acconciature. Era sempre stata brava ad apprendere subito; aveva un cervello che funzionava velocemente nel capire gli schemi e raramente si stancava mentalmente - però all'inizio la manualità non era il suo forte.
Quindi le è rimasta negli anni questa fissa di doversi sempre esercitare con quelle mani incapaci
Dopo essersi autodistrutta va a dormire e ricomincia ogni giorno così - almeno nella "bassa stagione", nell'alta, invece, seguiva il suo capo dietro ogni evento moda, estetico, qualsiasi opportunità le si presenti. Era il suo braccio destro da 2 anni ed è solo grazie a lei che era cresciuta professionalmente. 


La sveglia del telefono suonò e lo spense prontamente. Con un occhio guardò l'ora: 7:00, perciò era solo la settima delle undici totali. Decise però che si sarebbe alzata adesso; ieri nel treno aveva pensato di dover cambiare e oggi doveva farlo.
 
L'impulsività era la sua forza motrice. 

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