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Se n'era uscita da quell'appartamento sbattendo la porta più forte che poteva.
Scese tutte le scale a piedi di corsa e al pianterreno si asciugò quelle lacrime che erano scese per la frustrazione. 
"Ma che cazzo di problemi ha?!" urlò. Guardò in alto verso il soffitto e si mise la braccia sui fianchi.
"Non ho problemi di rabbia." concluse chiudendo gli occhi.
"Alina?"
"Han! Cazzo che infarto!" disse dopo aver saltato per la sorpresa.
"Scusami non volevo spaventarti." disse impacciato.
"No macché.... MA TU CHE CI FAI QUI? Ti abbiamo appena rimboccato le coperte!"
"Beh è passata un'oretta no? E comunque avevo sete" disse indicando con il viso il distributore automatico "e non volevo interrompervi.." disse dopo un po' di pausa lasciandole intendere che li aveva visti "quindi sono uscito fuori per le scale di sicurezza" disse ancora mezzo brillo.
"Per lasciarci un po' di privacy sei uscito fuori dalla finestra per le scale?" chiese lei riorganizzando i suoi pensieri massaggiandosi le tempie.
"Sì..." disse lui ancora più confuso di lei.
Scoppiarono a ridere.
"Han.... e se cadevi? Ma è mai possibile che in otto non fate un cervello buono?"
La guardò senza risponderle... per la prima volta lui non sapeva che dire.
"Che mix di emozioni oggi!" disse lei rimettendosi i capelli dietro l'orecchio.
"Stai andando via.. di già?" chiese lui mezzo imbarazzato, finalmente.
"Beh il tuo leader è una testa di cazzo"
Han sgranò gli occhi "Non dirmi che ti ha rifiutata!" disse sorpreso cercando di capire qualcosa.
"Potresti non rinfacciarmelo?" disse lei rimproverandolo.
"Oddio scusami" disse agitando le mani in aria "io non l'avrei mai fatto!" disse rimanendo ancora più scioccato di quello che è uscito dalla sua bocca, seguito da lei.
"No aspetta! Quando sono agitato dico un sacco di fesserie! E in più ho l'alcol in corpo!" 
Si guardarono impacciatamente dopo questi pochi secondi in cui Han aveva praticamente fatto tutto da solo. 
Alina si sentì andare le guance in fiamme, seguite dallo stomaco... Possibile che due lusinghe in croce le facessero quell'effetto? Oppure è stato quel rifiuto a renderla così vulnerabile? 
"Non essere così gentile con me, pasticcino. Potrei divorarti."
"Se sei tu va bene..." disse con grande nonchalance mentre avvicinava la bottiglietta d'acqua alle sue labbra secche, senza staccarle gli occhi di dosso.
"Dovresti usare un burrocacao." gli disse persa a guardarlo in viso, quasi incantata.
La sua pelle color miele s'intonava con i suoi occhi marroni, così scuri e così profondi, era tutto luminoso e ben curato.
"Questa è la prova per cui ho fatto bene a non usarlo?" 
Lo guardò interrogativa non capendo  nulla.
"Beh, così ti sei soffermata a guardarle. O devo cogliere l'occasione per mettermelo e lasciartelo assaggiare, noona?" Alina si chiese mentalmente da dove lui avesse preso tutta questa confidenza, era così sicuro di sé all'improvviso. Poco fa si era imbarazzato e adesso è così sfacciato.
"Facciamo un gioco, allora." gli rispose dopo che ha ingoiato la saliva e messo un attimo a mada le interiora sbarazzine. "Ce l'hai in tasca uno?"
"Sì, un paio in realtà."
"Oh, meglio. Che gusto?"
"Uno al cocco, l'altro all'amarena." le rispose ubbidiente. 
"Se il primo che estrai è quello all'amarena, ci baceremo." disse provocante.
Si guardarono negli occhi incatenandosi gli sguardi a vicenda.
"E se sapessi distinguerli nella mia tasca?"
"Sarò sorpresa in qualsiasi circostanza."
Nessuno dei due ha tolto mai gli occhi da quelli dell'altro, come se non si potesse fare mentre facevano un passo verso l'altro.
"Vai, Han..."
Quest'ultimo ha messo la mano destra in tasca, e mischiandola, estrasse finalmente il burrocacao:
"Non ci credo!" rise Alina. "Non è la mia serata." amareggiata.
"Non è la nostra serata." si grattò dietro la nuca Han chiudendo gli occhi. "E' meglio che risalgo... suppongo sai già come uscire."
"Sì, l'uscita sta là " disse indicandola "e non c'è bisogno del pin." 
"Sono le 3:30." Osservò Han sull'orologio digitale vicino all'uscita.
"Beh, abbiamo fatto un sacco di cose, no? Ci sta che si è fatto tardi." 
"Ti accompagno."
"Cosa?" chiese perplessa ed incredula "E se ci sono i paparazzi in giro? O qualche fan strano? Non è meglio che risali, come avevi detto?
"Andiamo." disse senza sentir ragioni.
"Oi! Rispondimi! Anzi, ragiona un attimo!" cercò di parlare Alina allargando le mani e le braccia, come se gesticolando spiegasse meglio il concetto, ma Han afferrò una delle sue stringendola delicatamente e aggiunse: 
"Andiamo, non ti lascio tornare a casa da sola, a quest'ora." la sua risolutezza non stonò col suo carattere immaturo nonostante la contraddizione. La ragazza sentì un lieve tepore interno, si sentì grata e intenerita.
"Andiamo, allora. Grazie." gli sorrise e, ancora mano nella mano andarono verso la porta dove si staccarono la mano così Han ha potuto mettere la mascherina.
[...] nella metro c'erano pochi posti occupati, data l'ora, quindi entrambi si sono seduti.
"Scusami, Han. Sono esausta." gli disse prima di appoggiare la sua testa sulla sua spalla. La sentì irrigidirsi un poco e poi si è rilassato anche lui. 
Nonostante fosse un viaggio di circa 15 minuti, iniziava a sentire le sue palpebre sempre più pesanti sebbene lottava con se stessa per non addormentarsi. 
Ad un certo punto le era sembrato che anche Han avesse appoggiato la sua testa sulla sua, ma si alzarono entrambi al suono di una fermata per cui non ne ha avuto l'assoluta certezza.
"Han, non pagare per un altro biglietto della metro... non uscire da qua ma torna direttamente indietro.. casa mia è qui vicino, ti ho recato già abbastanza disturbo." disse con una voce assonnata.
"Non mi hai chiesto tu di farlo, e poi proprio perché siamo lontani dal centro voglio accompagnarti."
"Guarda che non sono così indifesa come può sembrarti..."
"Lo so, ma è un piacere per me. Andiamo, adesso devi guidarmi tu." disse con una voce che non ammetteva alcuna contraddizione.
"Allora andiamo!" disse sorridente mentre lo prendeva a braccetto, accettando la sua offerta, felice.
"Non hai ancora le batterie scariche?" chiese lui 
"No!" gridò lei compiaciuta, nonostante le avesse da ore.
Il suo b&b si trovava verso la periferia; quando lo prenotò dall'Italia non sapeva per quanto tempo ci sarebbe stata per cui optò per le scelte più economiche. Allontanandosi sempre di più dal centro, la periferia di Seoul nella notte fonda acquista un'atmosfera quasi surreale, con le luci dei negozi e dei ristoranti che si affievoliscono, lasciando spazio a un silenzio avvolgente. Alcuni bar e karaoke ancora aperti emanano musica leggera, mentre le strade, in gran parte deserte, rivelano il loro carattere quasi mistico. Le ombre degli edifici moderni si stagliano sulla pavimentazione, e sporadici gruppi di persone tornano a casa, immersi in conversazioni sussurrate. I mercati notturni chiudono gradualmente le loro attività, mentre l'aria fresca della notte porta con sé l'eco dei ricordi della giornata appena vissuta. Tutto questo panorama evoca una sensazione di tranquillità, dove il ritmo frenetico della vita cittadina si placa, lasciando spazio a un momento di riflessione e calma.
"Han, mi è venuta una cosa in mente.. non so se lo sai, però voglio chiedertelo."
"Vai." 
Camminavano sempre a braccetto a passi lenti, come se entrambi fossero in trance e volessero che non finisse più questo momento.
"Seungmin mi ha detto una cosa molto strana... stavamo parlando di qualcosa e ha detto che in giro si sa che io e Hyunjin siamo amici. Pensandoci, effettivamente lui è l'unico che non si è mai presentato a me però mi parla"
"Non ti ricordi gli amici che ti fai?" chiese non capendo Han.
"No, scemo. Ti sto dicendo da dove sbuca questa cosa se non conoscevo nessuno di voi circa una settimana fa. Cioè, almeno personalmente."
"Davvero?"
"Sì?" chiese ovvia.
"Indagherò e ti farò sapere."
Gli sorrise grata.
Camminarono lentamente, godendosi la compagnia l'un dell'altro. 
Nessuno dei due disse nulla sul fatto che avessero sbagliato fermata.
Forse nessuno dei due voleva che l'altro se ne accorgesse
"Ecco qua, questo è il b&b dove continuo a soggiornare." 
"Ok, cercherò di ricordare." guardò curioso tutt'intorno.
"Lo farai davvero?"
"Cercherò." risero entrambi e poi percepirono l'aria farsi pesante. "Stai ancora cercando casa?"
"In realtà non ho ancora iniziato.."
"Ma come, scusa? E perché?
"Beh, in realtà non ho scusanti.. presumo mancanza di tempo .."
"Mancanza di tempo?"
"E quando ho tempo non ho voglia.." concluse pensierosa.
"Sicura che vuoi restare a Seoul?"
"Sicurissima!" rispose velocissima Alina.
Si guardarono negli occhi e Han le sembrò sollevato.
"Vuoi entrare?" gli chiese guardando per terra, leggermente imbarazzata, ricordandosi anche la scena del burrocacao prima. Non aveva intenzioni spinte ma adesso si sentiva più vulnerabile a causa dell'abbassamento del livello alcolico e dal fatto che hanno camminato a braccetto vicinissimi per tutto il tempo, come tue fidanzatini. Si sentì tranquilla e protetta.
"Nono, grazie.. magari un'altra volta.." rispose grattandosi la nuca. "Allora buonanotte, Alina."
Gli diede un bacio sulla guancia, che fu contornato dalle prima luci dell'alba.
Alle loro spalle c'era un quadro incantevole, con il cielo che si tingeva di sfumature rosa e arancioni mentre il sole iniziava a sorgere all'orizzonte. I contorni degli edifici moderni e delle tradizionali strutture si delineavano in modo affascinante, creando un contrasto suggestivo contro il cielo luminoso. La città si svegliava lentamente; i primi venditori ambulanti preparano i loro chioschi, e i caffè iniziano a servire tazze di caffè caldo a coloro che si apprestano a iniziare la giornata. I suoni del traffico che aumentava gradualmente e il vociare dei passanti si mescolano all'aria fresca del mattino, dando vita a un'atmosfera di nuova energia e possibilità. 
Si sorpreso che in questo tragitto avevano trascorso quasi un paio d'ore.
"Buonanotte, Jisung. Grazie infinite.. O meglio, buongiorno.." sussurrò, dopodiché lei entrò dentro casa e lui la salutò  con un sorriso e con la mano per l'ultima volta girandosi verso le scale. 
Lui corse via poi per la troppa adrenalina che gli era salita e lei si lasciò abbassare per terra contro la porta, con le labbra schiuse.
"Sono così affamata di affetto che mi basta così poco per sentirmi così facilmente influenzabile?" si chiese mentre sbattè la testa contro la porta all'indietro. 
Dopodiché si alzò e per tutto il tempo della doccia una domanda si ripeteva nella sua testa.
"Ma che sta succedendo?".
Mentre cercava le risposte che non le sarebbero arrivate lì, pregò che Han non abbia avuto impegni oggi siccome non ha dormito molto per colpa sua.. Ma soprattutto che sia arrivato a destinazione.
Per un attimo le attraversò il pensiero di chiedere loro i loro numeri, per evitare queste preoccupazioni, ma poi realizzò che raramente poi ne avrebbe avuto bisogno.
Purtroppo non era certa che si sarebbe mai ripetuta una loro uscita..
E se la prossima volta avrebbero voluto chiarire il loro rapporto e mettere paletti e diventare solo colleghi? O meglio, solo suoi clienti?.
Decise di pensarci a mente riposata, adesso era troppo fuori uso.

Finalmente, si coricò nel letto, dopo una lunga giornata piena di impegni e stanchezza. Il materasso cedette sotto il peso del suo corpo, e il calore del mattino l'avvolse in un abbraccio confortevole. Chiudendo gli occhi, respirò profondamente, lasciando andare le preoccupazioni e i pensieri, mentre la sua mente iniziò a vagare verso sogni sereni e riposanti. In quel momento, il mondo esterno svanì e s'addormentò.

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