III

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E' tutto enorme. E' un edificio che mi mette pressione. Senza entrarci ancora. 
"Porco cazzo" esclamò. 
Le veniva da vomitare. 
L'occasione della sua vita. Davanti a lei. Oggi.

Aspettava Mok da ormai mezz'ora, ma era lei in abbondante anticipo. Praticamente aveva dormito un paio d'ore.

L'edificio è caratterizzato da un design elegante e contemporaneo, presenta una facciata in vetro trasparente che riflette la luce, creando un'impressione di apertura e innovazione. Aveva visto di edifici più grandi, ma per l'ansia che provava questo edificio sembrava grattare il cielo.

Continuava a sbuffare per calmarsi, faceva avanti e indietro e nei vetri degli edifici a fianco si specchiava e ogni volta vedeva sempre più difetti in sé. 
"ma tutto sommato non sono così brava, sarò un'incapace per come sono ridotta." sospirò sull'orlo delle lacrime, tremava tutta. Era così tremante che sentiva freddo, molto freddo.
E c'erano 18°C appena mattina.
Si ripeteva di doversi calmare perché, nonostante all'inizio fosse stata mezza raccomandata, poi per quasi cinque mesi ha dato tutta sé stessa per meritarsi questo incarico. Non era il suo primo lavoro, non doveva lavorare in uno sgabuzzino avendo dieci minuti per ogni modella due minuti una dall'altra, ma era ridotta malissimo, le stava salendo anche la nausea.
Ne ha viste di sfilate, ne ha fatte di modelle e di clienti, ma niente. Non voleva capacitarsi di calmare. 
"Dio santissimo!" sbrattò a voce alta, facendo girare qualcuno. Ignorò le occhiatacce, fece un lungo sospiro.
Paradossalmente fino ad oggi non si era mai sentita così viva. Non ha mai avuto tanta ansia, ci teneva oltre ogni immaginazione a questo lavoro. Doveva dare come sempre il massimo, anzi ancora di più.
Sospirò di nuovo. 
"Calma." si girò su sé stessa di nuovo e si diresse verso l'entrata; Mok sarebbe dovuto essere lì tra cinque minuti in teoria, ma conoscendolo, ne aveva dieci. 
Prese il telefono per rivedere le immagini dei costumi dello show di oggi, guardò le foto degli accessori, sfogliava così tanto da farai venire un tic al pollice.
La sua gamba tremava così tanto che sembrava avesse una vita propria e anche la mano aveva deciso di battere sul ginocchio della stessa gamba, sembravano andare ad un ritmo di esaurimento tutto loro. Respirava profondamente e la nausea sembrava leggermente passata; non poteva rimanere troppo a lungo da sola senza fare niente.

"Di nuovo tu?" sentì qualcuno fermarsi qualche passo più in là.
Guardò davanti a sé, c'era un ragazzo che sicuramente parlava con lei. 
"Scusa?" chiese non riconoscendolo, anche se era già pronta a sbraitare per quel tono che aveva usato per lei.
"Non sei ubriaca oggi?" rise. 
Al che ebbe un'illuminazione.
"Ah ma sei quel tipo strano di quella notte!" rispose guardandolo meglio e avvicinandosi con le braccia appoggiate sui fianchi, con quasi un tono accusatorio. Voleva delle risposte.
La guardò scioccato.
"Tizio strano?" ripeté non essendo convinto indicandosi
"Sì! Sei tu! riconosco il cappello verde fluo! Sai io volevo essere solo gentile quella sera, eh!" disse indicandolo con dito sempre molto incredulo.
"Riconosci... il cappello?" si indicò il cappello. Le sembrò molto scemo per queste sue reazioni ma al contempo pensò di essere scema lei.
"Sei tu, cioè eri tu, davanti al bar, vero? Hai il cappello verde fluo .. va be' la mascherina ovviamente è diversa.." si ricompose.

Ho sbagliato a capire io? Ma è stato lui per primo a farmi intendere chi era. Insomma, quante volte mi sono vista con qualcuno da ubriaca? Ho capito male io?

"Quindi.. davvero non mi hai riconosciuto quella sera..?" sembrò dispiaciuto. " Mi dispiace per come ho reagito. " s'inchinò un pochino.
Ma perché avrei dovuto riconoscerlo quella sera se era la prima volta che ci siamo visti?
"Ah, ma no non preoccuparti! Grazie a te di nuovo e scusami. Se vuoi come ringraziamento ti offro ancora il drink, eh!" si inchinò leggermente a sua volta, cercando di scherzare per alleggerire il suo imbarazzo, non capendo nemmeno perché si sentisse così né cosa volesse il tipo. 
"Che ci fai qui?" continuò il ragazzo misterioso
"Ci lavorerò. E tu?" disse fiera di sé stessa.
"Ci lavorerai?" le domandò stupito.
"Sì, come parrucchiera." specificò. Indicandosi la faccia e alzando gli occhi al cielo.
Non ero un granché né avevo chissà quale talento, né volevo essere famosa, quindi non potevo essere un'idol, cosa s'aspettava?
"Per chi?" continuò il suo interrogatorio.
"Ehm.. Kyu-bok.." cercò di essere vaga a questo giro. Non rispondeva a nessuna domanda o è una mia impressione? A me mille domande e lui non mi ha degnata nemmeno di una risposta.

"Buongiorno, Alina!"  salutò allegramente Mok con il suo caffè in mano.
"Buongiorno!" salutò a sua volta contemporaneamente al ragazzo col capello fluo.
"Buongiorno" disse con una voce seria al ragazzo. Poi, rivolgendosi a lei "Vedo che hai già conosciuto Lee Min Ho, Alina." disse con i denti stretti, non molto felice.
"Chi?!" disse mentre il suo cuore perse un battito. Quel Lee Min Ho? Degli Stray Kids? Avevo sentito parlare di loro, suono nuovi ma spaccano di brutto!
S'inchinò finalmente il tipo del cappello verde fluo. 
"Scusa se non mi ero ancora presentato." disse togliendosi il cappuccio, il cappello e la mascherina.
 Sì, quel Lee Min Ho.
Ma sono una frana, un'imbecille, un'idiota. - si insultò battendo il pugno contro la sua gamba.
"oh mio dio" disse tra sé e sé.
"Piacere assolutamente mio!" si abbassò ancora di più di prima quasi urlando. Era rossa sulle guance per il totale imbarazzo.
"Adesso possiamo entrare." disse Mok vedendo Kyu-bok all'entrata che si sbracciava per farli entrare. 
Alina si indirizzò molti insulti. Come poteva essere che non avevo riconosciuto Lee Know?
Mi piaceva pure esteticamente! 

Però tutto sommato era conciato come una spia: incappucciato, con la mascherina.. come potevo riconoscerlo se si mascherava appositamente? 
Poi non l'avevo mai visto dal vivo..
Era ancora più bello. 

Continuò con gli insulti. Non doveva nemmeno parlare con loro e l'aveva fatto per due volte! Non una, ma due!
Però... non lo sapevo e in più ha iniziato Minho, sempre.
E poi...  lui mi aveva vista ubriaca come non mai! Che vergogna...
Ricapitolando: il mio cliente mi aveva vista ubriaca, sbavata per le risate, quasi cadere, l'ho indicato e gli ho parlato informalmente, l'ho anche insultato, abbiamo conversato e la prima regola è non farlo.
Mi prenderei a schiaffi.

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