Capitolo 9

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Torno a casa, è tardissimo.

Ora sentirò le lamentele di mia madre.

Però sono contento di aver sorpreso Langa con un abbraccio, se lo meritava.

"Reki?!" sento urlare mia madre dalla cucina.

Eccola.

"Ciao, mamma" dico tranquillo, aprendo la porta della mia camera.

"No, no! Dove vai?! Vieni qui, dobbiamo parlare" la vedo arrivare verso di me, arrabbiatissima.

"Sì, scusami. Sono rimasto da Miya più del solito"

Se solo sapesse di più di Langa.

"Sono stufa di vederti sempre arrivare a casa tardi, hai capito?"

"Sì, mamma" faccio per chiudere la porta, ma lei la tiene aperta con la forza.

"Tu adesso non vai da nessuna parte, ok?" alza la voce.

"Dio mamma, lasciami stare!" urlo.

"Ho fatto la cena anche per te e come al solito la devo mettere via perché non so mai quando ci sei"

Vedo la mia sorellina più piccola piangere dietro mia madre.

Corre da Koyomi che la porta in camera sua per non farle sentire le urla.

"E non farla, piuttosto non mangio"

"Hai idea di che cosa stai dicendo? Lo sai quanto lavoro faccio? Voglio vedere che cosa succede in un giorno se non faccio niente in questa casa"

"Oddio, poverina" dico ironico.

"E per quanto riguarda Miya" fa un passo in avanti.

"Che vuoi da lui?"

"Sei sempre da questo ragazzo, ma cavolo, non hai altri amici? Prima di conoscerlo ne avevi molti, quando è arrivato lui, improvvisamente, sono scomparsi tutti"

"Non erano amici quelli che avevo" dico abbassando la testa.

"Da quando hai conosciuto Miya hai iniziato ad andare sullo skateboard, che per carità, è un tuo hobby e tutto quello che vuoi, ma tu lo sai che Miya è un personaggio strano e stando troppo vicino a lui stai cambiando anche tu!"

"Cosa?" alzo la testa arrabbiato.

"Sei sempre chiuso in camera a giocare ai tuoi giochi, non studi, prendi brutti voti, ti vesti sempre largo e non ti valorizzi e stai mangiando troppo"

Non dico niente.

"Non vedi che stai ingrassando? Perché non vai a fare sport veri?  Ti posso iscrivere a tutto quello che vuoi, ad esempio, guarda Langa: è vestito così elegante anche con una semplice camicia, fa sempre i compiti, è sempre ordinato e fa sport. È davvero un ragazzo affascinante"

"Non paragonarmi a qualcun altro" dico stringendo i pugni.

"A me dispiace che sei così, davvero. Mi dispiace che non riesci a farti altri amici. Sei sempre chiuso in camera e preferisci stare per giorni chiuso in casa piuttosto che uscire. Infatti ti sei trovato un amico uguale a te e adesso non ne uscirai più"

"Basta mamma, ho capito" la mia voce trema.

"Dici sempre così e poi non cambia niente. Vergognati!" chiude la porta della camera, sbattendola.

Appoggio a terra lo skateboard e mi butto sul letto.

Abbraccio il cuscino e metto la faccia contro esso.

Le mie lacrime cadono fino a bagnare il letto.

Mordo il cucino per non urlare.

Sento una forte pressione al petto, come se qualcuno stesse premendo.

eight thousand miles awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora