kiss it better, they say

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«Simò me spieghi che ce fai seduto per terra? E soprattutto perché stamo chiusi nel tuo bagno da mezz'ora?»

«Faccio in modo che non scappi, e perché sei una testa di cazzo Manuel.»

Simone sospira, disperato, con le spalle poggiate alla porta del bagno, mentre fissa l'amico seduto sul bordo della sua vasca, con una confezione di piselli surgelati poggiata in faccia.

Aveva fatto a botte con Matteo, di nuovo. Ne era uscito con un occhio nero, un livido viola sull'intera guancia sinistra, e un taglio al sopracciglio, vale a dire piuttosto male, per trattarsi solo di una rissa tra compagni di scuola.

Simone non riusciva ad immaginare alcun motivo che poteva aver portato l'altro a scagliarsi sul loro compagno con tanta aggressività. Non riesce a giustificare una tale irruenza, sebbene sappia quanto possa essere irritante Matteo.

Era andato al bagno, come faceva solitamente alle 11, tra la terza e la quarta ora di lezione, e al suo ritorno aveva trovato Manuel a terra, con Matteo sotto di lui; non ci era voluto molto prima di capire cosa stesse succedendo, e prima che lui accorresse per separarli, Manuel si era già allontanato, sussurrando a denti stretti, e con una rabbia negli occhi che non gli aveva mai visto, qualcosa nell'orecchio dell'altro.

Probabilmente Manuel aveva avuto davvero un ottimo motivo per reagire in quel modo, perché nel momento in cui il professore di italiano aveva chiesto loro se volessero parlare dell'accaduto, entrambi l'avevano liquidato con un deciso no.
Era evidente quindi che tutti desiderassero lasciarsi alle spalle quell'episodio.

Ma Simone ancora non sa il perché di tutto questo.

Manuel l'aveva pregato di portarlo a casa con sé, ed è per questo che si ritrovano nel bagno del più piccolo. Simone aveva acconsentito a "nasconderlo" da Anita ad una condizione: avrebbe lasciato che lui gli curasse le ferite, e se necessario, si sarebbe anche fatto visitare.

Più passa il tempo, più Simone vede quell'occhio diventare gonfio, meno si sente tranquillo. Sente l'ansia logorargli lo stomaco. È quello che succede quando vorresti prenderti i dolori di chi ami, eliminarne le sofferenze, ma poiché non può neanche esternare un briciolo della sua preoccupazione, inizia a fare domande, a parlare a raffica, viene semplicemente travolto dal panico.

«Manuel ma mi spieghi perché madonna?»

Glielo chiede a bassa voce, alzandosi dal pavimento dove era seduto, e passando una mano gentile su quell'enorme livido.
Lo sguardo sempre più preoccupato, triste. Sguardo che Manuel nota, e del quale non vorrebbe mai essere responsabile.

«Simò secondo me 'sti piselli non sò efficaci» dice allora allontanando la busta congelata, portandola sotto il naso dell'altro.

«Ce vuole qualcosa de più forte, del resto sò de ferro no? Damme qualcosa tipo spinaci!» prosegue con il tono di chi ha appena avuto l'idea del secolo e con un sorriso beffardo, ma non sembra divertire il suo interlocutore.

«Hai capito Simò? Ferro? Manuel Ferro»
insiste muovendogli la mano libera davanti al volto.

«Si si capisco Manuel, stavo solo cercando di capire se ci fai o ci sei.»

Manuel capisce che forse non è proprio il caso di fare lo spiritoso, soprattutto quando Simone torna al suo posto, a terra, accanto alla porta, con la stessa aria corrucciata di prima.

«Ma ti rendi conto che potevi romperti il naso? Uno zigomo? Qualcosa? Non lo so Manuel, ti rendi conto che devi smetterla altrimenti ti bocciano? Quando Manuel? Quando la smetterai di farti picchiare inutilmente?»

A Simone le parole escono istintivamente, non le controlla, e Manuel quasi rimpiange di non essere tornato a casa dalla madre. Avrebbe ricevuto la stessa ramanzina, ma almeno al suo sguardo deluso ci era abituato, a quello di Simone no.

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