Stealing our time ― II

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Con sommo stupore da parte di Manuel, le tre ore di trekking che li attendevano quella mattina passano velocemente. Non dovrebbe stupirsi molto però, perché sa bene che è la presenza di Simone ad alleggerire ogni cosa, soprattutto se quello che stanno facendo riesce a renderlo felice.

Approfittando del fatto che sia Dante che Anita risultano essere sempre qualche metro avanti ad entrambi, Manuel non perde occasione di prendere la mano dell'altro ogni qual volta ne ha voglia, di aggrapparsi al suo braccio più volte per non cadere - anche se non sta affatto rischiando di cadere - e di camminare tanto vicino a lui da poterne sentire il calore del corpo.

Simone naturalmente è ben consapevole di quanto sta accadendo, ma la sua unica reazione è sempre e solo un sorriso così grande da fargli male le guance.

*

Tra le cose che Manuel non ammetterà mai al suo professore c'è anche il fatto che percorrerebbe di nuovo quell'intero sentiero per arrivare ad un paesaggio del genere. Quello che si trovano di fronte è infatti un lago simile a quello su cui affaccia il loro rifugio, ma più grande, con montagne altissime a circondarlo e una fila di barche da noleggiare. L'acqua è talmente chiara che Manuel giura di riuscire a vederci il suo riflesso.

E quello che vede è un ragazzo che non ha più paura, che afferra il polso del suo migliore amico e lo trascina al chiosco del noleggio barche.

«Professò noi prendiamo 'na barca, ce se vede.»

Saluta distrattamente i due adulti prima di rivolgere uno sguardo al compagno.

«Pe te va bene Simò?» si ricorda di chiedere, anche se preso dall'euforia, ce lo porterebbe lo stesso Simone su quelle barche, in ogni caso.

Simone, con il polso ancora stretto fra le sue dita, è completamente rosso in viso, quindi cerca di concentrarsi su qualsiasi cosa che non sia il volto dell'altro.

«Certo Manu» risponde.

«Non è stato un problema farti da palo per la macchina, mi faccio problemi per una barca che non dobbiamo neanche rubare?» direbbe, ma non lo fa.

«Verrei pure all'inferno con te» pensa, ma non dice.

Si pente di quella scelta esattamente venti minuti dopo, quando si ritrovano al centro del lago, e non sanno più come tornare a riva, perché per qualche ragione, non sanno come far funzionare i remi in un modo semi decente. Non sa neanche come siano arrivati fin lì in realtà.

Tuttavia Manuel trova quella situazione estremamente esilarante e non esita a farglielo notare.

«Simò e rilassate, sembri 'na statua de marmo, un modo per tornare lo troviamo, al massimo ce la famo a nuoto no?»

«Ma ci sarai scemo Manuel? Abbiamo anche gli zaini? E io che ti do anche retta» finisce per parlare fra sé e sé, ma Manuel proprio non ci sta a non veder più quel sorriso che tutta la mattina aveva contemplato.

«Senti, fidati di Manuel tuo, questa è una bella cosa!» dice, e Simone quasi si strozza con la sua stessa saliva, per due ragioni - o forse principalmente una.
"Manuel tuo". Quante volte ha sognato di poter parlare dell'amico come "il suo Manuel" probabilmente lo sa solo Dio, e poi, non riesce a capire cosa ci sia di bello nel restare in mezzo ad un lago bloccati.

«Me fido me fido, ma che facciamo?» si arrende alla fine.

«Tanto per comincià, famo du' foto che c'è un panorama bellissimo. Smetti de preoccuparti Simo, e guardati intorno. È 'na meraviglia.»

Simone fa come gli viene detto, un po' perché non ha altra scelta, e un po' perché gli sembra davvero si essere piombato al centro di un quadro.
Un po' come quei dipinti in Harry Potter con i personaggi che si muovono, magici; anche se forse quella magia che sente è dovuta all'altro occupante della barca, ma ci penserà in un altro momento.

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