«Rispondi rispondi rispondi»
Manuel vaga per la casa, fissando il cellulare, sbattendoselo sulla mano sinistra come se agitarlo potesse far magicamente apparire il messaggio che sta aspettando. Ha l'espressione di qualcuno che attende un verdetto dal quale ne può dipendere la vita, sembra un uomo in attesa della sua condanna a morte; in realtà, sta solo aspettando che Simone gli scriva.
Da quando hanno iniziato a frequentarsi - o meglio, da quando Manuel si è proposto come "er ragazzo suo", hanno un tacito accordo: ogni sera, quando non sono insieme, il primo tra i due a mettersi a letto, deve inviare all'altro un messaggio.
A Manuel non è mai fregato nulla dei messaggi del buongiorno e della buonanotte, la verità è che li usa solo come un pretesto per assicurarsi che l'altro stia bene.
Sa di aver assunto un atteggiamento così iperprotettivo da essere al limite del ridicolo, ma non riesce ad evitarlo. È così da quando Simone è stato dimesso, e diventare il suo ragazzo gli ha consentito di avere una giustificazione per la sua preoccupazione, per cui quest'ansia, col tempo, è solo aumentata.Quella sera, sono le 21 e Manuel non riceve messaggi da quattro ore, precisamente da quando Simone l'ha informato di aver finito l'allenamento.
Dire che è sull'orlo di una crisi di nervi è un eufemismo, e di questo, se ne accorge anche sua madre.
«Manuel ma la smetti?»
«De fà che mà?»
«Di trattare Simone come un uovo fabergé Manuel!»Manuel le riserva uno sguardo eloquente, che chiede di ripetere quello che ha appena detto in parole note agli esseri umani.
«Un che cosa?» chiede infatti.
«Le uova fabergé, Manuel, sono - per farla molto, ma molto breve - delle uova d'oro estremamente preziose, create per la prima volta in Rus-»
«Accanna mà, ho capito, ma Simone, a differenza de 'sti ovetti che dici te, c'ha 'n cellulare, perché non lo usa?»
È più una domanda retorica che altro, dato che sta già cercando giacca e casco per andare personalmente ad accertarsi che l'altro sia ancora vivo, quasi come se villa Balestra fosse al centro di un conflitto a fuoco, o punto di interesse degli alieni pronti ad un rapimento.
Bussa alla porta d'ingresso trafelato facendo immediatamente preoccupare il suo professore.
«Manuel! Che ci fai qui? È successo qualcosa?» chiede subito, non perché sorpreso di vederlo lì, piuttosto perché nota la preoccupazione sul suo volto.
«Me lo dica lei professò, l'ovetto non risponde» risponde Manuel prima di collegare la bocca al cervello.
Per tutto il viaggio in moto ha pensato alla storia delle uova fabergé, e ha deciso che Simone, per lui, un po' rappresenta quello: una cosa estremamente preziosa, da maneggiare con cura e proteggere ad ogni costo.«Come scusa?»
Appunto.
«No niente. Simone, dov'è? Sta bene? Perché non me scrive? Non me risponde? Se sente male? Che è successo?»
Si accorge di star parlando senza neanche prendere fiato solo quando una mano si poggia sulla sua spalla e un sorriso - incredibilmente somigliante ad uno che lui tanto ama - si fa strada sul volto dell'uomo di fronte a lui.
«Manuel, calmati, respira! Simone sta semplicemente dormendo. È tornato stanchissimo dall'allenamento e non ha voluto neanche cenare, è corso subito a dormire.»
In quell'istante Manuel tira un sospiro di sollievo ma viene subito assalito dall'imbarazzo, perché si rende conto di essere piombato a casa del suo ragazzo, di sera, senza una ragione, nel panico che fosse successo qualcosa, e il fatto che il padre del suddetto ragazzo sia anche il suo professore di filosofia non fa che peggiorare la situazione.