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«beh, allora? Le prendiamo ste Jimmy Choo? Oddio hai una faccia!»

Mi incalza Iris, che mi aspettava piazzata dietro le tende per farsi raccontare tutto. Iris è la mia migliore amica, la mia coinquilina e la mia padrona di casa. Ed è il mio esatto contrario: bellissima, affermata talentuosa. Nel suo campo è considerata un astro nascente, è la nuova promessa (mantenuta) della fotografia di moda: una che quando si presenta in accademia a far lezione ha il pubblico adorante, e ha anche un sacco di follower su Instagram, il che nel suo campo non guasta. Ci siamo conosciute per caso da bambine, al parco: io giocavo da sola nella vasca delle palline e lei ci si è tuffata dentro, facendomi un occhio nero con una pedata, cosa che non manco mai di rinfacciare quando voglio farla sentire in colpa. Da allora siamo inseparabili e appena ne abbiamo avuto la possibilità abbiamo preso casa insieme. Ai primi anni di università io e di accademia lei, durante una ricerca di luoghi da fotografare ha trovato questo loft; i suoi genitori hanno investito in questo immobile parte dei loro risparmi e io pago semplicemente l'affitto. Lei che se ne intende lo ha definito un 'open space industriale', io che non ne capisco l'ho definito un capannone. Ci siamo divise gli spazi, ricavando oltre a due camere da letto, uno studio per lei e uno per me; il resto è tutto "open", come dice Iris. Dopo quasi un anno di lavori è diventato vivibile. Fosse stato un cantiere a cielo aperto,non mi sarebbe importato, ero una giovane studentessa universitaria che per la prima volta assaporava la libertà. Avrei dormito anche nel corridoio dello studentato, pur di uscire di casa.

«Iris, tu e tuoi annunci. Avrei dovuto promuovere del Gin nei locali, distribuire bicchierini e sorridere. Altro che "ricerchiamo professionisti ambiziosi". Ho un gran mal di testa, possiamo parlarne dopo?»

Iris non accetta quasi mai un no come risposta, mi saltella un po' intorno con fare insistente, ma poi si rassegna. Devo essere davvero messa male.

Tolgo solo le scarpe e la giacca, prendo due aspirine e mi butto a peso morto sul letto. Sono appena le 4 del pomeriggio, conto di fare un riposino ed essere operativa per l'happy hour: c'è un nuovo locale in centro che non ho ancora testato e in cui rigorosamente non berrò Gin Solar.

Pratica forense e tanti guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora