2 CAPITOLO-IL QUARTIERE

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La mia famiglia si stava lentamente rovinando portando, di conseguenza, anche alla demolizione di tutti noi. Dopo l'abbandono di mio padre il maschio alpha della famiglia divenne mio fratello maggiore, Giulio. Giulio non era il solito ragazzo, era difficile da capire, anzi, agli occhi di tutti risultava un cattivo fuori legge ma ai miei, un piccolo eroe che cercava con ogni sua forza di rendersi utile. Il suo radicale cambiamento da ragazzo dolce a stronzo senza pietà incominciò durante le medie quando alle prime offese e ai primi giudizi non riusciva a reprimere la propria rabbia al suo interno trasformandola quindi in pugni e calci.

Alle prime risse quindi si susseguirono i vari episodi di sfogo nei confronti di chi osava mancare di rispetto a lui o a noi. Una rabbia che solo lui e Dio potevano capire. Una rabbia che lo ha portato ad avere un rapporto molto limitato con nostra madre causato dalla vergogna che provava ogni volta che la sentiva piangere da sola di notte e dire "Cos'ho fatto di male per meritarmi tutto questo?".

Questo fu un imbarazzo che lo portò a stare più fuori che dentro a casa. A preferire compagne di gente che spendeva il loro tempo a fare il nulla più totale nei parchetti degli spacciatori e tornare a notte fonda ubriachi fradici. Fu proprio lì che lui e il suo gruppetto iniziarono a pensare al furto. Incominciarono prima con i piccoli furti di oggetti che valevano poco più di nulla, chi dentro ai negozi di vestiti e chi in piazza nei mercati, per poi cambiare totalmente prospettiva. Si domandavano ogni volta "E' conveniente rischiare di essere presi per pochi spiccioli o addirittura per dei vestiti?". Vi potete rispondere da soli.

Nonostante la mia giovane età, ricordo ancora il gruppo dei suoi vecchi amici, complici di ciò che lo porterà a rovinarsi per molto tempo. Stefano, Pietro, Mirko, Youssef e Ahmed. Erano loro la sua "famiglia" all'epoca. Un gruppo eterogeneo visto il luogo dove abitavamo che potrebbe essere definito benissimo come un bronx con la differenza che questo, per non essere scoperto dagli sbirri, era un quartiere tranquillo di giorno. Di notte, invece, si trasformava nell'inferno puro.

Ricordo ancora quando appena passate le sette di sera, mia madre mi prendeva in braccio, chiudeva a chiave tutte le porte e le finestre e alzava il volume della tv ad ogni sparo che veniva dato.                            Era una guerra tra tutti. C'erano neri, arabi ed italiani che si uccidevano in caso di tradimento o in caso anche solo un grammo di quella merda che vendevano veniva smarrita. Ricordo ancora i miei vicini di casa con il loro sorriso genuino e gentile nel vedermi arrivare camminando con le mie piccole gambine, non erano cattivi, niente affatto. Erano stati scaraventati dal destino in una vita di merda dalla quale difficilmente ne esci vivo poiché anche se riesci a scappare la tua mente ti riporta sempre ai momenti più cruciali che hai vissuto lì. Quindi la tua esistenza si trasforma in un insieme di ricordi, anzi, incubi che non ti lasciano e non ti lasceranno mai viver nella quiete che tanto cercavi.  Questo "vivere attaccato al passato" venne capito e formulato per la prima volta da un famoso scrittore italiano, Giovanni Verga.

Nel leggere i suoi romanzi rimasi molto colpita poiché nonostante abbia vissuto in un'epoca totalmente diversa dalla nostra, ha descritto in pieno come una piccola fetta della nostra generazione attuale, quella dimenticata, sta vivendo. C'è chi nasce ricco e tranquillo in famiglia e chi invece è destinato ad essere schiacciato dal destino e buttato all'interno di quella che lui definiva la "fiumana del progresso". Non sapete cos'è? Tranquilli, ve la spiego io.

La fiumana è una metafora che venne utilizzata per descrivere la situazione in cui alcune persone, guidate dal desiderio di accrescere economicamente e socialmente sé stessi, finiscono per rovinare l'intera società o famiglia. Se il bene materiale è ciò che trionfa, chi non ne possiede neanche uno è inevitabilmente destinato a soccombere a quella lotta disperata per la vita, dettata dal solo egoismo individuale.

Ora provo a trasportare questa metafora nel sobborgo della mia città per farvi capire al cento per cento quanto questo disperato poeta voleva spiegare.

Immaginate la povertà. Sì, è strano da dire ma fatelo. Ecco, per me la povertà incomincia ad esistere nel momento in cui nel vedere la tua famiglia e le persone che più ami morire di fame, non riesci e non puoi fare nulla. Sei lì impassibile che aspetti che arrivi un miracolo, ma già sai che quel giorno non giungerà mai.

Allora ti chiedi: "A cosa servo io? A cosa servo, se non riesco neanche a difendere o aiutare la mia famiglia. A cosa servo se non sono utile a nessuno". Ed ecco che inizi a provare un forte desiderio verso i soldi facili, perché chi dice che i soldi non fanno felicità non ha capito un cazzo della vita. Chi dice che per vivere bene bisogna solo essere felici, non ha mai provato la povertà. Mai. Tutto ciò che puoi avere con i soldi comporta la felicità, è tutto correlato e legato. Senza soldi non puoi avere la salute, una casa, dei vestiti. Senza salute non hai niente perché a quel punto per te è più conveniente smettere di vivere che rimanere bloccato in un girone di sofferenza infernale. Senza casa non puoi avere la tranquillità di fare ciò che vuoi e senza vestiti vieni visto come feccia dall'intera società.

Non potete negare che tutto ciò va a determinare l'importanza che ognuno di noi ha nella società e nel rapporto con gli altri ed è per questo che gli "scarti" come noi fanno di tutto per non esserlo. Di tutto.   Perché le persone qui preferiscono uccidere che essere uccisi; preferiscono rubare che essere derubati e combattono con tutte le loro forze per riuscire a vincere in questa disperata lotta dell'umanità.

Il giudizio che ho di queste persone non riesco a cambiarlo perché ne ho avuto la conferma quando all'età di diciassette anni racimolai tutto il mio coraggio e andai da uno di loro. Un ragazzo giovane seduto ad aspettare i clienti di voi sapete già cosa.

Andai dritta da lui e senza filtri gli chiesi senza giri di parole: "Perché lo fate? Perché non lavorare e fare i soldi in modo normale senza vivere nell'oscurità?". Inizialmente mi guardò sbalordito per la domanda che gli feci ma capii che nessuno prima di me provò a capire l'esigenza e la necessità di queste persone senza giudicarli. Quasi tutti nel vedere una persona di questo genere si spaventano pensando solo alla propria incolumità, ma loro? Pure loro sono persone che meritano di essere ascoltate ed aiutate.

"Hai mai provato quel sentimento in cui anche se cerchi di migliorare non riesci a staccarti dalla posizione attuale?" -mi rispose. Lo guardai per un po' e poi continuò:     "So che sembriamo i cattivi, lo so perché in fondo forse lo siamo o meglio, lo stiamo diventando. Ma tu prova a metterti nei panni di chi viene in un nuovo paese senza conoscere la lingua, senza conoscere nessuno che ti può offrire una mano per aiutarti. Vieni qui correndo il rischio di lasciare la tua vita in quelle acque del mare che sembrano infinite. Preferisci la tua morte che la sofferenza dei tuoi cari. Veniamo qui per migliorare, per crearci famiglia, per stare bene.. ma finiamo in questo ciclo che non finisce mai. Né di giorno né di notte."

A queste parole notai che i suoi occhi incominciarono a brillare perché forse si stava immaginando la vita che sempre sognava. Una casa, una macchina, dei bambini. Tutte cose che gli sono stati negati dal destino.  A quelle parole così sincere giurai di non osare mai più a giudicare alle apparenze, a giudicare un libro dalla copertina. In fondo se ci pensate anche i cattivi sono reduci del loro passato, nessuno nasce cattivo.

Da piccoli, infatti, siamo tutti piccoli angeli. Viviamo senza capire cosa effettivamente si stia facendo o stia succedendo, quindi voi pensate davvero che un bambino con un sorriso pieno di amore possa trasformarsi in un mostro da grande? No, impossibile.

Non è possibile perché tutti abbiamo un briciolo di umanità nel nostro cuore e anche se qualcuno potrebbe contestarmi, io ci voglio credere. Voglio credere che siamo ancora salvabili. Voglio credere che queste persone siano sincere e che è stato il destino a giocare il ruolo della puttana in questo caso.

Questo mio pensiero finì per sgretolarsi così come la mia speranza in quello che definisco mondo migliore, un mondo libero dall'odio..

GLI EMARGINATIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora